Domenica 16 maggio si è raggiunto il momento peggiore, fino ad oggi, – sic! – degli scontri tra Israele e Hamas. Circa 42 persone sono morte a Gaza dopo il singolo attacco aereo (35 attacchi in 20 minuti) più letale di Israele in una campagna di bombardamenti che ha ucciso almeno 197 persone – la maggior parte dei quali civili, compresi 58 bambini – secondo i funzionari palestinesi.
Gli scontri hanno avuto inizio la settimana scorsa, quando a seguito delle manifestazioni palestinesi in ricordo della Nakba (la commemorazione dello spostamento di centinaia di migliaia di palestinesi nel 1948) che hanno causato disordini a Parigi e a Gerusalemme, la polizia israeliana ha effettuato un raid nella moschea di Aqsa dal quale è scaturita la risposta violenta già nella sera di lunedì da parte di Hamas con il lancio di razzi artigianali (a causa del blocco militare) indiscriminati sulle città di Israele. Successivamente vi è stata la risposta altrettanto violenta dell’esercito israeliano attraverso bombardamenti e attacchi aerei, a cui hanno fatto seguito ulteriori lanci di razzi da parte di Hamas.
Venerdì mattina alcune fonti hanno riportato un attacco da parte delle forze di terra israeliane su Gaza. Un portavoce militare israeliano ha detto inizialmente “ci sono truppe di terra che attaccano a Gaza”, ma poi ha chiarito che le truppe israeliane non erano entrate nella striscia, suggerendo la possibilità di un fuoco di artiglieria dall’esterno.
Sabato, Israele ha fatto saltare in aria un edificio che ospitava gli uffici della Associated Press e di Al Jazeera, mentre Hamas ha sparato in totale quasi 3.000 razzi dalla Striscia di Gaza, uccidendo almeno 10 persone.
In mezzo alle crescenti critiche internazionali sugli attacchi aerei israeliani a Gaza, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha giurato che il paese continuerà la sua “campagna contro le organizzazioni terroristiche”. Ha poi aggiunto: “Vogliamo esigere un prezzo dall’aggressore, come in tutti i tipi di terrorismo. Per ristabilire la calma e la sicurezza e per ricostruire la deterrenza e la governance ci vorrà del tempo”.
Entrambe le parti stanno violando le leggi di guerra, hanno detto gli esperti intervistati dal New York Times, e i civili pagano un prezzo particolarmente alto. Per questo motivo domenica il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per discutere il conflitto in pubblico per la prima volta e richiedere il cessate il fuoco. Tuttavia, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione pubblica in merito (per la quale si necessita un consenso all’unanimità) e la Cina, Presidente di turno del Consiglio, ha accusato gli Stati Uniti di aver bloccato una bozza del Consiglio per chiedere la cessazione delle ostilità.
Dal canto suo, il segretario generale Antonio Guterres ha definito le attuali ostilità “estremamente spaventose” e si è detto preoccupato per la distruzione degli edifici dei media a Gaza, poiché “ai giornalisti deve essere consentito di lavorare senza paura e intimidazioni”.
Il Coordinatore speciale Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha riassunto così gli eventi degli ultimi giorni alla riunione del Consiglio di Sicurezza: “Dal 10 maggio Hamas e altri militanti hanno lanciato oltre 2900 razzi in Israele con 9 morti e 250 feriti. Le forze di difesa israeliane hanno lanciato oltre 950 attacchi a Gaza, uccidendo più di 100 agenti, 181 palestinesi, inclusi 52 bambini, e ferito 1200 persone”.
L’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e presso l’Onu, Gilad Erdan, ha invece puntato il dito contro il movimento palestinese di Hamas, reo di avere “premeditato” una guerra contro Israele e di stare utilizzando scudi umani. Mentre il ministro degli esteri palestinese Al Malki ha dichiarato che “Israele sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità, alcuni non vogliono usare queste parole, ma sanno che sono vere”.
Dunque le due parti continuano le ostilità anche verbali in seno al Consiglio di Sicurezza, il quale appare bloccato dall’intervenire attraverso un “cessate il fuoco” dagli Stati Uniti.
Antonio Guterres, continua comunque a condannare quanto accaduto e ha sperare in una risoluzione immediata delle ostilità: “Quest’ultimo ciclo di violenza perpetua i cicli di morte, distruzione e disperazione e spinge più lontano ogni speranza di coesistenza e pace. L’Onu sta attivamente coinvolgendo tutte le parti verso un cessate il fuoco immediato”.