“Tu nasci. Nei primi anni ’70, quando lui c’era già, da un bel po’, ma non è che a 1-2 anni tu possa gongolare ascoltando ‘Pollution’ o ‘Sulle corde di Aries’. Anche se – scoprirai – tua madre sta lavorando a Milano, e racconterà di un nasuto cantante siculo che, gentilmente, va al suo sportello postale per inviare delle musicassette”. Inizia con queste parole il ricordo di Franco Battiato nell’articolo di commiato che Enrico Faggiano, del sito di informazione musicale MusicMap, dedica alla morte del Maestro.
“Il colpo di fulmine arriva a fine anni ’70, quando tra una sigla di Goldrake e una di Heidi leggi di un tizio che canta ‘L’era del cinghiale bianco’ e tu, che come tutti i bambini sogna di avere in casa un dinosauro, ti chiedi se ‘sto cinghiale bianco sia stato prima o dopo l’era dei Tirannosauri e dei Diplodochi. Poi lo vedi nel 1982, quando con un megafono dice che c’è un ponte da cui sventola bandiera bianca, e ti sembra tanto strano: le tue compagne di classe hanno i primi orgasmi per Miguel Bosè, i tuoi compagni sognano Sophie Marceau, e tu non capisci cosa sia quel ‘Sentimento nuevo’ di cui Lui narra. Però capisci che qualcosa, in te, è cambiato.
Ne senti le interviste, dove non capisci se ci è o ci fa, ma soprattutto- scrive Faggiano- ti piace quello che canta. Uno, due, tre album. Quattro, cinque, dieci. Niente: passano gli anni, a fatica ne riesumi i precedenti lavori (e recuperare Fetus, senza ristampe, è un po’ diverso rispetto alla globalità attuale), e continua a piacerti tutto. Magari davanti ad alcuni affaticati egitti-prima-delle-sabbie rimani basito, ma va bene lo stesso. Poi decide di lasciare il pop e darsi all’opera. Anzi no, torna al pop, ma è tutta un’altra cosa, di livello superiore. Senti ‘E ti vengo a cercare’ e ti sollevi da terra. Senti ‘L’ombra della luce’ e decidi che quelle righe andranno sulla tua lapide, quando sarà. Senti ‘Caffè de la Paix’, che piace a pochi ma a te piace tantissimo”.
Continua l’articolo: “Trovi le ristampe degli anni ’70, e impazzisci. Passano gli anni ’90, quando arrivi anche a snobbare “La cura” perché quella è per tutti, ma vuoi mettere con “Da Oriente a Occidente”? Trovi anche i suoi primi lavori anni ’60, quando era roba estiva da Festivalbar, e ti piace pure quella. Arrivano gli anni 2000, 2010, e Lui c’è sempre. Non trovi una riga della sua opera che non ti aggradi, nulla. Anche se non sei un imbecille, e capisci che certi lavori più recenti, “Il vuoto” o simili, possono apparire ripetitivi. Ma è sempre lui, e ti va bene lo stesso. Poi scopri che sta male, e quando ascolti ‘Torneremo ancora’ pensi che non sia niente di clamoroso, ma sai benissimo che sarà l’ultima volta che sentirai la sua voce in un inedito, e allora la vedi, la senti, in tutta altra maniera. Poi scopri che non c’è più, ma vorresti urlare al mondo che è una fake news. Perché lui c’era, c’è stato e ci sarà sempre. E non perchè credeva nella reincarnazione (e chissà chi o cosa sarà il fortunato in cui Lui si reincarnerà), ma solo perché il suo transito terrestre è finito non è che tutto si spenga, anzi. E tu ringrazi- conclude Faggiano- perché potevi tu, o poteva lui, nascere in un’altra epoca, e non vi sareste incontrati. Invece no. Buon viaggio, Franco Battiato”.