Si chiamava Abubakar Shekau e dal 2009, dopo la morte del fondatore Mohammed Yusuf, aveva preso il controllo dell’organizzazione terroristica nota come Boko Haram. La morte sarebbe avvenuta lo scorso 18 maggio durante un conflitto con un altro gruppo terroristico rivale, l’ISWAP (l’IS dell’Africa occidentale). Shekau, secondo la ricostruzione offerta da Afp sulla base delle dichiarazioni rese proprio da ISWAP, si sarebbe fatto saltare in aria per evitare la cattura ad opera dei rivali jihadisti. Egli è tristemente noto per i rapimenti di donne e bambini effettuati da Boko Haram negli ultimi anni e orientati al reclutamento e alle morti per esplosione nei mercati. Tra questi si ricordano il famosissimo rapimento delle 270 studentesse di Chibok nel 2014 e i più recenti di Jibiya, circa un mese fa (40 fedeli prelevati dalla moschea durante le preghiere del Ramadan), e di Tegina, solo pochi giorni fa.
Quest’ultimo caso è finito sotto i riflettori occidentali poiché ha riguardato il sequestro di ben 136 bambini studenti di una scuola coranica, Salihu Tanko, in una regione come quella del Niger (lo Stato nella Nigeria centrale, non il Paese) poco interessata dalle azioni di Boko Haram. L’attacco ha seguito il solito copione dell’organizzazione: irruzione a bordo di biciclette, raffiche di spari (una persona è rimasta uccisa e una ferita), cattura dei bambini. Dei 200 minori, alcuni sono riusciti a fuggire, i più piccoli (11) tra i 4 e i 12 anni sono stati rilasciati poche ore dopo perché “troppo piccoli per poter camminare” (secondo le Autorità nigeriane), degli altri 136 e di 3 insegnanti non vi è più traccia. L’unica notizia “sicura” è quella di una telefonata fatta dai rapitori al preside dell’istituto scolastico con una richiesta di riscatto (secondo quanto riportato da BBC). Intanto il Governato dello Stato del Niger ha ordinato alle agenzie di sicurezza di riportare i bambini il prima possibile.
La particolarità di questo rapimento è che è avvenuto il giorno dopo il rilascio di 14 studenti rapiti nello Stato di Kaduna (nord della Nigeria, una zona “abituata” alle offensive di Boko Haram). Questi studenti erano stati detenuti per 40 giorni e 5 di loro sono stati giustiziati per fare pressione sulle famiglie e sul Governo affinché venisse pagato il riscatto richiesto. Il Governo come sempre attua una linea dura di non collaborazione con i terroristi, tuttavia le famiglie hanno dichiarato di aver pagato circa 180 milioni di naira (357.000€) pur di riavere i propri figli. Chissà se anche questa volta verrà seguito lo stesso copione.
Si consideri che dallo scorso dicembre, almeno 730 bambini ed adolescenti sono stati rapiti in più scuole, e che quando non vengono pagati i riscatti i minori vengono utilizzati come milizie in prima linea pronti a farsi esplodere o a combattere (dopo il lavaggio del cervello operato dai jihadisti). Questa situazione è origine e causa del conflitto jihadista nel Nord-Est della Nigeria che dal 2009 ha causato più di 40 mila morti e che attraverso i proventi dei rapimenti si rifocilla e continua ad espandere la propria egemonia sul territorio nigeriano, senza che il Governo nigeriano sia in grado di contrastarlo attivamente. Infatti, come anticipato all’inizio della notizia, non è solo Boko Haram a interessarsi del conflitto nella Nigeria del Nord, ma anche altri gruppi terroristici tra cui il citato ISWAP.
Dunque, la notizia della morte del capo di Boko Haram, Abubakar Shekau, non è da accogliere con grandi fasti, poiché la successione sarà immediata e soprattutto perché non è detto che gli equilibri dei gruppi terroristici restino gli stessi. Potrebbe infatti esservi un significativo aumento dell’egemonia dell’ISWAP sulla Nigeria del Nord, che rovescerebbe ancora una volta la situazione nel Paese e genererebbe nuove ondate di violenza, forse ancora più sanguinose. Infatti attualmente l’ISWAP conta almeno 5.000 miliziani, mentre il gruppo guidato da Shekau 1500-2000.
È una frase fatta, ma mai come oggi vera. Come sempre chi ci rimette e rimetterà di più saranno i bambini.