Kabul è di nuovo in mano ai talebani. Dopo vent’anni l’intero Afghanistan torna ad essere un emirato islamico. Il presidente afghano ha lasciato il Paese, fuggendo in Uzbekistan. In meno di un mese, gli estremisti hanno riconquistato il potere e hanno portato avanti un’avanzata città per città. L’ex presidente dell’Afghanistan Ghani ha spiegato in un messaggio su Facebook di essere fuggito «per evitare un massacro» a cominciare dalla capitale Kabul. La sua fuga ha accelerato la caduta di Kabul e ha fatto scatenare il caos nella capitale.
Una caduta rapidissima, come altrettanto rapida è stata la fuga degli Usa dal paese Afghano, favorendo di fatto l’insediamento dei Talebani. C’è chi definisce tutto questo un errore strategico dell’amministrazione di Biden, ma già le precedenti presidenze Usa non hanno vigilato abbastanza o, come asserito da diversi analisti nelle ultime ore, avrebbero favorito il ritorno del sistema talebano. L’Occidente colpevolmente indifferente ha reso preda facile l’Afghanistan rispetto all’insediamento del regime talebano, peraltro da tempo in amicizia con la Cina. Una tragedia annunciata dunque il ritorno dell’orrore talebano.
Il regime filoamericano, che in vent’anni vantava di aver istruito la popolazione a reagire ad una nuova incursione dei talebani, ha fornito loro armi e preparazione militare, ma non ha trasmesso loro i valori importanti come il diritto di voto universale e il diritto allo studio, conquistati a fatica ma a tratti neanche troppo voluti. Quei valori che, se diffusi tra la popolazione, probabilmente avrebbero fermato l’avanzata del regime talebano. Pertanto la vera atrocità di questa vicenda è le conseguenze che l’istaurazione del regime islamico comporterà, compreso il consenso di cui presto godrà tra la popolazione afghana. L’Afghanistan non ha scelto vent’anni fa un’istituzione occidentale ed effettivamente non l’ha scelta neanche oggi.
Dunque il paese è pronto a sprofondare indietro nel passato e le prime voci che si presume verranno spente saranno quelle delle donne, che in queste ore si appellano al mondo intero sperando in una salvezza.
A colpire è un video pubblicato da una ragazza sconosciuta che in lacrime chiede aiuto affinché siano difese dai talebani, che nel frattempo promettono di non fare loro del male ma contemporaneamente in città vengono coperti murales pubblicitari di abbigliamento femminile, che ritraggono modelle afghane.
Il ritorno al passato è già ufficiale con l’occupazione da parte dei Talebani della sede dell’Università, dove hanno issato la loro bandiera bianca con scritte coraniche: l’istruzione da sempre è stato il principale obiettivo di questi oppositori che dichiarano di aver messo fine alla guerra, ma che di fatto ne hanno appena scatenata una più grande.
Durante il regime islamico alle donne veniva vietato di uscire di casa, non potevano lavorare tantomeno studiare. Sempre coperte dal burqa, non potevano neanche incrociare lo sguardo maschile o avere contatti con esso di nessun tipo. Dovevano essere invisibili e soprattutto inudibili, tanto che nel 1997 venne vietato in Afghanistan anche il rumore dei tacchi. Furono “spente” del tutto. Con la cacciata dei talebani nel 2001, queste restrizioni si erano affievolite e le donne hanno potuto studiare ed esercitare dei mestieri ottenendo anche il diritto di voto.
Tutto cancellato in poche ore. Le notizie agghiaccianti che giungono parlano di vere e proprie perquisizioni, casa per casa, in cerca di donne nubili da dare in sposa ai soldati dell’esercito del regime islamico. Già costrette a non uscire di casa, se non in compagnia di un uomo. Disperate chiedono aiuto ai paesi occidentali, chiedono loro di non abbandonarle nelle mani di uomini che in queste ore le stanno rivendicando come bottino di guerra per l’esercito vincitore.
“I diritti delle donne e le libertà conquistate passo dopo passo in questi venti anni, pure solo quella di potersi istruire, credo che tutto questo sia drammaticamente in forse” ha dichiarato il giornalista Toni Capuozzo a Morning News, dunque ”È lecito aspettarsi il peggio”.