La forza travolgente di credere che se esiste anche una piccola luce di speranza, come quella dell’arte, ha il potere di spezzare l’oscurità più nera di una realtà fatta di guerra e di violenza, di donne e di famiglie annientate, di diritti umani negati e calpestati. Lei e’ Shamsia Hassani, classe 1988, prima street artist afghana e professoressa associata all’università di Kabul, dove insegna scultura. Nata in Iran da genitori fuggiti dalla guerra civile, l’artista raffigura nelle sue opere la condizione dell’universo femminile afghano, raggiungendo la fama internazionale negli ultimi anni: nel 2014, è stata nominata tra i 100 membri dei global thinkers.
“Voglio colorare i brutti ricordi della guerra”, aveva raccontato Hassani in un’intervista ad Art Radar nel 2013 – se coloro questi brutti ricordi, allora cancello la guerra dalla mente delle persone. Voglio rendere l’Afghanistan famoso per la sua arte, non per la sua guerra”. Oggi dopo l’invasione talebana a Kabul e la preoccupazione per la grave situazione delle donne le sue opere assumono un potere di denuncia ancora più forte. Se gli ultimi venti anni di presenza internazionale hanno visto un certo progresso nella condizione femminile oggi la presenza dei talebani nel territorio riporta le donne indietro nel tempo, quando il regime talebano del 97 imponeva loro la Shaaria più estrema, condannandole ad essere fantasmi senza corpo e senza voce.
Shamsia Hassani apprende l’arte dei graffiti nel 2010 in un corso organizzato a Kabul da Chu, graffiti artist del Regno Unito.Da quel momento alle tele e ai pennelli sostituisce le più economiche bombolette spray e gli stencil, trovando nella street art la forma espressiva a lei più congeniale: inizia così a dipingere sui muri delle case nelle strade della sua città . Le sue opere ritraggono donne gentili, avvolte in tuniche azzurre, figure aggraziate ma senza bocche, che abbracciano strumenti musicali – pianole o chitarre simbolo della loro voce – che vuole e deve continuare ad essere ascoltata. La pittrice ha una pagina social su instagram e su facebook dove pubblica le immagini dei suoi lavori. In questi giorni molti artisti hanno cancellato i loro account per paura di ritorsioni e persecuzioni da parte dei talebani. Dopo alcuni giorni di silenzio che ha lasciato i suoi follower con il fiato sospeso e in allarme per la sua sicurezza il 18 agosto Shamsia ha pubblicato un’ ultima opera, intitolata “Death to Darkness”. Una ragazza di fronte ad un uomo armato lascia cadere un vaso con un fiore di tarassaco: è il simbolo dei sogni e delle speranze delle ragazze di Kabul . Ma La speranza non muore, il vaso non si rompe. Il fiore della speranza è salvo.
Le immagini di Shamsia Hassani sono diventate virali e sono state condivise centinaia e centinaia di volte: un messaggio di solidarietà nei confronti di tutte le donne afghane che rischiano di pagare ancora una volta un prezzo troppo alto.
Oggi più che mai il grido di dolore di queste vittime trova una voce potente attraverso le figure femminili aggraziate di Shamsia Hassani, una voce che sconvolge le coscienze e non puo’ restare inascoltata.