“Andiamo lì per scrivere qualche pagina di sport azzurro”, aveva dichiarato il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, quando la delegazione paralimpica italiana era in partenza per Tokyo.
L’Italia delle sfide che sembrano impossibili ha portato in Giappone numeri importanti: ben 115 atleti impegnati in 15 discipline. E per la prima volta la partecipazione femminile è stata superiore a quella maschile, con 63 atlete e 52 atleti. Ben 69 alla loro prima paraolimpiade. Il pensiero è fisso ad Alex Zanardi e alla sua assenza.
La cronologia delle medaglie tiene insieme la performance sportiva a quella sfida di volontà che accomuna tutti questi atleti. Tra tutti quella di Bebe Vio che in questa olimpiade è arrivata per miracolo. Ed ecco tra le tante, alcune medaglie che hanno scandito la Tokyo paralimpica.
La prima è arrivata dal nuoto: bronzo per Francesco Bettella nella finale dei 100 metri dorso classe S1, disputata al Tokyo Aquatics Centre. L’atleta, affetto da una malattia genetica, ha iniziato a nuotare a 3 anni e l’acqua da terapia e recupero è diventata la sua vita.
Ed ecco poi gli altri vincenti del podio: oro per i 100m stile libero classe S5 a Francesco Bocciardo, atleta con tetraplegia spastica e Stefano Raimondi medaglia d’oro nei 100 rana SB9.
Poi c’è stata appunto lei, Bebe Vio, confermata campionessa di fioretto con una medaglia d’oro conquistata duramente. “Ad aprile ho avuto un’infezione da stafilococco gravissima – proprio al braccio con cui tira – nemmeno sarei dovuta essere qui” ha dichiarato alla Dire l’atleta che ha spiegato che la prima diagnosi era stata per lei quella di amputazione. Ecco spiegata la ragione per cui Vio non ha partecipato alle competizioni di sciabola.
Passeranno alla storia come i magnifici sei delle Paralimpiadi di Tokyo: l’italiana Bebe Vio, il tedesco Markus Rehm, lo statunitense Matt Stutzman, la giovanissima ugandese Husnah Kukundakwe, la messicana Amalia Perez e la giapponese Shoko Ota. Esempi di talento e qualità psicologiche ed emotive rarissime che danno concretezza a una delle più belle frasi di Zanardi, che oggi è ancora ricoverato in una clinica specializzata dopo il suo ultimo incidente, : “Quando ti capita qualcosa di imprevisto, devi girare la testa e vedere se si può trasformare il tutto in una opportunità”. E’ cosi che questi giovani colpiti da una sorte difficile sono riusciti a salire sul podio. E il trionfo azzurro questa volta è oltre lo sport.
Foto: Agenzia Dire