E’ ‘giustizia’ la parola scelta per l’edizione 2022 del FestivalFilosofia. E’ stata annunciata nella conferenza stampa conclusiva della manifestazione, alla presenza del sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, dei filosofi Massimo Cacciari, Barbara Carnevali e Michelina Borsari del Comitato scientifico e del direttore scientifico Daniele Francesconi.
“Ben oltre le 35mila presenze, eventi con capienza di 1000 persone che hanno ricevuto tra le 4 e le 5mila prenotazioni, mostre con numeri in crescita”. E’ il direttore del Festival a presentare questo primo bilancio positivo, a maggior ragione importante tenendo conto delle restrizioni e dei criteri determinati dal Covid. Un successo di partecipazione che ha sfidato cieli plumbei e acquazzoni.
Tante e diverse le interpretazioni magistrali che si sono succedute nella maratona dei tre giorni sulla libertà. Filosofi, anche in disaccordo, spunti di riflessione riconducibili a diverse tradizioni di pensiero hanno reso il programma vario e sempre ricco. Se Galimberti ne ha negato l’esistenza e l’ha dipinta come illusione dell’umanità, Roberta De Monticelli l’ha invece rivendicata nella facoltà di scegliere che gli esseri umani hanno, a partire da condizioni determinanti di base. Ne è convinta anche Simona Forti che ha teorizzato per questo il concetto di ‘anime anarchiche’ assegnando a ogni soggetto la facoltà di esercitare un potere e quindi di non avere scuse per non agire, insieme agli altri.
Non è mancata una riflessione sul welfare, sulla società, sul ruolo del femminile, sul concetto di responsabilità che soprattutto in apertura del Festival aveva portato gli intellettuali a commentare molto l’emergenza sanitaria e la misura del Green Pass.
In ultima giornata Modena ha offerto al pubblico lezioni sulla libertà sociale, con Axel Honnet; la notte di Carpi è stata dedicata ad Atene e Sparta nella lezione di Eva Cantarella, mentre Sassuolo con Massimo Recalcati ha affrontato le tentazioni autoritarie nella psicologia delle masse.
Non doveva essere un Festival su vaccinazione e green pass, come aveva annunciato il direttore del Festival, e non lo è stato. Sono stati approfonditi concetti e offerti strumenti per ragionare su quello che rappresenta di fatto un motore di azioni, ideali e speranze e che oggi nel presente è tema di grande attualità, ma che del resto ha segnato tutta la storia dell’umanità.
Negozi e portoni delle cittadine sono stati impreziositi con gli aforismi del Festival che da mesi giravano già sui social. “Siamo insorti per la speranza della libertà”, scriveva Marco Tullio Cicerone nelle Filippiche. E basta leggere questa frase per respirare, pur con tutto il realismo del caso, una visione che sta oltre, una suggestione per alcuni, per altri una speranza e per molti anche una possibilità; che sia la vittoria di uno stratega militare e il riscatto dall’oppressione nemica, che sia la lezione di un sapiente che accende gli animi, che sia la scelta quotidiana o di vita di una persona la libertà attraversa corpi e storie. Qualcuno riuscirà a essere libero, alcuni in un modo o in un altro ci proveranno, altri ancora rinunceranno, magari senza saperlo.
L’anno prossimo sarà il turno della giustizia: quella riparativa della disuguaglianza, quella che deve risarcire il danno, quindi la pena. Si affacciano però anche nuovi soggetti: la natura, gli animali, il paesaggio. Le spinte del presente filosofico sembrano tornare all’antico principio dell’armonia con il resto del mondo naturale, quel che un certo dominio antropocentrico ha danneggiato e negato per secoli, e che ora torna a chiedere giustizia.