“Saranno 12 miliardi i fondi pubblici e 7,2 quelli privati per fermare la deforestazione del Pianeta”. E’ un impegno concreto quello che arriva dalla conferenza per il clima, la COP26, che si chiuderà il 12 novembre a Glasgow, in Scozia. Se sull’abbattimento delle emissioni dei gas serra i leader del G20 hanno concordato una dead line per metà del secolo, più puntuale sembra essere l’impegno per salvaguardare i polmoni della Terrra. La Dichiarazione dei leader di Glasgow, di cui il WWF riporta alcuni passaggi chiavi sui propri canali web, vede il ‘si’ di Brasile e Cina che si impegnano ad arrestare la deforestazione e a promuovere uno sviluppo rurale attento alla biodiversità entro il 2030.
La scelta ambientale ha delle ricadute importanti sul piano politico e sulla governance del territorio. Lo ha spiegato Fran Price, responsabile del WWF Internazionale richiamando anche il ruolo e “la partecipazione attiva delle popolazioni indigene e delle comunità locali nel processo decisionale e politico”. Gli attivisti hanno avuto un ruolo importante, tra i tanti il kenyano di Nairobi Kaluki Paul Mutuku, co-fondatore del Kenya Environmental Activists Network (Kean) che alla stampa ha anche parlato dei rischi di incolumità che molti di loro corrono nei loro Paesi opponendosi a poteri forti e piani di smantellamento del ‘verde’ per far posto ad interessi economici di grandi colossi. Speranza quindi, ma con attenzione e senza facili entusiasmi.
L’Italia non è stata a guardare. Gli agricoltori hanno fatto sentire la loro voce: “Un impegno (riferendosi ai primi accordi chiave della COP26) che fa il paio con la piantumazione di mille miliardi di alberi a livello mondiale entro il 2030, fissato nel documento finale del G20 di Roma e su cui l’Italia può essere esempio e capofila. Già oggi, infatti, il patrimonio boschivo nazionale supera gli 11 milioni di ettari di superficie, oltre un terzo dell’intero territorio italiano”. Un patrimonio che tutela la salute del suolo e delle persone, dal degrado e da ‘guardiani’ contro gli incendi. Bisogna lavorare però su “Cina, India e Russia, per ridurre le loro emissioni attuando le misure necessarie per arrivare insieme al traguardo della neutralità carbonica”.
C’è chi scommette che questa nuova politica di attenzione all’ambiente incrocerà l’agenda politica internazionale post pandemia incentrata su nuove generazioni e sul femminile. Intanto le conclusioni di COP26 e gli impegni nero su bianco scritti negli accordi, date e scadenze incluse, sono la premessa necessaria per guardare al futuro, recuperando, a quanto pare, equilibri e armonie del passato.