Le premesse su feste natalizie, cenone e veglioni di Capodanno erano già abbastanza chiare e fosche. La Coldiretti ha tirato le somme di un bilancio ‘nero’ che tocca non soltanto ristorazione e turismo, ma tutta la filiera agroalimentare. “La spesa degli italiani in bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi risulta pari nel 2021 a circa 60 miliardi di euro, in calo di oltre 20 miliardi- segnala il rapporto dell’organizzazione- rispetto a prima della pandemia nel 2019, nonostante l’aumento rispetto allo scorso anno”. Tantissime le disdette last minute a causa di contagi e quarantene e in aumento le consegne a domicilio. La cancellazione di vacanze e cene fuori ha comportato disdette di “ordini soprattutto nelle località turistiche per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Il risultato è che sono mancati acquisti in cibi e bevande da parte della ristorazione per un valore- scrive Coldiretti- di circa 5 miliardi rispetto a prima della pandemia che colpiscono ben 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari presenti nella filiera agroalimentare.
Il crac sembra alle porte anche per l’Unione italiana vini che sul proprio sito, in home page, denuncia in una fotografia realizzata dalla società specializzata Cribis D&B la crisi profonda del settore. L’indagine mostra “Per il settore beverage, e vino in particolare, nel 14% le imprese con indice di rischiosità alta, contro l’11% scarso della media italiana e in linea con l’aggregato industria alimentare. Tre anni fa, però, all’accennarsi della crisi economica, il tasso di imprese a rischio insolvenza commerciale era poco sopra l’8%: da lì in avanti, si è guadagnato un punto percentuale l’anno, mentre è andata diminuendo di pari passo la quota di imprese considerate solide dal punto di vista del rischio, diminuite dal 22% del 2008 all’8,5% dell’anno appena terminato”. L’allarme sul fallimento del settore vinicolo era stato lanciato da Coldiretti già agli esordi della pandemia con la chiusura prolungata degli esercizi commerciali, in pieno 2020 “4 cantine su 10- si leggeva su Radiobottiglia.com- erano a rischio crac e in profonda difficoltà di liquidità” e il bilancio a due anni di Covid non è migliorato dal momento che la riduzione dei consumi sembra essere un processo inarrestabile.
Foto: da press Kit