Salvatore Vecchio presidente regionale di ITAMIL Esercito racconta la storia del Sindacato

23 Maggio 2022 – Il sindacato dei militari è una nuova realtà, che si inserisce in maniera armonica nel contesto della professionalizzazione dell’Esercito Italiano, per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Salvatore Vecchio, militare e presidente regionale di “Itamil” Esercito – Sicilia.

Presidente Salvatore Vecchio, quando è nato il sindacato nell’Esercito?
Con la sentenza 120/2018 l’alta Corte ha stabilito che i militari si possono iscrivere e costituirsi in organizzazioni sindacali a carattere professionale, lasciando al legislatore il compito di regolamentare dette organizzazioni sindacali le due camere del parlamento hanno approvato la legge sui diritti sindacali dei militari successivamente firmata dal Presidente della Repubblica e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

Esiste una organizzazione sindacale europea?

Si esiste, infatti il nostro Sindacato ha già raccolto un primo risultato dal mese di aprile, con l’ingresso di nostri osservatori nell’organizzazione internazionale delle associazioni sindacali militari “Euromil” con sede a Bruxelles, siamo il primo ed unico sindacato a farne parte.

Di cosa vi occupate e su cosa state lavorando? Rappresentiamo il personale nei tavoli negoziali per il trattamento economico, previdenziale e accessorio dei non dirigenti, stiamo lavorando ad un nuovo riordino delle carriere, alle condizioni alloggiative del personale, alla ricostruzione economica delle carriere degli ex 958, valorizzazione professionale delle qualifiche speciali, stabilità familiare (legge 104, 42 bis, legge 267, ricongiungimento familiare, genitorialità) e alla tutela della salute e del lavoro.

Cosa differenzia il  Sindacato dalla rappresentanza militare?
il Sindacato ė una struttura esterna all’Amministrazione che si autofinanzia, i rappresentanti eletti nel sindacato svolgono il proprio mandato in sicurezza senza alcuna ripercussione lavorativa.  

Cosa intendete fare in Sicilia?
In Sicilia abbiamo un progetto per la creazione di cittadelle militari a Palermo, Messina, Catania e Trapani con l’acquisto di case a mutui agevolati, palestre, centri benessere, scuole e baby parking sul modello dell’esercito americano.

Avete altri obiettivi nell’immediato?

Certamente. Stiamo lavorando per elaborare convenzioni, con varie Università, Enti di formazione, trasporti regionali su terra e con i traghetti  che collegano la Sicilia al continente e alle isole minori. La nostra organizzazione offre inoltre ai tesserati: consulenza legale, carte sconti, convenzioni con studi legali e centri amministrativi.

Avete previsto anche un dialogo con gli Enti locali e regionali?
E’ fondamentale interagire con il presidente della regione, con i sindaci dei comuni siciliani ad iniziare dalle aree metropolitane e a seguire con gli ordini professionali, imprenditori e costruttori, per trasformare i nostri progetti in fatti concreti.

Il dialogo a cosa servirà? Il dialogo servirà alla popolazione militare presente in Sicilia, che è abbastanza consistente, per far nascere un legame forte tra militari, popolazione, istituzioni e parti sociali.

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