Il 17 Luglio le Gallerie degli Uffizi, nella speranza di rilanciare l’immagine del museo in vista delle riaperture post covid-19, hanno ospitato nelle proprie sale la nota imprenditrice Chiara Ferragni che, approfittando di un photoshooting per la rivista Vogue, organizzato nelle prestigiose sale del museo fiorentino, si è concessa una visita in compagnia di una guida d’eccezione: niente di meno che il direttore, Eike Schmidt.
Il Museo Archeologico di Napoli ha scelto di affidarsi all’ironia e al sarcasmo del gruppo di videomaker napoletani The Jackal. Questa campagna, inedita per un museo italiano, può sembrare eccessiva, se paragonata all’importanza del mondo dell’archeologia e della cultura classica. Eppure il video ha fruttato più di 2.000.000 visualizzazioni tra Youtube e Facebook. Questo video in realtà non prende in giro solo il mondo della cultura così di nicchia da sembrare a volte altezzoso, ma anche lo stesso modo di comunicare la cultura. Il filmato infatti fa il verso al divulgatore di maggior successo in Italia: Alberto Angela. Vediamo infatti uno degli attori aggirarsi per le sale del museo e raccontare le grandi conquiste dell’intelligenza umana. Grandi capolavori e scenette ironiche fanno da sfondo a questa narrazione e permettono di smitizzare la cultura umanistica da quella severità che troppo spesso la contraddistingue. Un secondo motivo per cui l’istituzione napoletana ha scelto questo tipo di linguaggio è senza dubbio quello di allargare il target di fruizione: è risaputo che i giovani fanno fatica a entrare in contatto con i musei e con questa operazione il Museo Archeologico ha provato ad avvicinarsi alla fascia d’età 18-30.
È evidente che le Gallerie degli Uffizi, così come molte realtà culturali del nostro paese, si stanno muovendo per avvicinare il target dei più giovani difficilmente attratti dalla visita al “polveroso museo”, attraverso operazioni di marketing che sfruttano l’immagine delle icone social contemporanee, per promuovere il patrimonio che custodiscono.
L’aspetto interessante di questo tipo di strategia è che entrambe le istituzioni hanno deciso di utilizzare dei linguaggi differenti da quelli precedenti per comunicare la cultura e i musei. Lo scopo era si quello di raggiungere nuovi target (più giovani), ma anche quello di dimostrare che questi argomenti possono essere comunicati in maniera molto meno solenne. In questo caso gli influencer sono stati scelti non per la loro autorevolezza in rapporto all’argomento trattato, ma per il loro seguito. Non solo però il loro seguito in termini di numeri, ma anche per qualità: il loro pubblico e il loro modo efficace di comunicare con loro è stato il motivo che ha portato a selezionarli.
Questo ancora una volta dimostra che sono le idee a fare la comunicazione, ancor di più in ambito culturale.