Penetrare il senso dei fenomeni è entrare nel mondo del pensare delle civiltà ed è ciò che ha fatto Piero Angela.
“La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle domande”. Piero Angela. Un divulgatore? Direi che andava oltre. Un conoscitore che ha usato lo stile, l’eleganza, i saperi per comunicare conoscenze di civiltà. Ha segnato un tempo della cultura come diffusione dei saperi. Amava il termine divulgazione. Si trasmettono conoscenze partendo dal sapere, dai saperi, e ciò è una transizione nella quale la scienza è stata fondamentale.
Ha creduto fino in fondo a quel dato razionale nel quale lo spazio, la natura, la percezione, la ricerca e il ciclo vitale sono diventati modelli fenomenologici. Tanto da considerare la scienza riferimento nella cultura dell’uomo: “Capire la scienza significa capire meglio l’uomo”.
Giornalista certamente. Piero Angela.Innovatore della televisione: da immagine e volti ad approfondimenti il cui accesso è rimasto di un apprendimento che ha prodotto curiosità e meditazioni. I campi del sapere sono stati, con le sue trasmissioni e i suoi libri, un bisogno necessario per fondere le due sfere delle culture: quello umanesimo e quello prettamente scientifico.
In questo spaccato di prospettiva è emerso l’antropologo la cui antropologia è diventata una scienza applicata attraverso moduli di approccio in cui la didattica sul piano metodologico è stata fondamentale. Infatti la pedagogia dentro l’antropologia ha permesso di parlare un linguaggio consono ad un legame tra la cultura come bene e la scuola come educazione permanente. Educazione come pedagogia del vivere. Conosceva molto bene Maria Montessori fino a sostenere: “Se si riesce … a inserire l’aspetto del «gioco» (nel senso dell’«interesse») eccitando così le motivazioni individuali e accendendo i cervelli, si riesce a moltiplicare in modo altissimo l’efficienza dell’informazione, dell’insegnamento, della comunicazione. Perché l’interessato «ci sta». È stimolato, partecipa, ricorda. E impara”.
Ogni suo appuntamento in televisione aveva l’icona dell’immagine certa trasposta in immaginario e certezza.
“Il peggior nemico della cultura è la noia, la mancanza di chiarezza, o l’assenza di creatività”. È uno dei suoi concetti chiave che ha distribuito lungo i suoi viaggi. Viaggi che hanno e avevano una profonda sensibilità e chiarezza perché si partiva sempre da un fatto che proponeva un dato certo. I saperi venivano affrontati con la scientificità dovuta. Storicizzare significa per Piero Angela non dimenticare. Ecco perché sosteneva che: “…bisogna storicizzare sempre le decisioni giuste o sbagliate, o gli errori che si sono commessi”.
Nei suoi “appunti” di archeologia l’archeologia stessa veniva affrontata come racconto che, comunque, aveva alla base una scientificità comprovata. Toccava le corde di quel vero di cui la cultura ha sempre bisogno. Così nei suoi programmi in tv. Nei suoi libri ciò restava non solo voce ma linguaggio scritto. Ma questo tracciato è dentro la dimensione, come dicevo, dell’incontro e di una forte empatia tra il classico e lo scientifico. Antico dilemma filosofico ma Piero Angela sottolineava il bisogno di fondere questi due mondi: “Cultura «classica» e cultura scientifica devono oggi fondersi in ogni individuo, per creare quella visione binoculare che, sola, permette di dare rilievo e profondità agli avvenimenti e di partecipare consapevolmente alle decisioni”.
La scrittura nata nella oralità e fissata sulla pagina. Amava fortemente il senso della scoperta tanto da fargli dire: “Ogni volta che si insegna qualcosa a un bambino gli si impedisce di scoprirla da solo”. Ma da dove prendeva respiro questa idea robusta? Dal tempo razionale perché “…la razionalità è sempre stata minoritaria, ma è una battaglia che vale la pena di combattere”. Nei suoi programmi e nei suoi libri c’è una vita diventata mondo e un mondo che non si è mai assentato dalla vita e dal tempo tra storia e spazio.
Da “L’uomo e la marionetta. Il comportamento quotidiano visto attraverso i condizionamenti biologici” a “Da zero a tre anni. La nascita della mente”, da “La vasca di Archimede” a “Nel buio degli anni luce”, da “Viaggio nel mondo del paranormale. Indagine sulla parapsicologia” a “Intervista sulla materia dal nucleo alle galassie”, da “Nel cosmo alla ricerca della vita” a “Viaggi nella scienza. Il mondo di Quark”, da “La macchina per pensare. Alla scoperta del cervello”, a “Alfa & Beta. Dalle stelle all’intelligenza. Mille risposte sulla scienza in un dialogo a briglia sciolta”. È soltanto una maglia del mosaico i testi citati. Poi ci sono i libri scritti in collaborazione, le esperienze tea viaggi e messa in onda sino a toccare gli ultimi lavori che vanno da “Viaggio dentro la mente. Conoscere il cervello per tenerlo in forma” e “Tredici miliardi di anni. Il romanzo dell’Universo e della Vita” sino a “Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute”.
Un camminatore e un cammino tra le rive dell’esistenza in uno in cui il vissuto non è mai dimenticanza ma costante presenza di popoli, di civiltà, di società. Il futuro si prepara e bisogna sempre prepararsi al futuro. Era nato a Torino il 22 dicembre del 1928. È morto il 13 agosto del 2022. Un concetto su tutti mi titorna: “Bisogna avere sempre una mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra”. Piero Angela ha scavato, oltre la divulgazione, nella filosofia delle conoscenze.