Roma – “Non c’è alcuna prova di un coinvolgimento russo nell’attuale aumento del fenomeno migratorio dalla Libia ma le autorità italiane non dovrebbero per questo essere meno preoccupate: da poco meno di un anno stanno aumentando i viaggi via mare dalla Cirenaica e sta emergendo una nuova rotta che parte dall’Egitto”.
L’analisi è di Jalel Harchaoui, politologo specializzato in Nord Africa e Libia del Royal United Services Institute (Rusi), think tank di sicurezza internazionale e difesa fondato in Gran Bretagna quasi un secolo fa, fra i più longevi e noti del Regno Unito.
L’analista commenta da Parigi l’aumento degli arrivi dei migranti via mare dalla Libia che si registra quest’anno e l’analisi fornita a riguardo dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, che oggi ha connesso “l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane” a una “strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani”.
L’intervista si svolge il giorno dopo un nuovo naufragio nel Mediterraneo centrale: un’imbarcazione si è capovolta ieri 110 miglia a nord-ovest a largo della città di Benghazi, nella regione orientale della Cirenaica; 17 persone sono state salvate mentre trenta risultano disperse. Secondo il cruscotto statistico quotidiano del ministero dell’Interno, dall’inizio del 2023 a oggi si sono verificati poco più di 20mila sbarchi di migranti sulle nostre coste, contro i circa 6mila dello stesso periodo dell’anno scorso.
Harchaoui, che parla da Parigi, premette “Non c’è prova alcuna di un ruolo di Mosca o di entità legate a Mosca nell’attuale fenomeno migratorio che proviene dal Nord Africa”. Il nodo della questione è “ben altro” e per individuarlo bisogna guardare alla Cirenaica: “Da luglio o agosto dell’anno scorso si osserva la crescita di partenze da Tobruk o Benghazi e dell’apertura di una nuova rotta che coinvolge molti cittadini egiziani, e poi libici e siriani”.
L’analista chiarisce: “Non è in atto una sostituzione- spiega- tutto quello di tremendo che avveniva in Tripolitania rispetto al traffico e agli abusi dei migranti continua a verificarsi: ora però si sta affermando la rotta dall’est della Libia, dall’anno scorso credo siano partite oltre ottomila persone e la tendenza è in aumento”.
Harchaoui traccia alcune differenze fra il flusso di migranti che parte dall’est della Libia e quello che trova origine nell’ovest del Paese africano, da quasi un decennio diviso in due macro aree di influenza politica che fanno capo proprio alla Tripolitania e alla Cirenaica. Due fazioni, quelle, espressioni di queste due zone, che si sono anche affrontate in aperto conflitto per almeno sette anni fra il 2014 e il 2021.
“Le navi che partono dall’est sono in genere pescherecci più robusti delle imbarcazioni, spesso fatiscenti, che prendono le acque dall’ovest. Cambiano anche le nazionalità coinvolte- dice il politologo- dalla Cirenaica partono cittadini egiziani, libici e siriani mentre dall’ovest molte persone che provengono dai Paesi dell’Africa subsahariana, tanti dal Corno d’Africa. Entrambe le rotte sono utilizzate anche da persone originarie del Bangladesh”.
L’emersione di questo nuovo “circuito”, come lo definisce l’esperto, non è una buona notizia. “È preoccupante” denuncia lo studioso, che aggiunge: “Si parla di viaggi che costano circa 3mila dollari a persona e che in genere vengono condotti con imbarcazioni in grado di trasportare centinaia di persone”.
Molti gli interrogativi che nascono da questo nuovo fenomeno. “Cosa stanno facendo le autorità della Cirenaica- si chiede l’analista- e, in modo particolare, gli uomini all’ordine dell’uomo forte della regione e di suo figlio, Khalifa e Saddam Haftar, nel gestire o controllare questo fenomeno? E le autorità italiane, che tipo di comportamento stanno adottando sul più lungo periodo?”.
Harchaoui prova a fare delle ipotesi su cosa abbia facilitato la nascita di questa nuova rotta. “Sicuramente- ragiona l’esperto- dobbiamo citare l’acuirsi della crisi economica in Egitto, che ha giocato un ruolo fondamentale. D’altra parte invece, la crescita di questi viaggi e del sistema che li gestisce si iscrive in un più ampio incremento di tutte le attività illegali che passano per l’oriente libico: il traffico di esseri umani ma anche di oro, droghe come marijuana e captagon e poi il contrabbando di carburante”. Harchaoui avanza un’ulteriore ipotesi: “E’ possibile- dice- che chi controlla la Cirenaica abbia aumentato la sua tolleranza verso questa economia illegale, magari nell’ottica di incrementare le sue fonti di guadagno”.
[credit photo di copertina Agenzia DIRE]