Roma, 24 marzo 2023 –It’s done. Lo aveva annunciato lo scorso febbraio il Primo Ministro inglese Rishi Sunak ma stavolta è davvero concluso. Con 515 voti favorevoli e 29 contrari la Camera dei Comuni di Westminster ha approvato la parte del Protocollo sull’Irlanda del Nord relativa al meccanismo di brake (veto secondo la traduzione britannica, freno nella traduzione europea), nel più ampio quadro dell’accordo di Windsor presentato lo scorso febbraio raggiunto con l’Unione Europea e che riguarda l’annosa vicenda della Brexit dell’Irlanda del Nord.
Il primo ministro porta dunque a casa una nuova stagione di collaborazione con l’UE lasciando l’Irlanda del Nord dentro al Mercato Unico. Una situazione che lo stesso Sunak non ha esitato a definire “la più favorevole situazione di mercato mai esistita nel mondo” (qui un approfondimento). In pratica dal punto di vista territoriale, l’Irlanda del Nord viene considerata dall’Unione come un unicum, senza distinguere tra la Repubblica d’Irlanda – membro dell’Unione- e l’Irlanda del Nord se non per l’accesso delle merci che, provenienti dal mercato britannico e contrassegnate dall’etichettatura UK only, dovranno comunque essere sottoposte al controllo doganale prima di entrare nella Repubblica d’Irlanda. Un vero paradiso commerciale.
Eppure, proprio da Belfast, arriva il voto contrario del DUP – il partito unionista.
Perché il DUP è contrario
Visto dal continente, il no degli otto deputati irlandesi del DUP all’accordo di Windsor è difficile da comprendere specialmente se si considerano le conseguenze che potrebbe avere sulla stabilità politica e sociale dell’ULSTER. Non sfugge, infatti, la stretta correlazione tra il no ad uno degli accordi più favorevoli mai concepiti da Bruxelles nei riguardi dell’Irlanda del Nord e le dinamiche interne sempre più agitate.
“Gli Unionisti non hanno voluto accettare la presidenza dell’Assemblea regionale dell’Ulster perché i nazionalisti hanno vinto e per la prima volta nella storia il primo ministro doveva passare ai nazionalisti, ma non c’è stato verso che gli unionisti accettassero questa vittoria – ci spiega Enzo Farinella, giornalista già corrispondente Ansa e docente di Antropologia filosofica nell’Università irlandese, da quasi cinquant’anni residente a Dublino-. Ora con questo accordo hanno avuto quello che è un autentico “eldorado”, si trovano in una posizione privilegiatissima. Possono fare dell’Ulster un centro di grande importanza per tutta l’Europa perché tutto quello che arriva dal Regno Unito arriva tranquillamente e quello che arriva dall’Europa pure, fatte salve la green e la red line, in quanto l’UE ha voluto considerare l’Irlanda del Nord come parte integrante di tutta l’isola. Questo accordo mette anche insieme le due comunità, cattolica e protestante, che ancora vivono delle tensioni. Il no del DUP non è quindi un no all’accordo ma è un no alla vittoria dei nazionalisti. Si sono intrecciate le due questioni”.
Oggetto del dissenso è la parte dell’accordo cosiddetta “freno di Stormont” che consente a 30 parlamentari nord irlandesi di almeno due partiti diversi la possibilità di chiedere al Parlamento di Londra di bloccare l’applicazione di nuove leggi europee che potrebbero ledere la democrazia nord irlandese. Le norme europee relative al mercato unico, nel quale ricadrebbe l’Irlanda del Nord, vengono infatti votate nell’Unione Europea, ed è un processo regolamentare e legislativo a cui – a causa della Brexit- l’Irlanda del Nord non può più partecipare. Inoltre, il meccanismo di freno si applica solo alle nuove disposizione e non a quelle già esistenti.
Si tratta di ipotesi lesive residue (viste da Bruxelles) ma sufficienti a far temere al DUP – e solo a loro- che la democrazia nord irlandese possa esserne mortificata (dimenticando che i cittadini dell’Irlanda del Nord si erano espressi a maggioranza a favore del remain e che attendono con entusiasmo, stando agli ultimi sondaggi, l’entrata in vigore dell’accordo).
Le conseguenze della posizione del DUP
Sebbene l’accordo sia stato approvato (ufficializzato con la firma del vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič che lo ha negoziato per conto dell’UE), ora il timore è che si riacutizzi l’opposizione antieuropeista capitanata dal DUP.
Foto di Rocco Dipoppa su Unsplash