Roma, 13 aprile 2023 – “Senza personale sufficiente, con procedure che se funzionano, funzionano a singhiozzo, che futuro ha questo Ente? Quali prestazioni potrà continuare a garantire? Qual è la sorte che spetta al suo personale?
Non ci resta che piangere era il titolo di un film del grande Troisi. Noi non vogliamo piangere, né tantomeno piangerci addosso. Per noi il titolo è: NON CI RESTA CHE SCIOPERARE!“.
Non è una vittoria quella dei lavoratori e delle lavoratici di INAIL, l’ente che potrebbe aspirare ad essere il fiore all’occhiello del sistema di protezione sociale in Italia. Dopo mesi di tentativi di dialogo, volti ad affrontare con la dirigenza gli innumerevoli fattori critici che mettono in pericolo il presente ed il futuro di INAIL, i sindacati hanno proclamato lo sciopero nazionale per le ultime tre ore di servizio del 21 aprile.
Questa la nota di proclamazione dello sciopero.
“La crisi ingravescente degli organici, le difficoltà inedite nel reclutamento di personale dovute alla contingente crisi del lavoro pubblico ma anche a una dissennata gestione decennale delle assunzioni, il tracollo delle procedure informatiche, sulle quali è stato concentrato un investimento di centinaia di milioni di euro con esiti disastrosi in termini di resa in efficacia e miglioramento delle condizioni di lavoro, l’aumento esponenziale della pressione psicofisica sui lavoratori e le lavoratrici dell’Ente, che continuano a garantire le prestazioni all’utenza pagando personalmente un prezzo in termini di sovraccarico quantitativo e qualitativo: sono tutti temi la cui pregnanza e attualità sono cresciute criticamente e pericolosamente negli ultimi mesi.
La Dirigenza apicale dell’Istituto è stata chiamata a dare risposte chiare e concrete sul piano di sviluppo previsto per il futuro, perché se il presente preoccupa, il futuro è addirittura oscuro, date le condizioni premesse. E il futuro di Inail non riguarda soltanto i lavoratori e le lavoratrici che vi spendono quotidianamente il proprio tempo di lavoro. Riguarda soprattutto milioni di cittadini che attendono prestazioni, assistenza, cura, a garanzia di un diritto costituzionalmente tutelato.
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Molte province del Paese, a oggi, non sono presidiate da organici sufficienti, nelle aree sanitarie e non solo. Ciò significa che migliaia di cittadini che hanno subito un danno alla salute per causa del loro lavoro, non trovano accoglienza alle loro legittime e sacrosante necessità di tutela, assistenza, cura, ascolto.
Abbiamo rappresentato le nostre preoccupazioni a tutti i livelli e in ogni occasione consentita dalle relazioni sindacali, senza ricevere, a oggi, alcuna risposta convincente e concreta.
L’unica promessa fatta è quella di un’ipotesi di intervento normativo che, a fronte di un massiccio allargamento di competenze e funzioni dell’Ente, prevede un modesto incremento degli organici. Ipotesi che non tiene conto la drammatica incapacità dimostrata nel reclutamento di unità di personale, a prescindere dal livello di specializzazione, per la perdita verticale di competitività del settore pubblico in generale e di quello degli Enti Previdenziali in particolare.
In questa situazione, partendo da una coesione di intenti senza precedenti tra le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori e le lavoratrici dell’Ente abbiamo realizzato, dapprima, una grande assemblea unitaria in forma mista, da remoto e in presenza, con la partecipazione di circa 3000 dipendenti, il 6 marzo; poi, il 21 marzo, un presidio davanti alla Direzione Generale dell’Ente, che ha visto il coinvolgimento di molte centinaia di dipendenti in presenza e ancora di più in collegamento da remoto; quindi, esperito senza alcun esito il canonico tentativo di conciliazione, abbiamo proclamato 3 ore di sciopero per il giorno 21 aprile.
Da qui a quella data e oltre, organizzeremo grandi assemblee unitarie nei territori maggiormente sofferenti, iniziando da Emilia Romagna e Lombardia, per ascoltare tutti i lavoratori e le lavoratrici, condividere con loro preoccupazioni, proposte e piattaforme e lanciare un forte segnale di coesione e determinazione, non solo ai Vertici dell’Ente, ma a tutto il Paese.
Il senso di questa intensa, articolata, crescente mobilitazione deve varcare i confini dell’Ente, che non è solo un luogo di lavoro: è anche e soprattutto un luogo di generazione e difesa di diritti; deve arrivare nel Paese, ai cittadini, agli utenti, alle parti sociali, alle associazioni di infortunati e tecnopatici, agli amministratori della cosa pubblica e alla classe politica che non può più rimandare il momento delle assunzioni di responsabilità.
Il futuro dell’Inail dipende dalla azione politica e amministrativa del presente, nessuno potrà nascondersi dietro il comodo alibi dell’inconsapevolezza: i lavoratori e le lavoratrici di questo Istituto lo stanno denunciando a voce alta e schiena dritta, non possono più essere ignorati”.