Roma, 26 aprile 2023 – E’ stata altissima l’adesione delle lavoratrici e dei lavoratori allo sciopero di tre ore indetto lo scorso 21 aprile all’INAIL. Il dato complessivo, al netto delle assenze per altri motivi, sfiora infatti il 50%: ciò significa che un lavoratore/lavoratrice su due ha scioperato con un’adesione che raggiunge il 52% circa tra il personale delle AREE e il 60% tra i medici. Due le rivendicazioni: aumento delle assunzioni, subito, ed efficientamento delle procedure informatiche.
Uno sciopero che giunge al culmine dello stato di agitazione che interessa l’ente dallo scorso agosto quando, nel contesto di un andamento che coinvolge tutte le amministrazioni pubbliche, un convocato su due ha rinunciato all’assunzione pur essendo regolarmente vincitore di concorso. Una vicenda che si intreccia a quella della contestata società 3i Spa che dovrà gestire i servizi informatici di INPS, INAIL e ISTAT ma sulla quale sono ancora molti i punti interrogativi e pochi gli elementi di trasparenza.
Una situazione che ha condotto i dipendenti dell’Istituto ad uno stress lavorativo che mette a rischio la capacità di erogare le prestazioni richieste dai lavoratori infortunati. Oltre un certo limite, infatti, l’assoluta dedizione al proprio lavoro non è più sufficiente.
“L’ormai cronica carenza di personale all’interno della pubblica amministrazione, ha ovviamente coinvolto anche l’INAIL mettendone seriamente a rischio la tenuta del sistema dei servizi erogati quotidianamente ai cittadini – dichiara Alessio Mercanti Coordinatore Nazionale Fp Cgil presso INAIL-. A ciò si aggiunga l’ormai insostenibile malfunzionamento delle procedure informatiche che ha ulteriormente aggravato anche lo svolgimento delle normali attività istituzionali, con evidenti ricadute in termini di stress lavoro correlato. Per questi motivi, al fine di sensibilizzare l’Amministrazione, e tramite essa il Governo, affinché si adottino tutte le iniziative idonee a superare queste gravi carenze, tra le quali, ad esempio, l’adozione di un piano straordinario per l’occupazione“.
Uno sciopero anticipato da numerose iniziative, l’ultima delle quali si è svolta in Lombardia, regione simbolo dei disagi di INAIL. “Che sta succedendo all’INAIL si chiedono i politici – spiega Marco Molinari della CISL nel corso dell’ultimo presidio milanese-, perché il personale si è mobilitato, quali sono le ragioni che il 21 aprile portano i lavoratori dell’istituto a scioperare per tre ore? Perché manca il personale. Non a caso l’ultimo presidio prima dello sciopero nazionale si è svolto proprio a Milano, la città che lamenta la maggiore sofferenza. Tutte le sedi lombarde sono afflitte da una carenza che non permette di offrire servizi adeguati e di lavorare in serenità, due situazioni aggravate da procedure informatiche non solide, dispositivi obsoleti e scelte organizzative non lungimiranti“.
A qualche ora di distanza dall’inizio dello sciopero nazionale del personale INAIL proclamato dalle Organizzazioni Sindacali per le ultime tre ore di ogni turno di lavoro, si è registrata una altissima adesione da parte del personale.
Così la nota sindacale diramata da FP CGIL, CISL FP, UIL PA, CONFSAL UNSA, USB PI, DIRSTAT FIALP, FLP e ANMI “In tutte le regioni, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte alla Puglia, moltissime sono le sedi che hanno chiuso i cancelli. Sotto lo slogan “chiudere tre ore per non chiudere per sempre” le lavoratrici e i lavoratori dell’INAIL hanno voluto ribadire, numerosissimi, il proprio sostegno alla vertenza sindacale a tutela dell’Istituto e della sua straordinaria ed importante funzione sociale“.
I dipendenti in difesa dell’efficienza dell’Istituto
C’è una novità che dovrebbe far riflettere la politica, a qualsiasi livello.
I dipendenti di INAIL non sono scesi in piazza per reclamare rinnovi contrattuali o per ottenere migliori condizioni economiche, ma per chiedere che i vertici dell’Istituto prendano le decisioni utili a garantire l’efficienza dell’ente. Detto in altri termini: ci sono dei dipendenti pubblici che sono scesi in piazza perché vogliono lavorare e vogliono lavorare meglio. Non sono una specie rara, anche se così li si è voluti dipingere nella narrativa mediatica, e finalmente rivendicano con orgoglio l’importanza del proprio lavoro.
Chiedono maggiori assunzioni di personale, i colleghi vanno in pensione e non vengono rimpiazzati. Chiedono procedure informatiche più solide perché i sistemi in uso si bloccano quasi ogni giorno o si rallentano. Chiedono nuovi dispositivi. A ben vedere stanno interpretando ad altissimo livello lo spirito del PNRR che, nelle intenzioni del Governo Draghi che lo ha concepito, dovrà rendere la PA il motore di rilancio dell’intera economia italiana. Ma qualcosa, non solo in INAIL, non sta andando nel verso giusto.
I dipendenti stanno chiaramente gridando ai propri vertici e alla politica che senza assunzioni e senza procedure informatiche efficienti i cittadini restano soli. E questo, semplicemente, non va bene. Un ente come INAIL preposto alla realizzazione del welfare nazionale sta venendo meno alla propria mission che è quella di essere al servizio del Paese.
L’efficienza è un principio sancito dalla Costituzione, scolpito nell’articolo 1 della legge 241 del 1990 che declina i principi dell’attività amministrativa, richiamato nelle migliaia di norme e regolamentazioni stratificate nei decenni.
Eppure l’efficienza sembra essere stata messa in secondo piano in un contesto in cui né i vertici, né la politica riescono a risolvere l’annoso problema della carenza di personale e dell’efficienza delle procedure informatiche attraverso le quali vengono elaborate, disposte ed erogate le prestazioni a favore del lavoratore infortunato.
E allora, i lavoratori e le lavoratrici di INAIL sono scesi in piazza e torneranno a farlo perché “vogliono essere il fiore all’occhiello del welfare italiano“. Una dichiarazione d’amore che nemmeno l’ex ministro della PA Renato Brunetta, da sempre critico nei confronti dei dipendenti pubblici, avrebbe sperato.
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