Su Repubblica dell’11 giugno, una lettera aperta a firma dei quattro figli dello storico segretario del Pci Enrico Berlinguer. Bianca, Maria, Marco e Laura, sottolineano il loro “sconcerto” davanti all’utilizzo di una foto del padre usata per lanciare l’uscita in edicola di un nuovo giornale diretto da Piero Sansonetti che, riprende il nome del quotidiano legato al Partito Comunista Italiano del tempo. L’Unità. “Un giornale che dell’antico e glorioso giornale conserva solo il nome” scrivono i figli del leader, scomparso prematuramente l’11 giugno 1984. Quattro giorni prima, durante un comizio per le elezioni europee a Padova, pur accusando un malore Enrico Berlinguer, volle portare a termine il discorso. Dopo poco si accasciò colpito da ictus. Morì quattro giorni dopo di coma irreversibile, aveva 62 anni.
“Per favore, lasciatelo in pace“.
La foto è la stessa pubblicata nel 1984 dell’Unità nell’ambito di una manifestazione contro i tagli alla scala mobile. “L’abbiamo rivista in questi giorni, utilizzata come spot pubblicitario, per promuovere l’uscita in edicola di un nuovo quotidiano che ha assunto un vecchio nome, l’Unità, diretto ora da Piero Sansonetti. Grande è stato il nostro sconcerto e, ancor più, la nostra amarezza”. Si legge nella nota inviata a Repubblica da Bianca, Maria, Marco e Laura Berlinguer.
“Da quella prima pagina sono passati, così come dalla morte di nostro padre, quasi 40 anni e, nel frattempo, il mondo è totalmente cambiato – affermano ancora – Da allora l’Unità ha avuto numerosi direttori fino a concludere definitivamente la sua storia ormai sei anni fa. Quello che torna oggi nelle edicole è un quotidiano interamente nuovo che dell’antico e glorioso giornale conserva solo il nome. Ma della storia precedente, nulla rimane: e nemmeno uno di quei redattori che hanno tenuto in vita il giornale fino al 2017. E solo perché quando è stato messo all’asta un imprenditore più rapido di altri è riuscito ad acquisirne la proprietà. Certo la memoria storica appartiene a tutti e per noi è motivo di gioia sapere che la vita e l’attività di nostro padre vengano sentite e vissute da quanti gli vogliono ancora bene, ciascuno secondo la propria soggettività, ma altra cosa è trasformare il suo ricordo in un brand pubblicitario. Per favore, lasciatelo in pace”.
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Photocover da Wikipedia