Roma – Vediamo di analizzare alcune delle anomalie culturali per le quali in Italia non si è stati in grado di intervenire per imprimere una svolta all’intero Paese che langue in stato semi ipnotico, trascinato da una Tv quasi totalmente spazzatura che ha trasformato, per emulazione e convenienza, anche quella che dovrebbe essere la Tv pubblica pagata dai contribuenti: la RAI.
Deng Xiaoping, il padre dell’apertura in Cina al libero mercato affermava : “Non importa che il gatto sia bianco o nero; ciò che importa è che acchiappi i topi”. Purtroppo, quasi sempre, da noi non si è in grado di applicare questa saggia definizione infatti si litiga non sulla sostanza ma sulla forma. Molte altre volte sul pregiudizio o sulla narrazione riguardante un soggetto o una qualsiasi cosa sui quali è stato appiccicato uno stereotipo o, peggio ancora, un cliché ovvero un’espressione fissa che a forza di essere ripetuta è stata fatta diventare vera. In questa operazione hanno avuto un ruolo preponderante la sedicente cultura militante e progressista senza dimenticare le Tv e a nulla vale la sdolcinata narrazione di Pier Silvio Berlusconi: “Non mi piace parlare di tv trash, è solo un modo per denigrare la tv leggera, spesso è una scorciatoia per denigrare la televisione leggera e spensierata che se fatta bene sa essere autenticamente popolare” appunto “se fatta bene”. Ma Berlusconi junior cosa intende per fatta bene? Forse le allucinanti trasmissioni di giovani che aspirano a diventare solo cantanti e/o ballerini? Oppure quelle in cui tutti/e aspirano ad essere “cazziati/e” dallo chef milionario di turno che propina la sua arte culinaria? O fors’anche quelle piazze in miniatura in studio dove il ragionamento e la competenza non sono mai invitate ma, purtroppo, prevalgono provocatori e provocatrici che sputano urla ed insulti a raffica? E che, probabilmente, a suon di gettoni hanno cooptato in simili nefande trasmissioni il fior fiore della citata sedicente cultura militante?
Senza dimenticare la prepotente invasione pubblicitaria che è, ormai, asfissiante. Una domanda agli inserzionisti: “ma siete sicuri che i milioni che buttate in quegli spot vi fanno vendere di più?” per me ed in famiglia e fra gli amici si adotta stabilmente lo zapping a raffica. Ogni mattina poco prima delle 10,00 l’Auditel pubblica i suoi dati di ascolto raccolti con la modalità campionaria di circa 400 canali tra TV nazionali e locali. La domanda che sorge spontanea è: cos’è e chi c’è dentro la modalità campionaria? Risposta Google: “Il monitoraggio degli ascolti avviene in modo automatico attraverso il people-meter, collegato a ogni apparecchio televisivo presente nella famiglia campione. Ogni giorno, minuto per minuto, i meter rilevano l’ascolto televisivo sia dei componenti della famiglia che degli ospiti eventualmente presenti.” Quindi lo strumento è il people meter ma quali sono le famiglie campione e chi le ha selezionate? Un’altra stupida osservazione è legata al fatto che tutte le reti prima delle 21,25 non partono coi programmi di prima serata che terminano verso le 24,00. Una volta, dopo l’adorabile Carosello, alle 21,00 si partiva e, chi voleva, alle 22,05 si gustava “Orizzonti della Scienza e della Tecnica” un programma televisivo di divulgazione scientifica curato dall’indimenticato Giulio Macchi. Sembra che la proprietà di Auditel sia divisa in quote del 33% per le tre componenti fondamentali: la televisione pubblica (RAI), emittenza privata (di cui Mediaset detiene la quota di controllo), aziende che investono in pubblicità (Utenti Pubblicità Associati) con agenzie e centrali media (Aziende delle comunicazioni unite); il restante 1% è di proprietà della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). Sky Italia pare non sia presente. Sembra una cosa tutta in famiglia in quanto i diretti “clienti” dei risultati d’indagine ne sono, allo stesso tempo, i proprietari. A monte di tutto vi è, però, il mancato superamento sia nella cultura ufficiale e sia in quella popolare italiana del dualismo fra Idealismo ed Empirismo. L’idealismo è la massima incarnazione filosofica del Romanticismo che, superando i limiti conoscitivi di Kant, inaugura una nuova metafisica dell’infinito. L’uomo viene visto come un Dio o come un Eroe, che può e riesce a superare tutti gli ostacoli che gli si pongono davanti. Gli esponenti principali dell’Idealismo sono: Fichte con l’Idealismo etico, Schelling con l’Idealismo estetico ed infine Hegel padre dell’Idealismo assoluto. L’idealismo nel gergo comune è un modo di pensare, di agire proprio di chi crede in un ideale secondo cui l’oggetto della conoscenza si riduce a rappresentazione o a idea privilegiando la dimensione “ideale” su quella “materiale”.
L’empirismo, invece, è un indirizzo filosofico nato nella seconda metà del Seicento in Inghilterra, secondo cui la conoscenza umana deriva esclusivamente dai sensi e/o dall’esperienza negando i fenomeni legati all’innatismo. I maggiori esponenti nel campo dell’empirismo anglo-sassone furono John Locke, George Berkeley e David Hume a loro si collega il pragmatismo deweyano ed insieme queste due convergenti scuole di pensiero hanno contribuito a fortificare e rafforzare nella Storia e nella conseguente Geopolitica la loro influenza e la loro forza. Oggi per empirismo si intende un approccio pratico e sperimentale alla conoscenza, basato sulla ricerca e su un modo di procedere a posteriori, preferiti alla pura logica deduttiva. Secondo gli empiristi le nostre teorie dovrebbero essere fondate sull’osservazione del mondo piuttosto che sull’intuito, sulla fede e sulla categoria della morale. In estrema sintesi “L’idealismo è la convinzione che dovremmo adottare principi morali, anche se hanno effetti negativi sulla nostra vita. … Il pragmatismo, invece, è un rifiuto dell’idealismo. Se i principi dell’idealista si intromettono, l’empirico fa tutto ciò che è ritenuto pratico, senza preoccupazioni per la moralità.”
Fra queste due scuole di pensiero l’italiano medio, non me ne voglia il lettore, ha scelto la doppia via: quella dell’imperativo ideale con una concezione etica forte e rigorosa per quanto riguarda gli altri mentre, per sé, fa tutto ciò che ritiene pratico e conveniente senza preoccupazioni morali.