Passato e futuro dei giornali, USPI lancia il nuovo manuale “Temi di Editoria Periodica”. Grazie all’impegno ultra ventennale dedicato al comparto editoriale dal Segretario generale di Unione Stampa Periodica Italiana Uspi, Francesco Saverio Vetere, avvocato e docente Sapienza Università di Roma il nuovo manuale sul giornalismo sarà un supporto per i nuovi studenti di giornalismo e un’opera di riferimento per i professionisti del settore.
L’intervista con l’avvocato Vetere ci permetterà di conoscere ancora più approfonditamente il mondo del giornalismo, un contesto dinamico e in continua evoluzione
I cambiamenti nel mondo editoriale sono stati tanti, ma c’è qualcosa su cui i “il vecchio” e “il nuovo” giornalismo si assomigliano ancora?
Il giornalismo è sempre lo stesso, cioè l’opera di raccolta, elaborazione e diffusione di notizie. Il nuovo giornalismo è più complesso nel senso che richiede delle competenze tecniche diverse dal passato ma questo non ne tocca la funzione fondamentale.
Piuttosto bisogna dire che probabilmente non si può più parlare solo di giornalismo ma questa definizione diventerà più complessa e più articolata con lo sviluppo dei sistemi tecnologici.
La stessa cosa avviene per l’editoria, perché si tende sempre a confondere editoria con giornalismo. Il giornalismo è la parte contenutistica dell’editoria periodica, poi c’è tutta la parte che riguarda la gestione delle aziende, degli enti che producono editoria periodica. Questa parte non ha meno importanza rispetto alla parte giornalistica ed è lì probabilmente che bisognerà concentrare più attenzione per capire lo sviluppo delle imprese che producono contenuti informativi.
Ecco, parlare di produzione di contenuti informativi diciamo che è più rispondente al periodo che stiamo vivendo.
Come è stato curare un manuale che servirà a plasmare le menti dei futuri studenti del corso di Editoria e Scrittura della Sapienza?
Il manuale è stato costruito negli anni di insegnamento a Sapienza, ovvero l’insegnamento di storia dell’editoria periodica e poi di gestione e management dell’editoria periodica. È il frutto delle lezioni tenute a Sapienza e in qualche modo ne risente perché ancora non presenta la perfetta organizzazione che desidereremmo ottenere per il futuro.
Certo è tutto materiale che consideriamo molto importante per lo sviluppo degli studenti, che va ancora lavorato all’interno per poter trasmettere informazioni e nozioni corrette ai giovani e sarà ulteriormente perfezionato il futuro.
L’avvento dell’intelligenza artificiale come si rifletterà, secondo lei, nel mondo del giornalismo e quali saranno i cambiamenti a cui andremo in contro?
L’Intelligenza Artificiale cambierà profondamente il giornalismo e sarà un ulteriore strumento a disposizione dell’uomo per produrre contenuti informativi. Sarà uno strumento che potenzierà la produzione degli stessi facendo in modo di soddisfare quelli che sono i bisogni del pubblico. Ma cambierà profondamente i soggetti che produrranno i contenuti informativi, come sta già succedendo con l’avvento dei social media in particolare. È in corso un dibattito sull’IA, sui suoi limiti, sulla sua eticità, sul suo addestramento ed è un dibattito molto importante, molto ricco, che non deve però portarci a trascurare quello che è un dato fondamentale: l’intelligenza artificiale è un prodotto umano che serve a potenziare le facoltà dell’uomo e a renderlo capace di fare meglio e più velocemente quello che faceva prima.
Tutti noi amiamo la figura del giornalista con la quale siamo cresciuti, i grandi giornalisti che amavamo leggere quando scrivevano sui giornali e quando scrivevano libri. Amavamo la figura dell’inviato, la figura del cronista di giudiziaria o di politica ma il mondo è cambiato ed è una fortuna che sia cambiato.
Ci saranno altre modalità di produzione dell’informazione salvaguardando anche l’unicità dell’essere umano e quindi salvaguardando anche i giornalisti ma l’intelligenza artificiale deve essere necessariamente vista come un bene e non come un male.
Deve essere visto come qualcosa di evolutivo rispetto al passato. Il tema è – e studiando la storia questo si capisce subito e molto bene – che tutta la struttura della nostra società e in piccolo la struttura del nostro sistema dell’informazione, dipendono dal livello di sviluppo tecnologico che si accompagna necessariamente a livello di sviluppo della libertà nelle varie società. Lo sviluppo tecnologico determina da sempre dei cambiamenti così radicali da far sembrare che non sia più lo stesso mondo rispetto al passato.
Lo sviluppo tecnologico in qualche modo determina dei cambiamenti fondamentali nel pensiero degli uomini e li porta alla costituzione di strutture sociali, informative, politiche e giuridiche profondamente diverse dal passato ma direi adatte al periodo di sviluppo tecnologico sociale e politico.
Mi rendo conto che è un tema estremamente complesso ma la stampa cartacea è già cambiata secondo quelli che sono stati gli sviluppi tecnologici riguardanti la produzione, quindi la stampa, la diffusione, la possibilità di scrivere liberamente o meno.
Tutte queste cose hanno trasformato il mondo progressivamente negli ultimi 400 anni. Adesso ce n’è un’altra che lo cambia proprio nei fondamenti, cioè nella costruzione dell’informazione dal punto di vista contenutistico ma a questo dobbiamo adattarci senza pretendere di regolamentare il nuovo profondamente diverso dal vecchio con le vecchie categorie giuridiche ed etiche che non si adattano al nuovo mondo. Non si adattano all’uomo tecnologico del XXI secolo, quindi bisognerà fare una profondissima riflessione filosofica e giuridica per capire quali siano le categorie più adatte a dare un’impronta positiva al nuovo mondo determinato dalla tecnologia.
Nel suo articolo “Breve studio sui fondamenti storici e filosofici della libertà di stampa” definisce il monopolio e le posizioni dominanti che riguardano i mezzi di produzione i “veri nemici della libertà”. Come evitare, secondo lei, che eliminino la libertà di parola ed espressione?
Confermo la mia valutazione sul monopolio e direi anche sulle posizioni dominanti. Poi devo dire che il tema del monopolio deve essere affrontato con una legislazione antitrust molto forte in grado di far rispettare gli equilibri all’interno delle varie società, all’interno cioè dei vari Stati e delle organizzazioni internazionali.
Noi rischiamo di sprofondare non direi nel pensiero unico, direi nella modalità unica di diffusione dell’informazione. Devo dirLe che io detesto ogni principio di politicamente corretto, ogni principio di quello che si chiama woke, ogni cosa di questo tipo io la detesto perché è un’altra forma di integralismo della quale noi non sentivamo assolutamente il bisogno.
C’è bisogno di pluralismo, di libertà di pensiero, di possibilità di dire quello che si pensa a prescindere dagli orientamenti politici, sociali e filosofici, anche a rischio di poter essere sgradevoli. Però sulla sgradevolezza si può costruire anche, per esempio, una risposta efficace.
Se pensiamo tutti allo stesso modo e facciamo tutti i bravi interpreti del politicamente corretto, non costruiamo più nulla. Cioè costruiamo un mondo che apparentemente sembra tranquillo ma fondamentalmente è un mondo illiberale. Allora combattere il monopolio e le posizioni dominanti vuol dire anche questo, cioè vuol dire combattere la formazione di un pensiero unico anche se fosse il pensiero migliore del mondo. L’uomo non è questo. L’uomo non va verso il pensiero unico, l’uomo si arricchisce della pluralità anche a costo di dover tollerare pensieri che ci risultano sgraditi.
Adesso non mi faccia ricordare la frase che è attribuita a Voltaire e che non era di Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” (che in sé è una cavolata micidiale).
In realtà nessuno potrà mai impedire agli uomini di pensare come vogliono. Il problema non è impedire di pensare. Il problema è impedire di comunicare il proprio pensiero, che è diverso. Le voglio riportare una grande citazione di Kant, presente in un’opera minore, in un articolo che in sostanza affermava: “attenzione, la libertà di pensare non ce la può togliere nessuno, perché il pensiero è interiore quindi, essendo interiore, ognuno pensa quello che vuole. Però ci possono impedire di esercitare la libertà di comunicarlo”. E allora la riflessione di Kant proseguiva: se ti impediscono di comunicare il tuo pensiero esso rimane come acqua stagnante, non cresce. Quindi, impedirti di comunicare il pensiero alla fine si risolve in un impedimento a pensare ed è la cosa più dannosa che esista. Ecco, il monopolio o la posizione dominante all’interno del settore dell’informazione porta, a ben vedere, al rischio di impedire la libertà di comunicare il proprio pensiero e questo è il pericolo più grande che deve essere evitato nella maniera più assoluta.
Che cos’è a rendere Temi di Editoria Periodica un’opera di riferimento preziosa anche per i professionisti del settore?
Francamente non lo so. Il Manuale è per gli studenti, per introdurli al sistema dell’editoria periodica. Credo che i professionisti del settore sappiano già tutte queste cose, anche se solo per ambiti di interesse. Uno che si occupa di editoria online, per esempio, conosce benissimo i contenuti del capitolo dedicato al suo lavoro.
Noi ci siamo posti l’obiettivo della formazione dei giovani, per dare loro i fondamenti per entrare nel mondo del lavoro che riguarda il nostro settore.
Poi è chiaro, io sono un professionista dell’informazione se c’è qualcosa di nuovo nel mio settore, vado a vedere, a scoprire se ci sono delle idee nuove che riguardano quello di cui mi occupo.
In questo senso, la curiosità e la voglia di imparare continuamente dovrebbero essere una delle principali caratteristiche dei professionisti. E se questo Manuale questo può servire a qualcuno noi, io e la Dott.ssa Vitale, saremo contenti del risultato e continueremo a perfezionare il testo anche con uno spirito migliore rispetto al passato.