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Cosa c’è oltre il Sud? Cosa significa autonomia? Un concetto a sé è autonomia. Un concetto altro è differenziato. In questi mesi ho viaggiato in lungo e largo per l’Italia per questioni culturali.
Ho cercato di riflettere sul linguaggio usato da Briatore che tanto ha fatto discutere. Non so proprio se contraddirlo o aggiustare il tiro. Non so proprio se posso o meno confermare le sue parole che hanno certamente un linguaggio pesante ma molte volte vere. Il Sud è altro dal Nord.
Il Nord non ha la eredità culturale di un Sud che porta nel proprio tessuto la storia e la memoria di antiche civiltà. Ma questo cosa significa? È altro discorso? Certo, l’accoglienza che si vive nel Sud è diversa da quella che si abita nel Nord. Ma poi non tanto. Il fatto è ben altro. Ed è questione di filosofia del pensare.
Il Sud, senza scandalizzarci, in molti casi, mette in mostra ancora un provincialismo senza lungimiranza. Basta poco e scivola. Questo è guaribile. Certamente. Ripeto: ci sono contesti e contesti.
C’è un Sud che come servizi lascia molto a desiderare. Non ci sono dubbi. Questo però fa i conti con una progettualità culturale che in tutte le aree meridionali è vivace, professionale, competitiva non solo con il Nord ma con il resto del mondo. Quando passiamo ai servizi purtroppo il Sud vive in gap.
Mentre se il confronto si fa su altro, credo che non ci siano comparazioni. Le estati meridionali portano nella loro storia spettacolo dal vivo e testimonianze valorizzati. Non valorizzate a sufficienza, ma questo è un altro discorso. Questo rientra in un piano di sviluppi che finora è stato generale e nazionale. Non urlerei più di tanto per la autonomia differenziata.
Qui, si gioca, invece, la capacità di una classe politica, amministrativa e industriale. Qui entra nella partita la vera differenza-zione. Infatti l’azione è fatta dalla differenza.
Se il Sud ha una grande professionalità e una vera progettualità ora può entrare in campo, in modo forte, la capacità del Sud. Se poi si teme il fatto che il Nord sia più prosperoso sul piano economico la sfida diventa più interessante perché il tutto si gioca sul campo, ovvero nei territori. I tessuti territoriali sono un itinerario con i quali è possibile guardare con lungimiranza alle intelligenze prospettiche. La sfida dunque è aperta. Il rischio è grosso. Ma chi potrebbe sconfiggere il Sud su una progettualità culturale?
Perché dovrebbe spaventarci la autonomia differenziata? Se il Sud ha capacità progettuali e classi dirigenziali non ci sono problemi.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Mic
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