Noi messinesi abbiamo bisogno di futuro.
E il futuro di Messina oggi si costruisce in un’area metropolitana capace di guidare il processo di rinnovamento per i cittadini e le imprese.
A poco più di due anni dall’approvazione della legge Del Rio e a poche settimane dal suo integrale recepimento da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana è evidente ai più che v’è bisogno di ulteriori interventi per dare a Messina, intesa come città metropolitana, autonomia e strumenti amministrativi all’altezza delle aspettative.
Solo così potremo competere con le aree metropolitane di Sicilia, d’Italia e d’Europa .
Anche alla Città metropolitana di Messina servono poteri e funzioni esclusive, che permettano di semplificare il lavoro di quanti vogliono impegnarsi per la sua ripresa .
Parliamo di poche, ma importanti funzioni: i servizi pubblici a carattere industriale (idrico, energia, rifiuti, traporti, sviluppo digitale) e lo sviluppo strategico con specializzazione economica e sociale (ambiente, turismo, lavoro, casa).
Non chiediamo solamente nuove risorse a Roma, ma autonomia fiscale e innovativi meccanismi di premialità per incentivare nuovi insediamenti produttivi e rilanciare gli investimenti, l’occupazione, la ricerca e l’attrazione di talenti dall’Italia e dal mondo.
E’ però di particolare pregio, nell’odierno parlare di futuro, di un futuro che è già pressante e coinvolgente presente, volgere per qualche istante, un pensiero al passato o meglio alla storia di Messina .
Domandare a Messina il segreto delle sue origini è ormai un vano tentativo .
Messina, infatti, appartiene all’insieme di quelle città che sembra siano sempre esistite, la cui vitalità è iniziata e ha accompagnato la vita dell’uomo a partire dalle sue origini; ci riferiamo cioè a quelle città che nello svolgersi della storia umana hanno assistito al succedersi e al trasformarsi della vita delle civiltà, parimenti trasformandosi esse stesse succedendosi sempre rinnovate ad ogni nuova calamità naturale o anche alle più distruttive azioni umane: o più semplicemente Messina fa parte di quel ristretto numero di città di quelle città che istintivamente si percepiscono coetanee all’umanità .
Messina, città antica e mitica nelle sue origini, più volte distrutta e sempre ricostruita grazie all’inesauribile forza di volontà dei suoi abitanti, così ripete le gesta di quelle città che più volte distrutte risorsero come arabi fenici dalle loro stesse ceneri.
Una per tutte si pensi alla volontà di non arrendersi dimostrata da tutti i deputati messinesi alla Camera dei Deputati allorquando sottoscrissero l’ordine del giorno datato 7 gennaio 1909, non un formale documento, piuttosto un atto d’amore per la sfortunata città ed al tempo stesso una ferma opposizione a quanto aveva osato dire l’onorevole Napoleone Colajanni: “La bella città eroica è morta per sempre. Non si può pensare a riedificarla. Per sgombrare le macerie occorrerebbero quasi tanti milioni, quanti ne sarebbero necessari per ricostruirne gli edifici. E ciò non è possibile. Messina resterà solo come testa di linea ferroviaria per le comunicazioni nel Continente. Vano è pensare diversamente. Io questo dirò alla Camera”.
In effetti, il terremoto del 1908, che fu una delle più grandi sciagure naturali della storia e costò per quei tempi più vite umane di una guerra, rappresenta per Messina solo uno dei tratti della Sua gloriosa ed eroica storia che non ha eguali per le vicende straordinarie che nel corso dei secoli si sono succedute e per i ricorrenti tragici eventi naturali che, purtroppo, l’hanno contraddistinta.
Se è certamente vero che poco rimane nel suo patrimonio monumentale della sua antica civiltà, e che sono rare e spesso colpevolmente nascoste al grande pubblico le testimonianze dei fasti e dell’opulenza raggiunta dalla città ai tempi di Roma e ancora in epoca rinascimentale, è però anche vero che Messina, soprattutto dopo il terremoto del 1908, rinasce splendida con i suoi monumenti restaurati, con le sue chiese antiche a testimoniarne l’antica religiosità e i suoi nuovi palazzi pubblici e privati realizzati da architetti di grande fama per ricordarne l’atavica floridezza, con le ampie piazze e i suoi giardini, ed ancora con una trama urbanistica squisitamente antisismica grazie a strade larghe e rettilinee .
Ci sono anche per le città dei destini particolari, singolari, fatali, l’anfiteatro nel quale ora sorge Messina, bella e popolosa, ne è la prova
Ma tornando all’attualità dei nostri giorni, responsabilmente impegnati (dedicati) dalla fondazione della città nuova, non è indifferente sottolineare che ai più non sfugge, che i previsti principi di partecipazione, di sussidiarietà orizzontale e verticale impongano un coinvolgimento, già nella fase preliminare di presentazione delle proposte di pianificazione territoriale indirizzata a un progetto di possibile sviluppo economico sociale, di tutta la comunità metropolitana e delle sue organizzazioni sociali, portatrici di interessi economici generali e di istanze di interesse collettivo.
Partecipazione e consenso costituiscono infatti le pre-condizioni essenziali per avviare un effettivo processo innovativo di sviluppo economico sociale di un’area metropolitana vasta estesa, nel nostro caso, da Tusa fino a Giardini Naxos.
La città Metropolitana non è solo un’istituzione, un nuovo complesso di procedure, di norme e di regole, una diversa configurazione di confini amministrativi, ma è anche e soprattutto l’occasione per creare un modo nuovo e diverso di governare il territorio e di attuare strategie (ambientali, sociali, economiche, produttive, commerciali, culturali, dei trasporti ecc.), le cui dinamiche e i cui effetti vanno al di là dei semplici confini amministrativi dei comuni come oggi li conosciamo.
L’interesse dei Comitati Territoriali per queste tematiche è soprattutto dettato dal fatto che la “funzione Metropolitana” sottolineata con maggior forza dalla L.R. 5/2015 è quella dello “sviluppo strategico del territorio metropolitano”, che si declinerà con il Piano Strategico Triennale e con le politiche attive di “promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città”.
In questa nuova prospettiva di elaborazione di piani, programmi e progetti che partono dal basso, e prescindendo dalla sterile ricerca di responsabilità sulla colpevole inerzia delle passate classi dirigenti, di seguito si elencano le principali opere infrastrutturali programmate, decise e non realizzate; gli investimenti programmati ma non ancora decisi; gli interventi infrastrutturali parzialmente realizzati e non completati, al fine di conoscere per tempo gli orientamenti di quanti pesano di meritare la carica di Sindaco Metropolitano riguardo alle priorità da assegnare alle opzioni di investimento che verranno proposte per un ridisegno del sistema infrastrutturale e dei trasporti .
Tra le principali realizzazioni programmate, decise ma non realizzate si indica :
- Ponte sullo Stretto ;
- Potenziamento porto di Tremestieri ;
- Via del Mare a Messina ;
Tra i più importanti interventi infrastrutturali parzialmente realizzati ma non completati :
- Raddoppio della rete ferrata Messina – Palermo ;
- SS. Gela – Santo Stefano di Camastra;
- Trasversale Ionio-Tirreno Patti – S. Piero Patti – Francavilla – Giardini ;
Tra gli interventi programmati ma non ancora decisi :
- Raddoppio della linea ferrata nel tratto Giampilieri – Fiumefreddo ;
- Riutilizzo delle linee ferrate dismesse lungo le tratte Messina – Palermo e Messina – Catania (green-ways) ;
- Passante autostradale metropolitano di Messina nel tratto Boccetta – Tremestieri ;
- Svincoli autostradali di Monforte – S. Pier Niceto, Furnari-Portorosa, Capo d’Orlando, Alì Terme e Capo S Alessio;
- Ammodernamento e potenziamento della viabilità già provinciale con priorità 9 strade provinciali di collegamento con centri non altrimenti raggiungibili (ad esempio Tusa, Castelmola, Alcara li Fusi, etc ) ;
- Trasferimento della proprietà delle strade già provinciali ai comuni
- Autoporto di Milazzo ;
- Centro Intermodale di Giammoro ;
- Porticciolo turistico a Villafranca ;
- Aeroporto nella piana di Milazzo ;
Tra gli interventi proposti ma non ancora programmati :
- Creazione di un’agenzia per la mobilità metropolitana ;
- Creazione della rete ferroviaria ad altissima capacità
- Recupero e riutilizzo del tracciato storico della ferrovia tra Messina e Patti
- Riorganizzazione del TPL su gomma
- Integrazione fra TPL urbano e extraurbano
- Integrazione fra i collegamenti marittimi per le Eolie e i trasporti ferroviari e autostradali
- Integrazione fisico-tariffaria a Messina fra metro-ferrovia e trasporto pubblico urbano (autobus e tram)
- Recupero e riqualificazione in termini di mobilità dolce dell’antica strada militare oggi strada provinciale n° 50bis di Dinnammare
- Creazione di una società unica per la gestione della portualità per la nautica da diporto
A questi si aggiungono gli innumerevoli medi e piccoli interventi programmati ma non decisi, parzialmente realizzati ma non completati, decisi ma non ancora avviati dalla Provincia, dall’ex Asi, e dall’Autorità Portuale Messina-Milazzo.
Le incertezze, le indecisioni e i ritardi accumulati negli ultimi decenni nel portare avanti il disegno progettuale di saldatura dell’area del messinese con la Calabria e la Sicilia tirrenico-occidentale bloccando definitivamente interventi infrastrutturali programmati e decisi (ponte sullo Stretto e linea AV/C Messina Palermo) e con la Sicilia centrale e sud-orientale, ritardando “sine die” il completamento della Gela-S. Stefano di Camastra e rinviando il completamento di 40 Km di rete ferrata con Catania per il quale non si è ancora avviata la fase di progettazione esecutiva, implicano, necessariamente, un ripensamento del disegno strategico per assicurare comunque forme alternative di collegamento della città metropolitana di Messina con quella di Reggio Calabria, stante il depotenziamento del servizio di traghettamento .
Parimenti urgente è la scelta di ammodernare i collegamenti con le città metropolitane di Catania e di Palermo fortemente condizionati da una rete autostradale a rischio, progettata e realizzata 50 anni fa e ormai obsoleta sulla quale i cittadini di Messina continuano a pagare il pedaggio a differenza dei cittadini delle altre limitrofe città metropolitane che non pagano nulla per l’utilizzo dei tratti di rete autostradale che le attraversano.
Peraltro, le priorità del nuovo disegno di sistema integrato di infrastrutture e di trasporti terrestri saranno conseguenti alla scelta, che si finirà con il subire se non si riesce a urgentemente decidere, relativa a quale distretto logistico dovrà afferire il sistema portuale Messina – Milazzo.
E’ bene ricordare che gli investimenti programmati dalla Provincia Regionale, dall’ASI e dall’Autorità Portuale, realizzati e non completati, oppure decisi ma non avviati per il trasporto delle merci sono stati pensati nella logica dell’Area integrata del Mela e del sistema interportuale dello Stretto .
In questo contesto si dovrà presto definire il futuro del centro mercantile realizzato in contrada Ciantro in prossimità del porto di Milazzo, del Centro direzionale non completato, del pontile al servizio delle acciaierie Duferdofin a Giammoro appaltato dall’A.P., .
Sembrano non più differibili per il porto di Milazzo il dragaggio, il completamento delle aree commerciali e il prolungamento del molo, parimenti bisognerà prendere una decisione sul completamento del nuovo porto di Tremestieri e sull’annessa piattaforma logistica.
Gli investimenti infrastrutturali programmati dall’ex Provincia, realizzati e non completati, programmati ma non ancora decisi riguardano principalmente il trasporto passeggeri; in particolare le intervallive per saldare con collegamenti trasversali le coste tirreniche e ioniche della città metropolitana, e la realizzazione di un aeroporto nella fasci tirrenica .
Queste scelte rispondevano certamente al disegno strategico di spostare sul Tirreno il baricentro dell’area metropolitana provinciale di Messina, troppo vicina sulla costa ionica all’area catanese.
Allo stato delle cose, è naturale porsi la domanda se si vogliono confermare e concretizzare queste scelte sollecitando e sostenendo la realizzazione degli interventi infrastrutturali programmati, o si intende invece proporre un diverso modello rappresentato dal definitivo accorpamento di tutta l’area metropolitana del messinese con Catania .
Tante domande prospettate dimostrano come il territorio merita e attende adeguate e sollecite risposte tutte comunque riconducibili ad un unico e ineludibile tema: quale futuro per l’assetto economico-produttivo della città metropolitana? .
Quando si pensa al domani si immaginano evoluzioni, miglioramenti, avanzamenti: in una sola parola, movimento.
Da contrapporre alla sterilità dell’immobilismo, vera zavorra sociale.
Parola che si porta dietro i disastri di menti e idee ferme.
Mentre la naturale prosecuzione dell’immobilismo, nella scia del paradigma di Eraclito, per il quale tutto scorre, sta nell’azione.
Azione, che si declina sotto forma di progresso, di reti, di infrastrutture, di tutto ciò che è testimone oculare di un oggi che è già domani.
MANIFESTO
Ad oggi Messina, seppure non colpita da un’imprevedibile calamità naturale, è nel pieno di un nuova drammatica emergenza che si sta vieppiù concretizzando, non con la distruzione del suo patrimonio edilizio, piuttosto con un processo di lenta e progressiva disgregazione del suo tessuto connettivo, che ha raggiunto livelli tali da scoraggiare qualsiasi tentativo di reazione spingendo, nella coscienza collettiva, all’amara previsione : questa comunità di persone è sul punto di dissolversi volutamente per sua stessa mano .
I conflitti istituzionali, contrassegnati dalla consolidata pratica di decidere di non decidere, di non fare e non far fare, hanno determinato una situazione d’immobilismo in difesa dell’esistente, che favorendo la conservazione, in una fase della storia che sollecita invece l’innovazione e il mutamento, ha portato un intero territorio, non più solo cittadino ma oggi diventato metropolitano, allo stato preagonico avvertito da tutti .
Il lento e malinconico dissolvimento della nostra città, drammaticamente percepito dalla stragrande maggioranza dei messinesi, ha generato due contrapposte reazioni: la prima, è distruttiva del rapporto di fiducia fra la comunità e i suoi rappresentanti negli organi elettivi che porta al rifiuto della politica proposta e gestita in forma partitica; la seconda, è ricostruttiva di organismi e relazioni attraverso i quali la società civile tenta di ripristinare, con esiti incerti e risultati contrastanti, un minimo di tessuto connettivo di una città, forse, ormai irrimediabilmente compromesso.
Risanare, ricostruire guardando al passato di una città che non è più, e che probabilmente non è mai stata se non nella memoria, e che non potrà mai più essere perché gli anni cinquanta del secolo scorso non tornano, è il tentativo nostalgico di coloro che, sgomenti davanti al nuovo, non rinunciano, tuttavia, a governare un mondo che non gli appartiene nel vano tentativo di fermare il tempo.
Sta, però, emergendo lentamente dagli studi, e si va progressivamente affermando nella coscienza collettiva una linea nuova che propone un mutamento del paradigma di città, del processo decisionale e delle direttrici per lo sviluppo.
Non si tratta di risanare, ma di rifondare una città nuova, assemblando le identità di comunità che vivono in territori ormai integrati nelle dimensioni spazio-temporali consentite dalle nuove tecnologie di comunicazione e dai nuovi modi e tecniche di trasporto, per acquisire una statura di città proporzionata al livello di competizione globale.
Il nuovo che avanza, a livello globale, impone, dunque, di passare dalla logica del campanile e dell’opera singola a quella del sistema e del progetto; in caso contrario il rischio che si corre è quello dell’emarginazione, della perdita di identità e in ultimo del dissolvimento .
Questa spinta all’innovazione avviata nel nostro paese agli inizi degli anni novata permeando la legislazione di riforma costituzionale e le riforme settoriali imposte dalla nuova costituzione economica dovuta al passaggio dalla Comunità europea alla Unione europea, è stata percepita in ritardo dalle nostre Regioni meridionali, geograficamente più vicine al nord Africa che all’Europa che si allarga a nord e a est.
Con venti anni di ritardo questa scelta si impone oggi ai decisori politici ancora fermi a concezioni superate, alla difesa del particolare, divisi su tutto, atterriti dal nuovo che non riescono più a governare.
Quando si pensa alla Messina del futuro si immaginano, si desiderano e si inseguono evoluzioni, miglioramenti, avanzamenti: in una sola parola, movimento.
Da contrapporre alla sterilità dell’attuale immobilismo, vera zavorra sociale.
Parola che si porta dietro i disastri di menti e di idee ferme, mentre la naturale prosecuzione dello status quo, nella scia del paradigma di Eraclito, “panta rei”, tutto scorre, sta nell’azione, che si declina sotto forma di progresso, di reti, di infrastrutture, di tutto ciò che è testimone oculare di un oggi che è già domani.
Passaggio epocale che, mascherato da difensivismo sociale-culturale-territoriale, sfugge al popolo dei NO, una pluralità di NO a tutto, sempre, comunque e a prescindere dal merito tecnico-economico dei singoli progetti .
Un variegato e composito popolo dei NO che, di fatto, soprattutto negli ultimi 20 anni, ha bloccato qualsivoglia iniziativa di ammodernamento infrastrutturale di Messina e della sua provincia.
Ma senza comprendere come operare scelte apparentemente impopolari, ma che hanno ricadute serie e vantaggiose per l’intera collettività, significa spostare lo sguardo verso un benessere comune e lungimirante; evitando di accontentare solo il singolo, mortificando in questo modo un’ariosa strategia di sviluppo in nome del bene comune .
Un ragionamento che poggia sull’oggettività italiana, un paese che già di suo accusa un ritardo infrastrutturale non indifferente rispetto agli altri stati europei,
Oggi alla classe politica dirigente messinese è affidata una responsabilità nuova che si sostanzia nella fondazione della città metropolitana .
Questo arduo compito, alla luce degli odierni eventi, non può essere riservato esclusivamente ai politici e men che meno a quelli preoccupati di cambiare tutto perché tutto resti lo stesso.
E’ un compito che non può neppure essere integralmente delegato a rappresentati eletti, piuttosto occorre il concorso di tutta la classe dirigente e più in generale delle diverse organizzazioni sociali e economiche .
La costruzione del futuro nostro e dei nostri figli è nelle mani prima di tutto delle comunità stesse e delle formazioni sociali nelle quali si articolano .
Il principio di sussidiarietà orizzontale, costituzionalmente garantito, assicura la partecipazione della società civile ai processi decisionali, secondo innovativi modelli di governance proposti e sperimentati da altre comunità territoriali del nostro paese, più pronte e attente, che negli statuti delle città metropolitane hanno previsto, tra gli organismi di partecipazione, l’istituzione del “forum metropolitano” che elabori un documento da considerare per la pianificazione strategica generale.
Le lentezze e i ritardi che la Regione Siciliana sta accumulando nei confronti del resto del paese, determineranno inevitabilmente ritardi e urgenze nell’approntamento della pianificazione strategica generale e nel Piano strategico triennale, che potrebbero vanificare la partecipazione, ancora non normata, dei cittadini metropolitani e delle formazioni sociali nelle quali si espleta la personalità.
Si colgono, però, tanti fermenti provenienti da singoli, gruppi, associazioni e movimenti che in questi frangenti avanzano richieste e proposte diverse e frammentate.
Tutte spingono nella direzione di una rifondazione di una città che sappia assemblare e comporre le singole identità territoriali in una unica nuova identità metropolitana.
Pertanto,
si invita
a precorrere i tempi della istituzione nello Statuto della Città metropolitana di Messina, del FORUM METROPOLITANO, promuovendo, tra i sostenitori di questo documento, la formazione di un
COMITATO
portatore di istanze e proposte, che composte in un disegno strategico generale e triennale, sarà sottoposto, per un confronto, agli Enti territoriali competenti alla redazione dei documenti di pianificazione territoriale per come è nello spirito del legislatore nazionale .