In empasse la vicenda del fermo di Gabriele Del Grande. La delegazione consolare italiana che avrebbe dovuto incontrare il documentarista e giornalista fermato il 10 aprile scorso dalla polizia turca al confine con la Siria, non ha avuto il lasciapassare in carcere dove è rinchiuso Del Grande. A darne la notizia il presidente della Commissione per i Diritti umani, Luigi Manconi, in una conferenza stampa al Senato dopo una telefonata con il legale del giornalista. “Il vice console italiano ad Ankara e il legale turco di Gabriele Del Grande sono andati nel luogo dov’é detenuto il giornalista italiano, ma le autorità turche gli hanno impedito di vederlo”. La richiesta della visita consolare era stata disposta dall’ambasciatore d’Italia ad Ankara, Luigi Mattiolo, e l’invio della rappresentanza consolare dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano.
Le trattative diplomatiche con la Turchia avviate al momento del fermo ad oggi continuano incessanti. ‘’Abbiamo ribadito la nostra ferma richiesta per il rilascio immediato di Gabriele Del Grande nel corso di una telefonata con il collega turco Mevlut Cavusoglu , così il ministro degli Esteri Angelino Alfano rispondendo ad una domanda sulla vicenda e aggiungendo di aver ricevuto il “massimo impegno dal governo turco sul fatto che le procedure verranno concluse al più presto’. La data prevista del rilascio del 13 aprile scorso non è stata rispettata e De Grande si trova ancora in condizioni restrittive in una ‘’guest house’’, senza che sia stato formulato peraltro alcun capo d’accusa.Il rimpatrio secondo alcune fonti diplomatiche dovrebbe avvenite con un provvedimento di espulsione. Il ministro Alfano sostiene che la ‘’ questione delle procedure non può in alcun modo impedire l’assistenza legale e consolare e ogni forma di sostegno e mi è stato assicurato che quanto è nelle loro possibilità per rendere rapida questa procedura sarà fatto. Quindi il caso è seguito al massimo livello e con la massima attenzione possibile”.
Di ieri sera, la telefonata di Gabriele ai genitori nella quale dice di stare bene ‘’non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del mio fermo è legata al contenuto del mio lavoro, in proposito ho subito interrogatori”, Del Grande stava infatti lavorando al suo nuovo libro ’Un partigiano mi disse’’ quando è stato fermato ad Hatay a sud della Turchia. ”Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo” – ha aggiunto il giornalista nel breve colloquio di martedì con la famiglia alla quale ha spiegato di essere stato prima – “tenuto in un centro di identificazione e di espulsione di Hatay”, alla frontiera con la Siria, e poi “trasferito a Mugla”, sulla costa egea, “sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento”.
“Conosco bene l’impegno, lo slancio e la serietà di Gabriele Del Grande perché quando ero portavoce dell’Unhcr abbiamo avuto occasioni di collaborazione – scrive su Facebook Laura Boldrini – Con il suo osservatorio sulle vittime delle migrazioni ‘Fortress Europe’ per anni ha tenuto alta l’attenzione sui flussi migratori e sui morti nel Mediterraneo.‘
“Chiedo il rilascio immediato di Gabriele Del Grande e di tutti i giornalisti detenuti ingiustamente in Turchia. Senza libertà di stampa non c’è vera democrazia”. Così ha scritto su Twitter il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani.
Mobilitazione per Gabriele in tutta Italia con #iostocongabriele astag lanciato per il rilascio del giornalista.