Cosenza – Giornalisti, magistrati, autorità locali e studenti del Liceo statale “Lucrezia Della Valle” di Cosenza, nell’auditorium della “Casa della musica” della città, hanno ricordato il 25° anniversario della strage di Capaci, in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di coloro che hanno perso la vita per motivi di giustizia.
L’incontro è stato organizzato dal Circolo della Stampa “M. R. Sessa” di Cosenza in collaborazione con l’Associazione dei Giornalisti Europei e l?Osservatorio Ossigeno per l?Informazione. “Il ruolo dell’informazione in terre di mafia. Dalle stragi del ’92 alle collusioni politico-istituzionali odierne” è stato il tema del seminario – coordinato da Franco Rosito, presidente del Circolo della Stampa – che ha visto gli interventi di Arcangelo Badolati, caposervizio Gazzetta del Sud; Marisa Manzini, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza; Carmelo Occhino, segretario generale dell?AGE; Alberto Spampinato, direttore di “Ossigeno per l’Informazione”; Filippo Veltri, giornalista e scrittore.
Presenti trecento studenti con i loro insegnanti e il dirigente scolastico Loredana Giannicola, che ha rivolto il saluto introduttivo. Significativo e apprezzato è stato l?intervento di Giancarlo Conticchio, questore di Cosenza. Una giornata densa di emozioni nel ricordo dei magistrati vittime della mafia, nel segno della libertà d’informazione e in particolare, come sottolineato da Badolati e Veltri “oltre il rituale della memoria”.
Decisa e coraggiosa, con momenti di commozione, è stata la denuncia del procuratore Marisa Manzini: “La mafia si sposta negli altri luoghi per fare diventare lecito ciò che lecito non è”, “La criminalità è riuscita ad inserirsi in modo pesante nelle istituzioni che dovrebbero lottarla, in luoghi dove ottengono finanziamenti pubblici. Lo Stato così finanzia la mafia”, “Non bisogna pensare che non ci sia più niente da fare”.
Alberto Spampinato ha sottolineato che la lotta alla mafia e all’illegalità non potrà essere vincente se le Forze dell’ordine non hanno il sostegno della società. “I giudici che lottano contro le mafie, come i giornalisti che denunciano le collusioni, gli scandali e la corruzione, a volte, vengono osteggiati e isolati dai loro stessi colleghi. È avvenuto in molti casi, è accaduto anche a Falcone e a Borsellino, è accaduto – ha detto – a tanti giornalisti che sono stati uccisi ma prima sono stati isolati dai loro colleghi. La maggior parte di coloro che li ostacolavano non erano mafiosi né erano corrotti. Semplicemente non condividevano l’idea di chi dimostrava con il proprio esempio che per combattere efficacemente la mafia, la corruzione e gli scandali bisogna essere molto determinati”.
Carmelo Occhino ha ricordato come negli anni trascorsi sui banchi di scuola lui e i suoi coetanei si siano impegnati nella pubblicazione di un giornale studentesco per poter esercitare l?analisi dei fatti ed esprimere commenti e punti di vista. “Non il solito tema sottoposto al voto dell’insegnante – ha detto – ma articoli che vi permettano di rivolgervi a tutti, esprimendo pubblicamente pensieri e proposte. Anche così l’informazione può fare la propria parte nelle terre di mafia e contribuire all’analisi del fenomeno”.