ROMA – Il M5S? “un esperimento di ingegneria sociale creato in laboratorio”. Questa la tesi del giornalista de “La Stampa” Jacopo Iacoboni raccontata nel suo libro-inchiesta L’Esperimento (Editore Laterza) sul Movimento di Grillo e Casaleggio che l’autore ha presentato martedì 28 agosto alla rassegna Libri al Borgo di Fiuggi in compagnia di Pino Pelloni (ore 21:30, Giardino dell’Excelsior – Bar DueP, Via Ernesta Besso, Fiuggi Città). Un testo quindi attualissimo, considerato che l’analisi riguarda un’organizzazione politica che oggi è forza di governo ed esprime il premier e uno dei due vice-presidenti del Consiglio.
Si tratta di un’indagine che parte da molto lontano, raccontata in maniera brillante e rigorosa secondo uno schema che può essere accostato alla migliore tradizione del giornalismo investigativo anglosassone, con riferimenti chiari e precisi alle fonti e ai link per accedervi. Grazie alle preziose testimonianze di chi ha contribuito in prima persona a quell’esperimento,Iacoboni arriva a offrirci una lettura decisamente non convenzionale del M5s, lontana da quella superficiale di chi si avvicina ad esso come se fosse un partito tradizionale nato in epoca “analogica”: un abbaglio in cui sembrano essere caduti anche molti dei cosiddetti “opinion leader” che sentiamo pontificare quotidianamente dagli schermi televisivi. La tesi di fondo è che invece il M5s non sia un partito come lo intendiamo comunemente, bensì uno strumento, un contenitore che può essere governato in qualsiasi direzione.
Tutto ha inizio tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo secolo nelle sedi milanesi e bolognesi della Webegg, una medio-piccola società di ricerca e consulenza informatica del gruppo Olivetti (poi ceduta a Telecom) emanazione della Logicasiel, azienda nata da una joint venture tra l’inglese Logica e la Finsiel. Stiamo parlando di un’azienda a quei tempi all’avanguardia, tenuto conto del fatto che il web aveva visto la luce solo all’inizio degli anni ’90 grazie a due ricercatori del Cern di Ginevra, mentre Google era stata fondata solo pochi anni prima, nel 1997.
L’amministratore di Webegg è Gianroberto Casaleggio, un esperto analista/programmatore milanese dotato di un buon carisma, con alle spalle una lunga esperienza nei laboratori Olivetti di Ivrea. In quegli anni guida un team ristretto di lavoro composto da ingegneri, manager e informatici impegnato nella sperimentazione di alcune tecniche di formazione del consenso all’interno delle intranet aziendali. A svelare a Iacoboni le modalità con cui questi test venivano eseguiti è Carlo Baffè, un giovane ingegnere elettronico assunto da Casaleggio fresco di laurea e che fu presto coinvolto in quel ristretto gruppo di lavoro sulle reti. Questa la sua testimonianza: “Si iniziò a usare il forum per far passare certe posizioni di Roberto come se fossero frutto di una discussione democratica». Quella che lui chiamava «valanga del consenso». Pilotare i forum che si credevano “liberi”: in questo consisteva l’esperimento. Inserendo rotture o rumori di fondo, distorsioni pilotate, alla fine si riusciva a far convergere i partecipanti verso un’opinione predeterminata.” “Il giochino era molto divertente all’inizio. Ma poi mi resi conto che non era altro che un esperimento di ingegneria sociale per capire quali fossero i metodi più efficaci per manipolare le opinioni e creare il consenso. Con discussioni solo apparentemente democratiche” racconta ancora Baffè. La rete, sebbene non sia centralizzata può essere orientata e parzialmente controllata a monte. Come nella intranet di Webegg, la costruzione di una organizzazione – scrive Iacoboni – riposa essenzialmente su due elementi, i nodi e le connessioni. Il metodo, ossia la tendenza dei nodi all’auto-organizzazione, è cruciale più dell’oggetto. Bisogna anzitutto conoscerla e poi indirizzarla a proprio vantaggio.
Tutte queste strategie di manipolazione del consenso verranno messe in pratica qualche anno dopo nei primi meetup, le cellule embrionali del futuro movimento politico: organizzazioni che vengono calate dall’alto e non sono affatto frutto di uno spontaneismo dal basso come spesso sentiamo raccontare. Nel frattempo accadono alcuni fatti importanti, che è bene sottolineare. Nel 2003 Webegg, che ha 15 milioni di buco su un fatturato di 26 milioni di euro, verrà ceduta dall’allora amministratore delegato di Telecom Tronchetti Provera a Value Partners Spa e poco tempo dopo (all’inizio del 2004) Gianroberto fonderà la Casaleggio & Associati insieme al figlio Davide e i suoi più stretti e fidati collaboratori.
Nel 2004 c’è anche il primo incontro tra Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, che si terrà a Livorno, in un luogo simbolico: il teatro Goldoni, quello che nel 1921 avrebbe visto la scissione del partito socialista da cui nascerà il Pci. Due persone appartenenti a due mondi lontanissimi: da una parte l’ombroso tecnocrate studioso di reti e appassionato di letteratura fantasy e dall’altra il comico e l’animale da palcoscenico capace di riempire i teatri della penisola con i suoi spettacoli ispirati all’attualità politica e caratterizzati dal sarcasmo e dalle invettive contro la famigerata “casta” dei partiti. Un incontro decisivo: sarà proprio questo connubio (tra la componente digitale e quella analogica, fa notare Giuliano Da Empoli, autore del libro “La Rabbia e l’algoritmo”) a stabilire una sintesi micidiale che decreterà la vera forza d’urto del Movimento 5 stelle.
Grillo viene definito nel libro il “paziente zero”, l’influencer numero uno in quanto il primo ad essere testato e a fare da amplificatore del virus social, l’uomo del consenso elettorale in grado di incarnare al meglio quella rabbia anti-sistema, ormai diventata fortissima nella società, tanto più in un periodo caratterizzato da una crisi economica che ha provocato disuguaglianze ancora più marcate e a cui i partiti tradizionali non sono stati in grado di offrire risposte adeguate. A partire dal suo blog, che segnerà di fatto l’ingresso della piccola società di consulenza nel mondo della politica e che sarà seguito giorno per giorno dallo stesso Casaleggio, con una cura maniacale per i singoli dettagli (perché sono questi che fanno la differenza – dice). Per la verità c’era già stato un approccio anche con Di Pietro, con un personaggio che tuttavia non poteva avere la stessa risonanza del comico genovese e in un’epoca in cui i siti web erano intesi ancora come vetrina per le aziende e non strumenti utili alla costruzione del consenso.
Il blog di Grillo avrà in pochissimo tempo una funzione decisamente strategica, forse oltre le aspettative dello stesso Casaleggio, e diverrà il centro propulsore di tutte le iniziative, compresa la nascita dello stesso Movimento 5 stelle e la sua ramificazione nella rete. Nasce infatti e si sviluppa in un contesto particolarmente favorevole, segnato dall’avvento dei social network (di Facebook in particolare) che costituiranno l’ambiente ideale per testare e mettere in pratica su scala ben più ampia gli esperimenti e i progetti sulle reti pensati molti anni prima dallo stesso Casaleggio e dai suoi collaboratori. Il blog è al centro di una fitta galassia di altri blog e di pagine facebook (come TzeTze, La Cosa e La Fucina) che avranno il compito di diffondere viralmente il verbo – per esempio attraverso i video delle “webstar” grilline come Di Battista, Di Maio e Taverna – e di permettere al tempo stesso l’autofinanziamento delle campagne politiche. Chi gestisce il blog e le pagine social ha la possibilità di controllare ora per ora il trend di viralità dei contenuti pubblicati attraverso le analisi comparate dei dati. Iacoboni coglie nel libro un altro aspetto fondamentale: la profilazione, che permette di sapere ad esempio chi si collega a un video in un dato momento, da dove, con quale software, quale è la sua età e quali sono i suoi interessi. Il modello di riferimento sembra essere quello di “The circle”, quel mondo distopico splendidamente raccontato nell’omonimo romanzo di Dave Eggers, dove tutti sono sorvegliati e obbligati a documentare le proprie esperienze sui social, quasi senza rendersi conto di essere all’interno di una setta in cui viene considerato eretico chi non si riconosce nei suoi principi fondanti e si muove fuori dal mondo virtuale.
L’autore de “L’Esperimento” sottolinea come tutto questo costituisca un caso unico al mondo, a cui si è arrivati grazie al genio di chi aveva capito molto in anticipo l’impatto rivoluzionario della rete, rendendo possibile la formazione di un movimento di tipo nuovo che sfugge alle categorie classiche della politica e che può essere guidato dalle preferenze degli elettori-consumatori. “Non solo una piccola azienda ha edificato una forza politica che si autofinanzia – scrive Iacoboni – ma questa forza politica, ancor più da quando è entrata in massa in Parlamento, diventa essa stessa un asset economico – grande o piccolo, non importa – dell’azienda”.