Roma, Vetere (Uspi) al workshop del dipartimento Editoria

Produrre oggi informazione modelli innovativi di business: all'incontro, svolto all'interno della “Settimana dell’Amministrazione Aperta – #SAA2019, sono intervenuti Fabrizio Carotti (FIEG), Francesco Piccinini (FANPAGE) e Claudio Giua (FEDOWEB)

Immagine: secondo da destra Francesco Saverio Vetere Segretario Generale Uspi

Roma – ‘’Troppi vuoti normativi non permettono lo sviluppo dell’editoria digitale, su cui pesa il requisito della “periodicità fissa”, individuato nella L. 416, perché le testate online non hanno la periodicità fissa, ma una “periodicità in progressione” il che ‘’genera molta confusione nel mondo dell’editoria digitale malgrado sia l’unico settore in crescita, in particolare l’editoria nativa digitale (FanPage e CityNews sono al primo posto della classifica Comscore) il  68 % di editoria online, molto seguita, presenta ancora pochi ricavi a fronte di una forte crescita’’. Così Francesco Saverio Vetere Segretario Generale Uspi, l’ Unione Stampa Periodica Italiana che dal 1953 associa tutte le diverse tipologie di periodici di informazione locale e di nicchia, tecnica e scientifica e quella confluita sul web o nata sul web, intervenuto al workshop, Produrre oggi informazione: modelli innovativi di business?, svolto a Roma lo scorso 13 marzo, all’interno della“Settimana dell’Amministrazione Aperta – #SAA2019”.  

Evidenziando  le enormi difficoltà economiche cui vanno incontro le testate online che a differenza di quelle stampate non hanno ricavi da vendita – se non per gli abbonamenti riservati al  13% dei giornali specializzati – pubblicità e contributo pubblico, Vetere ha sottolineato la fondamentale importanza del Contratto di lavoro giornalistico USPI-FNSI quale ‘’soluzione per il contenimento dei costi’’ rispetto al ‘’contratto FIEG troppo costoso, tarato su un giornale quotidiano degli anni ’70, ovvero un organo mastodontico. Tra il CCNL USPI e quello FIEG cambia la struttura dei costi’’ ha rimarcato il Segretario Generale Uspi, rilevando la ‘’piena aderenza del Contratto USPI – FNSI al settore dell’informazione, alle norme deontologiche dell’Ordine dei Giornalisti’’ concepito a ‘’garanzia e tutela dei  giornalisti, editori e  lettori’’.Concetto pienamente condiviso da Fabrizio Carotti Direttore Generale della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG),  secondo cui ‘’il  Contratto USPI è un esempio per tutti noi, perché ha anticipato il bisogno di riduzione dei costi dei contratti giornalistici. Il Contratto FIEG ad oggi non è più sostenibile. Il contratto USPI in media è il 30% inferiore al FIEG’’, ha detto Carotti ponendo l’attenzione anche sul diritto d’autore del prodotto informativo che va sempre tutelato. La pirateria è un fenomeno devastante. La battaglia della FIEG è concentrata sui comportamenti di reperibilità dell’informazione in modo gratuito’’.

Francesco Saverio Vetere, ha poi posto l’accento sulla crescita di fiducia degli editori online più piccoli. Nel rapporto tra il contenuto e il mezzo è nata la professione giornalistica, che è stata connotata da quelle tecniche di mestiere che riguardavano il mezzo. Nella editoria cartacea prevale ancora il mezzo sul contenuto, in quella online è il contenuto che prevale sul mezzo, che non ha più limiti di spazio.

Serve un rilancio del settore, anche con l’aiuto delle istituzioni, perché tutto il comparto, in questo stato, non giova a nessuno’’, ha messo in risalto il Segretario generale Uspi che ha anche toccato la ‘’questione, connessa alle precedenti, dell’Ordine dei giornalisti. Dobbiamo decidere se far esistere l’ordine o no (ormai è rimasto solo in Italia). Se decidiamo di farlo esistere, per essere giornalisti bisogna essere iscritti, altrimenti si creano altre figure di giornalisti non iscritti che non hanno gli stessi obblighi deontologici ed economici’’.

Sulla grande sfida della produzione dell’informazione, in particolare per i media tradizionali, chiamati a misurarsi con una domanda di informazione sempre più dinamica e in competizione con i nuovi produttori di notizie, che operano quasi esclusivamente nello spazio della rete, attraverso esperienze concrete di riconversione, nel corso del workshop, si sono confrontati altri operatori di settore appartenenti a diverse realtà editoriali, da quelle più tradizionali a quelle più innovative.

Stefania Palamara, Dirigente del Servizio per il sostegno diretto alla stampa ha introdotto i lavori sulle misure di sostegno che negli ultimi anni sono state implementate per favorire la conversione dei modelli informativi tradizionali al digitale ed alla multimedialità.

Francesco  Piccinini Direttore di FanPage ha aggiornato i presenti sulla crescita del gruppo, il40% nel 2019 con un fatturato 10mln nel 2017 e 20mln nel 2018. ‘’FanPage è cresciuta nella logica del modello di fare rete. L’informazione vive nel rapporto costante tra contenuto e contenitore. Il contenuto è a monte e deve sapere dialogare e adattarsi al contenitore: questo è il lavoro dei i giornalisti’’.

Claudio Giua socio delegato diFedoweb, ha indicato le caratteristiche della  Federazione degli editori online (Mondadori, Rai, Mediaset, GEDI) che ‘’attualmente rappresenta 17 editori, molti appartenenti a FIEG. Nato con l’obiettivo di creare una struttura audiweb (di cui possiede il 50%) che possa  certificare le audience digitali. I grandi editori come Repubblica giocano molto del loro ruolo anche sul web, nonostante ancora non ci siano dei grandissimi profitti. Il futuro comunque non potrà che essere soprattutto digitale, ma non esclusivamente digitale. Ciò che oggi non funziona è la suddivisione della torta pubblicitaria, né a livello globale né a livello nazionale, dove la fetta più grossa va sempre ai soliti, tv in primis’’.

A margine dell’incontro, notevole è stato il contributo degli intervenuti alla Tavola rotonda moderata dal Consigliere  Ferruccio Sepe, Capo del Dipartimento Informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha sottolineato quanto ‘’gli online che appartengono ai cartacei godono di fiducia e fama derivata dal cartaceo, che a sua volta deriva da un retaggio storico. Gli editori nonostante la domanda crescente di informazione e la crescita dell’online, non riescono a creare un modello sostenibile di business’’.

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