Racconti, reportage domestici, lettere ‘all’antica maniera’ e accurate reportistiche sui social. I cittadini, nei mesi più duri dell’emergenza, hanno iniziato a raccontarsi sempre di più. Macchine fotografiche, smartphone, videochiamate in famiglia hanno colmato il vuoto dell’incontro fisico. La comunicazione virtuale è stata protagonista nei giorni della ‘chiusura totale’.
Tutto questo mentre il mondo della comunicazione ‘professionale’ subiva un contraccolpo durissimo con eventi, congressi e festival azzerati. Dopo il lockdown quasi tutto, nel mondo dei professionisti, è ripartito in modalità mista: presenze fisiche contingentate e collegamenti in streaming. E quella che è nata come misura di emergenza diventerà, con buona probabilità, la routine che trasfigurerà il volto dell’informazione e della comunicazione in ogni ambito.
A Varese, dal 12 novembre, il Festival del giornalismo digitale torna proprio per accendere i riflettori su questo cambiamento epocale. Da un lato la comunicazione ha riacquistato un ruolo centrale, dall’altro, in un certo senso, è stata cambiata dalle dinamiche della pandemia. Un po’ diverso il discorso per l’informazione che mai come in questo periodo ha avuto ricadute dirette e incisive nella vita delle persone. Il bollettino dei contagiati e dei morti, i numeri e la loro contestualizzazione doverosa, le testimonianze. Eppure anche lì, nella cronaca pura, una rivoluzione è arrivata.
“Cambiando le nostre abitudini, la pandemia ha cambiato anche il modo di approcciarsi all’informazione. Il Covid ha restituito all’informazione quel ruolo centrale” ha osservato Marco Giovannelli, direttore di Varesenews in un nota di presentazione del Festival di cui è ideatore. “Un’ ottica biunivoca di ragionamento” attraverserà gli approfondimenti del Festival che sarà anche “in presenza” ha spiegato ancora Giovannelli, “una scelta precisa- ha detto- dettata dall’importanza del tema e dall’esigenza di tornare a confrontarsi su un argomento che occuperà ancora a lungo le pagine dei giornali di tutto il mondo”.
‘Emergenza Covid: le fonti, le testimonianze, le fake news, la
deontologia dei giornalisti’ tra i temi trattati. Ma si parla anche di
dati e di come trasmetterli in modo corretto. Di sport e di come le
testate sportive siano ‘state costrette a reinventarsi’.
La pandemia ha significato anche smartworking, con la conseguente
riorganizzazione delle redazioni, le nuove modalità per condurre le
interviste o i talk, il lavoro degli inviati, l’utilizzo dei social come
strumenti primari di lavoro e di ricerca, con i rischi e gli
approfondimenti necessari, gli scenari futuri: tutto è stato toccato dal
Covid19.
Il Festival darà anche spazio ai racconti e alle testimonianze dirette di chi ha pagato di più questa crisi globale, non solo sanitaria. La pandemia come ogni momento di emergenza – come è emerso da osservatori di ricerca e studio anche internazionale come Network italiano salute globale – non ha fatto altro che acuire le diseguaglianze sociali e colpire chi già in sofferenza per altre patologie o condivisioni socio-economiche di vita.