Roma. Giornalisti della Dire in sciopero

Piano di 28 esuberi, di cui 15 giornalisti e 13 grafici. L'Assemblea dei Redattori dell'agenzia di stampa Dire ha proclamato per oggi 27 settembre 2023, lo stato di agitazione sindacale a seguito di una procedura di licenziamento collettivo dell'azienda. Una procedura che arriva a pochi giorni dal nuovo decreto di Palazzo Chigi sulle agenzie e alla fine del contratto di solidarietà cui i giornalisti della Dire sono stati sottoposti per due anni. Le dichiarazioni del sottosegretario all'editoria e dell'editore Dire⬇️

ROMA, 27 settembre 2023 – Giornalisti dell’Agenzia di stampa Dire in sciopero dopo l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo da parte dell’azienda che, a pochi giorni dalla partenza del nuovo decreto per le agenzie di Palazzo Chigi, prevede un piano di 28 esuberi, di cui 15 giornalisti e 13 grafici.
L’Assemblea dei redattori si è, infatti, riunita ieri proclamando lo stato di agitazione sindacale e affidando al Comitato di redazione un pacchetto di sciopero di 5 giorni, da utilizzare nell’ambito della trattativa e qualora l’azienda non dovesse accogliere, nel primo incontro, tali richieste. I redattori dell’Agenzia Dire hanno, inoltre, deliberato lo sciopero delle firme.

«La procedura – spiega l’Assemblea dei redattori – arriva dopo quasi due anni di contratto di solidarietà in cui i giornalisti hanno sacrificato una cospicua parte del loro stipendio per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sacrifici resi ancora più importanti da pagamenti a singhiozzo degli stipendi, liquidati nell’ultimo anno quasi sempre in due soluzioni».
Ritenendo «inaccettabili e illegittimi questi licenziamenti, oltre che lacunosa e scarsamente motivata la stessa procedura avviata dall’azienda», l’Assemblea dei redattori dell’Agenzia Dire sottolinea che «l’annuncio dei licenziamenti, arrivato una settimana esatta dopo la fine del contratto di solidarietà, giunge tra l’altro dopo un grave atto ostile da parte dell’azienda che, a fine agosto, ha citato i componenti del Comitato di Redazione in un procedimento di mediazione con l’accusa di diffamazione per una nota pubblicata a fine luglio sul sito della Slc-Cgil e mai uscita sui notiziari o sul sito dell’Agenzia Dire».
Per questi motivi, l’Assemblea dei redattori, oggi in sciopero, chiede il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo e dell’azione legale nei confronti della propria rappresentanza sindacale.

Stato di agitazione e sciopero nella giornata di oggi, mercoledì 27 settembre, proclamati anche dalle rappresentanze sindacali dei grafici dell’Agenzia Dire, Slc Cgil Roma e Lazio, Fistel Cisl e Uilcom, con blocco totale delle prestazioni straordinarie e un pacchetto di 40 ore di sciopero.

Per il sottosegretario all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini «preoccupa e stupisce per la tempistica poco comprensibile, l’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte dell’editore della Dire nell’imminenza dell’avvio di una riforma che, dopo anni di incertezze e proroghe, mira proprio a dare certezza di risorse agli editori per costruire realtà solide, difendendo i livelli occupazionali e la qualità dell’informazione». Barachini, pertanto, auspica «vivamente che, nell’ambito del confronto con le organizzazioni sindacali, l’editore si adoperi per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti».

Stefano Valore, editore Agenzia Dire

Dal canto suo, l’editore Stefano Valore, nel prendere «atto della nota del Sottosegretario Barachini in cui ha espresso la sua preoccupazione circa la difficile situazione finanziaria che vive l’agenzia Dire», replica a Barachini evidenziando che «preoccupa molto anche me e che mi ha costretto, proprio per far continuare ad operare l’Agenzia Dire, ad intraprendere la dolorosa scelta della riduzione del personale».
L’auspicio di Valore è che, «dopo una comprensibile fase di rottura dei rapporti e di scioperi, anche grazie all’intervento del Governo, si arrivi comunque ad individuare quella soluzione che aiuti davvero a salvaguardare tutti i livelli occupazionali che ad oggi nei numeri non sono più sostenibili». (Fonte giornalistitalia.it)

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