Uspi, Vetere: Intelligenza artificiale: mettiamo un punto

...Dell’utilizzo che vien fatto dell’IA e dei suoi limiti ma non astrattamente etici, dovremo parlare di monopolio, di disinformazione, di vera e propria criminalità...senza premettere il timore che la macchina possa sostituire l’uomo. A soffermarsi sulla questione Francesco Saverio Vetere Segretario generale Unione Stampa Periodica Italiana Uspi, organismo nazionale a tutela e sostegno del comparto Editoria e Giornalismo

Roma, 2 gennaio 2024 – Cominciamo dalla definizione di autocoscienza data dall’Enciclopedia Treccani, sottolinea Francesco Saverio Vetere Segretario generale di Unione Stampa Periodica Italiana Uspi, organismo a tutela e sostegno del comparto Editoria e Giornalismo : “autocosciènza s. f. [comp. di auto-1 e coscienza]. – 1. Nel pensiero filosofico, coscienza di sé, consapevolezza del proprio esistere e del proprio agire, non come oggetto, cioè effetto di cause, ma in quanto entità soggettiva, desiderosa e capace di spiegazioni causali della realtà e di sé stessa; più in partic., e con altro senso, nella filosofia idealistica, coscienza razionale che l’io ha di sé come soggetto di pensiero nella riflessione filosofica, come principio della conoscenza ma anche della realtà”.

Risulta a qualcuno che l’Intelligenza Artificiale (IA) possa sviluppare autocoscienza? Se la risposta è no, allora gran parte delle discussioni che vengono fatte rappresentano qualcosa di inutile che ci fa perdere molto tempo. Si tratta di uno strumento che l’uomo utilizza. Così l’avvocato Vetere, nel rilevare : Certo non è mai capitato che un sistema di IA mi mandasse al diavolo perché non aveva tempo, aveva i suoi problemi, doveva andare a fare una visita, era già fidanzata o faceva il tifo per il Catanzaro (giusto per fare un esempio).

Quindi, d’ora in poi parliamo di cose serie: dell’utilizzo che vien fatto dell’IA e dei suoi limiti ma non astrattamente etici. Dovremo parlare di monopolio, di disinformazione, di vera e propria criminalità. Senza premettere il timore che la macchina possa sostituire l’uomo: la sciocchezza, per non dire di peggio, del XXI secolo.

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