Secondo un accordo governativo con il Canada, Google ha pagato ai media canadesi 100 milioni di dollari canadesi, il corrispettivo di oltre 67 milioni di euro, per l’utilizzo dei loro contenuti.
A spiegare nei dettagli la questione è Uspi Unione Stampa Periodica Italiana.
L’accordo nasce da accuse di pratiche anticoncorrenziali di Google nel mercato della pubblicità online.
Un passo indietro…
Nell’accusa rivolta al colosso tecnologico si legge che Big G avrebbe adottato “una condotta volta a garantire il mantenimento e il consolidamento del suo potere commerciale”.
L’indagine iniziata nel 2020 continua quindi con l’avvio del procedimento penale da parte dell’Autorità antitrust canadese, il Competition Bureau, che ha sottolineato come l’area del mercato pubblicitario di Google comprenda il 50% delle entrate dell’intera società.
L’antitrust ha dunque concluso che “il controllo quasi totale di Google sul software pubblicitario è frutto di una progettazione e di una condotta premeditate, piuttosto che di prestazioni competitive superiori o di un caso fortuito”.
Ma il Canada non ha deciso di limitarsi alla sola accusa contro Google. Infatti, per venire incontro al suo settore editoriale ha varato (a giugno 2023) una legge denominata Online News Act che “ha lo scopo di aiutare le organizzazioni giornalistiche canadesi a raggiungere accordi commerciali equi con le più grandi piattaforme online, come i motori di ricerca e i siti di social media”.
Questa legge ha di conseguenza istituito il Canadian Journalism Collective, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha raccolto i 100 milioni che Google ha pagato ai media canadesi e che si aggiungono ai fondi statali garantiti dall’Online News Act.
Il colosso tecnologico dunque si è impegnato e continuerà a mantenere la promessa di un equo compenso verso i giornali online canadesi e garantisce un ulteriore pagamento a fine dell’anno corrente.
Paul Deegan, presidente di News Media Canada, un’associazione nazionale che rappresenta e tutela editori e giornalisti, si dice soddisfatto dell’accordo e delle retribuzioni offerte da Google, “di gran lunga superiore” a quanto ottenuto altrove.
Articolo di T.S.