Lo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi si “macchia” di un altro crimine oscurantista, tipico delle più efferate dittature. Dopo la decapitazione degli ostaggi non sono risparmiate neanche le idee, anzi.
A Mosul, città irachena da giugno del 2014 sotto il controllo degli islamisti, sono stati bruciati migliaia di libri in piazza e arrestati diversi librai.
Secondo le fonti del sito iracheno “Ankawa” il proprietario della libreria “Generazione araba” è stato arrestato perché avrebbe venduto “libri cristiani”, proibito! La “biblioclastia” o “bibliolitia”, più comunemente “rogo di libri” è una pratica, purtroppo, antica e praticata in passato da istituzioni politiche e religiose in cui si distruggono libri e materiale scritto.
Il fanatismo esasperato di uomini e istituzioni ha portato, nel corso della storia, a diversi grandi roghi che spesso hanno distrutto intere culture.
Penso ai libri di alchimia dell’enciclopedia di Alessandria bruciati nel 292 d.C. dall’imperatore romano Diocleziano o al “falò della vanità” che nel XV secolo a Firenze distrusse opere artistiche ritenute immorali da Girolamo Savonarola.
Nel Novecento come non pensare al rogo dei libri di autori ebrei durante il regime nazista, in particolare quello del 10 maggio del 1933 nella Bebelplatz di Berlino.
Dicevamo di Mosul, nei giorni scorsi i miliziani dell’Is hanno preso d’assalto anche la Biblioteca centrale della città, distruggendo porte, finestre e purtroppo le antiche teche contenenti i preziosi libri.
Secondo il National Post, libri di poesia e filosofia, volumi scientifici e anche libri per bambini sono stati caricati su sei jeep, saccheggiate anche le librerie e le tradizionali bancarelle lungo la centrale via di al-Mutanabi. Mosul è una delle più antiche città irachene e durante l’invasione americana del 2003 molti abitanti avevano custodito nelle loro case gli antichi manoscritti della biblioteca per sottrarli agli scontri e ai saccheggi.
Oggi invece nulla si è potuto alla razzia selvaggia dei miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi.