Germania, Pegida e i suoi “fratelli”

Dove nasce il Movimento dei patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidentali
People attending an anti-immigration demonstration organised by rightwing movement Patriotic Europeans Against the Islamisation of the West (PEGIDA) walk past opponents of PEGIDA behind police cars, in Dresden, Germany October 19, 2015. PEGIDA held a rally on Monday to mark the one-year anniversary of the group's formation. REUTERS/Fabrizio Bensch

I fatti di Colonia e la successiva tensione che in questi giorni sta stringendo la Germania in una morsa dai contorni, ancora, imperscrutabili hanno portato alla ribalta Pegida, movimento politico tedesco anti-Islam, fondato  da alcuni analisti politici vicino all’estrema destra e al Partito Nazionaldemocratico di Germania.

Ma cos’è Pegida?

Anzitutto sciogliamone l’acronimo Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes “patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidenatali”, nome che non lascia dubbi circa il “pensiero” alla base del movimento. Proprio per questo motivo Pegida ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica tedesca che vede nel movimento un bersaglio sicuro di possibili attentati. Come riportato dal Der Spiegel, in questi giorni, eventi futuri potrebbero diventare bersaglio di azioni terroristiche, è questa la ragione per cui la polizia federale ha annullato nuove possibili marce in giro per il paese. Facciamo però un piccolo salto cronologico. Nato lo scorso ottobre a Dresda, capitale della Sassonia, Pegida inizia a fare leva proprio nelle aree più depresse della Germania dell’est, zone storicamente – negli ultimi 25 anni – tra le più ricettive a livello nazionale agli slogan della destra estrema. Ecco il primo paradosso: nella regione i musulmani sono circa 4mila, lo 0,1% della popolazione a fronte di una media nazionale del 5%.

Da chi è stato fondato Pegida?

Il movimento ha preso il via grazie al pubblicitario Lutz Bachmann, testimone a Dresda di scontri tra manifestanti del PKK (Partito dei lavoratori curdi) e un gruppo di salafisti, e pensò di organizzare un movimento politico contro il ripetersi di atti del genere. All’inizio dell’ottobre scorso la procura di Dresda ha accusato Bachmann di incitamento all’odio razziale a causa di due post pubblicati su Facebook nel settembre 2015, nei quali faceva riferimento ai richiedenti asilo come a “bestie”, “gentaglia di fango” e “ciarpame”. Bachmann avrebbe offeso la dignità umana dei profughi, insultandoli e disprezzandoli con l’intento di suscitare l’odio razziale. Facebook da cui nasce la storia “breve” di questo movimento, aperta la pagina sul più noto social network mondiale Bachmann ha raccolto subito migliaia di aderenti, trasformandola tuttora nell’unica fonte ufficiale del movimento nonostante sia stato registrato il dominio http://www.pegida.de/.  Attraverso il passaparola la partecipazione alle manifestazioni – una a settimana, sempre di lunedì – è cresciuto da allora in maniera costante, dopo gli attentati di Parigi si è registrata infine un aumento della popolarità del movimento.

Il famoso manifesto?

Bachmann ha stilato un manifesto formato da 19 punti, al contrario di altre sigle di destra nel resto d’Europa e della stessa Germania Pegida individua la sua battaglia sull’identità culturale dell’Occidente, dichiara di voler proteggere la cultura giudaico-cristiana contro l’islamismo e l’estremismo religioso ma non è ostile a tutti i musulmani (in Germania ci sono tre milioni e mezzo di turchi, solo nel 2014 hanno chiesto asilo 200mila siriani in fuga ndr). Chi lo critica però non crede a questa distinzione e lega Pegida a gruppi nazisti non solo perché il movimento è nemico delle politiche di immigrazione del governo e le regole per chi chiede asilo politico; ma soprattutto perché alcuni suoi componenti avrebbero partecipato a un’aggressione con dei coltelli a danno di un gruppo di giovani migranti sempre a Dresda. Ecco un estratto del manifesto stilato da Bachmann:

“Vorremmo che tutti i bambini possano crescere in una Germania ed un’Europa cosmopolite. Noi non siamo “Politicamente corretti”, non ci inchiniamo ai mass media, non facciamo i “bravi ragazzi”, utilizziamo il nostro diritto costituzionale alla libertà di espressione. Qualsiasi persona, indipendentemente da nazionalità e religione, è benvenuta, ma non vogliamo che si scarichino sulle nostre strade le guerre religiose…Non accettiamo che in Europa ci siano attività dell’Isis, del Pkk, di al Queda o di come si chiamano! Vogliamo preservare a tutte le persone che vivono in Europa la libertà di pensiero e di modo di vivere. Chiediamo che la nostra giustizia si batta con ogni mezzo legale in suo possesso contro l’autoproclamatasi guerra santa ed i suoi predicatori. La separazione tra Stato e Chiesa ha avuto successo in Europa. Il “padre dei turchi”, Mustafa Kemal Atatürk ha guidato con successo la Turchia verso il mondo moderno con la separazione tra stato e religione dimostrando così che anche un Paese musulmano ne è capace”.

Il passato di Bachmann?

41 anni, figlio di un macellaio, da giovane fu condannato per furto e rissa, scappò in Sud Africa e fu rimpatriato scontando due anni di prigione, nel 2008 fu trovato in possesso di piccoli quantitativi di cocaina per i quali è stato condannato, anche se ha goduto di una sospensione condizionale della pena. Nel 2014 è stato multato per aver mancato di provvedere al mantenimento del figlio che vive con l’ex compagna, non si vergogna del suo passato su cui ha dichiarato: “non tutti i politici hanno sempre la fedina penale pulita”. Insomma, un personaggio complesso senza dubbio. Nel corso delle numerose “marce del lunedì” promosse da Pegida a Dresda ci sono stati anche slogan che riecheggiano la Turchia di primo Novecento, quella di Atatürk, la separazione tra Stato e Chiesa in paesi musulmani è possibile.

Il movimento appare trasversale, seppure l’impressione generale sia che si tratti di una formazione che in un ipotetico parlamento si troverebbe a destra, i temi trattati possono risultare vincenti anche su abituali votanti di sinistra. In Germania – come del resto anche in Italia – valori ed ideologie nei partiti sono sempre più diluiti. L’approccio di Bachmann è lo stesso utilizzato nell’ultimo anno da Alternative fuer Deutschland,  partito che da un anno si batte contro la moneta unica e che alle scorse europee ha raccolto il 7% dei voti tedeschi. Entrambi movimenti, nati dal basso, hanno chiaramente puntato alla pancia dei tedeschi, inoltre l’assenza in Germania di un vero partito di destra (i liberali ormai sono fuori dal Parlamento) sta lasciando spazio a formazioni di questo tipo.

Interessante l’analisi politica di Michael Bittner, su The Observer, il noto critico letterario  spiega perché Pegida nasce nella sua città natale, Dresda «l’unico posto al mondo in cui un pregiudicato (Bachmann) invita la gente a fare “una passeggiata notturna” e 20mila lo seguono (è accaduto il 22 dicembre ndr)». Bittner afferma di essere nato «nella più provinciale e ignorante delle grandi città tedesche» ma anche in quella in cui vi sono meno stranieri. Quali rischi? Il rischio di derive è dietro l’angolo, sarà compito delle rispettive leadership evitarlo anche se la foto di Bachmann dal barbiere con look da Hitler oggi che sta facendo il giro del web non promette nulla di buono.

Pegida e AfD si alleeranno?

Probabile, ma non sicuro. Anche nella Cdu, il partito di Angela Merkel, c’è chi strizza l’occhio a Pegida. Quanto sono disposti ad andare a destra i tedeschi di oggi dopo i fatti di Colonia del primo gennaio?

La morte di almeno otto turisti tedeschi ieri mattina nell’attentato terroristico di Istanbul e una violenta manifestazione di estremisti di destra a Lipsia nella serata di lunedì accrescono le difficoltà del Governo tedesco, che ha presentato ieri nuove proposte per facilitare l’espulsione degli immigrati che commettono reati.

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