Dietrofront di Trump sommerso dalla sua stessa volgarità

Grossolanità e ignoranza. Elementi che non dovrebbero avere cittadinanza nel dibattito pubblico, mentre invece vengono dai media amplificati ed enfatizzati

Non mancano politici, e non solo, che si esprimono come in uno spot. Trump è uno di questi, celebre per grossolanità e ignoranza. Elementi che non dovrebbero avere cittadinanza nel dibattito pubblico, mentre invece vengono dai media amplificati ed enfatizzati. Qualche tg ha addirittura aperto l’edizione serale con una dichiarazione che sembrava annunziare lo scoppio della guerra tra il Vaticano e il più famoso, ad oggi, candidato repubblicano alle primarie alla Casa Bianca. Il Papa però vola alto: ridicolo il tentativo di sminuire la portata del suo straordinario viaggio in un paese difficile e carico di problemi come il Messico. Divenuto da subito occasione di una formidabile testimonianza di valori universali, umani e cristiani su scala planetaria. Per questo mi pare resti ancora la principale notizia, perché queste giornate messicane di papa Francesco lasceranno sicuramente un segno non transitorio nella storia del Messico, in tutta la chiesa, con un approccio più consapevole alle enormi difficoltà che travagliano tutto il mondo, Europa compresa.

Contano naturalmente le cose dette non meno che i gesti compiuti, con quelle celebrazioni in mezzo a moltitudini di messicani felici, sorpresi e grati per la presenza di papa Francesco, per il suo messaggio insistito. Il suo messaggio principale ha sempre riguardato l’invito a non abbattersi, a non abbandonarsi allo sconforto e alla passività. Anche di fronte a quel gesto stupendo non solo in termini liturgici, della messa celebrata sul confine Usa-Messico, di fronte ad una specialissima moltitudine raccolta al di qua e al di là della rete metallica, terribile condizione che non ha impedito al Papa di implorare libertà e giustizia. Quel tragico sbarramento che uccide speranze e aspirazioni di migliaia e migliaia di messicani costituisce l’occasione per ribadire che “la misericordia supera muri e barriere, che all’umanità servono ponti e dialogo, non separatezze ed egoismi”. Comprensibile quindi paradossalmente l’equivoco e la violenta incivile reazione del candidato Trump che dal suo punto di vista ritiene incompatibile alla radice la visione di papa Francesco che richiama con ogni energia l’umanità allo scandalo della povertà, della fame, delle ambizioni di potere, cause tutte delle guerre e della tragedia delle migrazioni, sconvolgimenti in atto su scala globale. Pur con l’enorme importanza e rilievo che hanno avuto sul popolo messicano, è risultato evidente che le parole e la testimonianza del Papa non valgono solo per il Messico.

Durante la ormai abituale conferenza stampa in aereo di ritorno a Roma, i giornalisti hanno approfittato, specie dopo l’intervento a “gamba tesa” del cardinale Bagnasco, per chiedere anche delle unioni civili. In modo quasi disarmante il Papa si è rifatto al vangelo: “a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio”, eterno fondamento di una sana laicità che comporta scelte secondo coscienza nella ricerca costante del bene comune. Non spetta insomma alla chiesa invadere il campo della politica né la strumentalizzazione della chiesa per fini di potere.

Papa Francesco ha dialogato per oltre un’ora rispondendo alle domande e richiamando di continuo la gioia del suo stato d’animo a conclusione di un viaggio impegnativo e faticoso. Il Messico di oggi è frutto di una storia millenaria, ha subito e subisce ancora oggi ferite e violenze, ma rappresenta una sorprendente ricchezza, che non è facile spiegare proprio per l’enormità della sua ricchezza, la sua gioia, la sua capacità di festa, nonostante le sue tragedie. L’ultimo saluto questo Papa italo-argentino, col sombrero messicano e le braccia spalancate, ricco dell’amicizia giovanile con Borges e Bioy Casares recita di fronte folla sterminata i versi dello scrittore messicano nobel Octavio Paz: “Sono uomo: duro poco ed enorme è la notte. Ma guardo in alto: le stelle scrivono. Senza capire comprendo: anch’io sono scrittura e in questo stesso istante qualcuno mi sta decifrando” (Versi tratti dalla poesia “Fraternità”).

(20 febbraio 2016)

da www.aje.it

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