Il governo avrebbe forse il dovere di spiegare perché fa le cose che fa. Non bastano la propaganda, né le buone intenzioni. Gli stessi segnali di fumo hanno bisogno della legna per potersi innalzare. In ogni caso dovrebbe seguire “l’arrivo dei nostri” e il libera tutti. Forse il presidente del Consiglio determinato com’è a cogliere allori in giro per il mondo non si sarebbe aspettato il grande pasticcio a Roma dopo i trionfi argentini. E’ accaduto qualcosa di più serio della stessa improntitudine del suo cerchio magico, che pure c’è stata. Ben prima del resto c’era stata esplicita la ‘diserzione’ di Alfano non sanata neppure dopo il trattamento ricevuto in occasione del rimpasto. Lo sgarrupamento politico maggiore è stato però compiuto con i 5 Stelle specie dopo che Grillo e Casaleggio avevano annunziato il“rompete le righe”sull’articolo 5. In queste condizioni il capo del governo e del partito di maggioranza è stato preso di sorpresa e ha comunque mostrato un deficit di iniziativa politica e di capacità di mediazione : nella sua stessa maggioranza di governo, all’interno del suo stesso partito, nei confronti dei 5 Stelle accusati in modo improvvido di non stare ai patti. Patti che invece erano stati stravolti dall’emendamento canguro e minacciati da altri marchingegni procedurali. Ne è derivata una situazione ingestibile e che non sarà facile districare. La pausa di riflessione a cui il Pd è dovuto ricorrere ha rappresentato una pratica talvolta abusata nella cosiddetta prima Repubblica. Al Senato ha comportato anche la richiesta di rinvio. Con la senatrice Cirinnà sempre più avvilita, anche se la colpa non è sua. Se però se ne fosse occupata ad esempio la senatrice Finocchiaro, forse le cose potevano prendere un verso differente. Sarebbe superficiale liquidare la difficile situazione con accuse di giovanilismo e improntitudine. Forse la questione è più delicata e impegnativa, come se il governo, dopo tanto ardore e qualche risultato positivo, mostrasse il fiato corto.
Un brutto esempio si è avuto nel duro confronto con il professor Monti sui temi dell’importante vertice europeo nel quale va affrontata la questione fondamentale del referendum in Gran Bretagna sulla sua permanenza nell’Ue. Ovviamente rimane sempre centrale la questione delle migrazioni che hanno causato in molti paesi chiusure delle frontiere e la messa in discussione degli stessi trattati di Schengen. Il dissenso dell’ex presidente Monti ha riguardato soprattutto il metodo seguito dal governo italiano, caratterizzato in modo inaccettabile da toni polemici quasi l’Italia si ponesse presuntuosamente all’esterno dell’Unione. Ben altro spirito secondo Monti sarebbe necessario, con un atteggiamento di proposte costruttive e non caratterizzate da spirito polemico controproducente. Il governo ha invece ribadito la giustezza della sua linea, riaffermando la necessità di non arrivare alle sedute Ue con il cappello in mano, essendo finalmente possibile un nuovo protagonismo dell’Italia.
Ultima grana non secondaria è costituita dalla questione Rai. Non basta nominare donne come elementi di novità significativa. La Rai è reduce dai trionfi sanremesi che certo non rappresentano nell’ambito di una lunga tradizione nazional-popolare un elemento rilevante di innovazione e creatività. Specie se si considera il modo complessivamente modesto con cui in tutti questi mesi la Rai ha coperto scadenze di decisiva importanza per il futuro anche civile e culturale della società italiana: riforma costituzionale, legge elettorale, unioni civili. Ben altra dovrebbe essere la capacità e la responsabilità del servizio pubblico. Un solo esempio: mentre la partita Roma -Real Madrid era seguita in tutta Europa e anche in altri paesi, sia pure attraverso canali a pagamento, la Rai ignorava totalmente l’avvenimento. In compenso in prima serata sulla rete ammiraglia, nelle stesse ore andava in onda una affascinante trasmissione commemorativa per i 20 anni di Porta a Porta.
(18 febbraio 2016)
da www.aje.it