Santoro l’abbiamo visto riapparire su un canale Rai con la solita bravura e quell’aria un po’ da guitto e un po’ da sapientone che gli sono connaturali. Sarà forse l’influsso della renzizzazione di viale Mazzini, ma il famoso giornalista-protagonista di grandi battaglie,di inchieste di protesta e rappresentazione del malessere, nella nuova versione è apparso più pacato e tranquillo, fino all’intervista finale all’olimpionico Zanardi che ci ha fatto sentire tutti avvolti nel tricolore sull’onda dell’inno di Mameli, carichi di speranza e di possibilità per un futuro migliore. Come al solito in una trasmissione alla Santoro gli argomenti sono molteplici, sormontati da un dirigibile che evocava la straordinaria impresa del comandante Umberto Nobile conclusa con una tragica sciagura. La grande scritta Italia sulla pancia del dirigibile poteva significare tanto il valore e l’ardire degli esploratori, quanto il disastro cui sarebbe destinata la povera Italia. Anche l’ambiguità fa parte dello stile di Santoro che ha dato grande spazio alla presenza di Briatore, discusso uomo di successo della jet society. Protagonista in molti programmi, autore di una rubrica su Sky dedicata ai giovani rampanti . Briatore non ha cambiato posizione, sostenendo la parte che gli è naturale : solo i ricchi e la ricchezza possono procurare lavoro e sconfiggere la disoccupazione che affligge il paese. Nella drammatica condizione che assilla la stragrande maggioranza dei giovani italiani , la prospettiva briatoriana di costruire alberghi e ristoranti in Sardegna, di dedicarsi alla formula 1 o a crociere su panfili faraonici non si capisce che suggestione positiva possa suggerire. Tanto più che i giovani ricchi o aspiranti tali rappresentati nella trasmissione rispondevano al vecchio clichè dei ragazzi vacanzieri a Formentera alle prese con formidabili sballi da alcol e da droga in abbondanza.
Venivano resi noto del resto i dati dell’ufficio migrante che fornivano un quadro dei tanti giovani, magari ricercatori, studiosi, medici insieme a camerieri, lavapiatti e cuochi in cerca di fortuna lontani dal proprio paese e numerosi anche a Londra e Berlino. L’esito della Brexit li pone in allarme e la signora May non è certo rassicurante a differenza della Merkel, ospitale e comprensiva. Si tratta di una fascia non secondaria di una Italia che riscopre, specie al sud,i viaggi della speranza, magari senza valigie di cartone ma certo non rassicurata sul proprio futuro. Migrare è anche bello e segno di apertura alla scoperta di cose nuove. Può essere però anche segno di disperazione e di bisogni elementari che non sarebbe possibile soddisfarein patria. Sia pure involontariamente, questa grande contraddizione e gravissimo problema non facevanoneppure incidentalmente capolino nel programma ed evidentemente Santoro non ne ha avvertito il bisogno. Peccato, tenendo conto che di queste tematiche orientate al sociale e ai problemi del paese in Rai si chiacchiera spesso solo in modo superficiale, preferendo in genere le eccellenze, l’Italia che c’è la fa solo che si voglia e si sappia seriamente impegnare e lavorare sodo. Fuori discussione la bravura del conduttore e la sua sperimentata capacità di passare da un canale all’altro: prima la Rai, poi Berlusconi, poi ancora la Rai, la 7 di Cairo e il gran salto finale con ritorno a viale Mazzini. Non si tratta naturalmente di un moderno Fregoli, ma di un abile professionista in qualche modo sempre sé stesso e disponibile al tempo stesso alle più varie avventure .Con i tempi che corrono sarebbe interessante scoprire non tanto il compenso di Santoro quanto il costo per la Rai per l’intero programma e delle prossime puntate che si annunciano una per dicembre e un’altra in primavera.
(8.10.2016)