Immagine: Nuccio Fava
Forse la notizia su cui si dovrebbe seriamente e maggiormente riflettere è l’accresciuto calo delle nascite, diciassettemila in meno nel 2015 rispetto all’anno precedente. Il dibattito però è tutto concentrato sul referendum. Nonostante la morte di Fidel Castro, personaggio molto controverso che per quasi 60 anni è stato protagonista sulla scena mondiale e ha infiammato a lungo anche i giovani europei con aspirazioni e velleità rivoluzionarie. La maggioranza dei media però ha continuato a dedicare il massimo spazio alle vicende referendarie, con una coda di interferenza sul voto del 4 dicembre, in modo allarmistico, predicendo disastri specie economico-finanziari e soprattutto del sistema bancario nel caso di vittoria del No. Interventi legittimi ma forse discutibili per quella caratteristica sempre più marcata dei cosiddetti poteri forti di influenzare la politica e i governi o addirittura le scelte dei cittadini. Il principale protagonista resta sempre il presidente-segretario onnipresente non solo in tv ma in manifestazioni di propaganda in giro per l’Italia, sempre con copertura televisiva adeguata. C’è l’invito a considerare a fondo solo le domande del quesito referendario, anche se Renzi sottolinea soprattutto le conseguenze disastrose che deriverebbero all’Italia dalla vittoria del No, con il ritorno della casta, di quelli che vogliono restare attaccati alla poltrona. Lo schieramento del No offre molti punti critici con posizioni discordanti o contrapposte. Ma un referendum costituzionale non è un voto politico come per la scelta del parlamento, dei consigli regionali o del sindaco. I cittadini votano per la Carta Costituzionale, per le regole fondamentali comuni che garantiranno la vita democratica di tutta la comunità, il corretto funzionamento delle istituzioni e dei loro rapporti; la casa comune di tutti senza discriminazione alcuna. Purtroppo questa riforma costituzionale al di là dei singoli aspetti discutibili, nasce fin dall’inizio come frutto dello schieramento di maggioranza contrapposto a tutti gli altri, sordo ad ogni autentica dimensione di dialogo e di confronto costruttivo. Difficile immaginare che gli ultimi tre giorni di campagna elettorale possano produrre rilevanti cambiamenti negli orientamenti dell’elettorato. Forse, tutto è però incerto ed è difficile prevedere forti distacchi tra i due schieramenti. In entrambi i campi è mancata una riflessione sulla partecipazione al voto la cui percentuale potrebbe attestarsi su quella delle ultime elezioni politiche o amministrative. Dato, in ogni caso, indicatore di una forte disaffezione alla partecipazione politica e civile che richiederebbe ben altra attenzione da parte delle forze politiche che appaiono talvolta addirittura soddisfatte o compiaciute della scarsa affluenza ai seggi. Attenzione è stata mostrata nei confronti dei cosiddetti indecisi con l’intenzione esplicita da parte di Renzi di rivolgersi agli elettori di Berlusconi e di Grillo, sollecitati a non tradire le loro caratteristiche originarie votando per il Si. Oltre tutto il resto, primeggia in ogni caso l’incertezza e la confusione e solo nella notte tra il 4 e il 5 potremo sapere com’è andata e cominciare a preoccuparci dei problemi del dopo.