Mai scenario di un vertice è stato più suggestivo e straordinario. Anche per evocare i più gravi problemi dell’umanità di fronte a quello splendido mare che richiamava la questione sempre più angosciante dei migranti e delle morti nel Mediterraneo. L’aveva già fatto del resto papa Bergoglio donando a Trump, con dedica autografa, l’enciclica ‘Laudato sì’ in forte sintonia con il messaggio del fraticello di Assisi. Insieme ai documenti pontifici sul dialogo, la dignità di ogni persona e la costruzione della pace. Sono ormai tanti in ogni regione del mondo a riconoscere in papa Francesco il leader più illuminato che richiama con lucidità ed efficacia i maggiori problemi dell’umanità: le piaghe terribili delle guerre, della miseria e della fame, del lavoro che non c’è e dell’immondo mercato delle armi, delle violenze disumane contro donne, vecchi e bambini, insieme alle terribili stragi del terrorismo che colpiscono anche molti cristiani raccolti in preghiera, autentici martiri del nostro tempo. Solo sulla lotta al terrorismo, in effetti, i grandi riuniti a Taormina hanno raggiunto un accordo positivo e convincente.
La lotta resta però lunga e complessa: la stessa polemica aspra tra i servizi britannici e Usa subito dopo l’attentato di Manchester ne è segnale inquietante, in qualche misura superato solo con l’incontro a due tra la May e Trump, che ha sostanzialmente chiesto scusa e promesso provvedimenti rapidi. Praticamente, null’altro su tutte le diverse importanti questione dell’agenda, affrontati con atteggiamenti positivi e dichiarazioni di buona volontà che rischiano di lasciare i problemi al punto di prima, in attesa forse di sviluppi successivi. Non incoraggiante, comunque, lo scontro tra il presidente Usa e la cancelliera tedesca anche dal punto di vista della cordialità dei rapporti tra Stati e di quello più generale tra l’Europa e l’America.
Per non dire, poi, delle questioni cruciali relative allaccordo di Parigi sul clima, a quello sul commercio mondiale e sull’atteggiamento diverso nei confronti della Russia di Putin e quelli fondamentali con la Cina, che si muove comunque con grande disinvoltura e agilità sui grandi spazi africani e dell’America latina. Del resto, la strategia globale dei cinesi riguarda anche l’Italia:energia, trasporti, industria, banche, sport e altro ancora. Sul bilancio del vertice di Taormina non abbiamo di conse-guenza sentito giudizi entusiastici, che ad onor del vero non seguono mai incontri di questo tipo. Raduni dedicati utilmente ad una conoscenza personale ed ad uno scambio di valutazioni in comune sulle questioni maggiori del mondo, ma che certo non rappresentano un vero tentativo di governance collegiale su scala globale. Forse, anzi sicuramente impossibile ma che potrebbe almeno servire a parziali convergenze e accresciute consapevolezze sulle principali sfide dell’umanità in un tempo così complesso ed impegnativo per tutti. Anche il ruolo dell’Europa e la grande questione dei rapporti dell’Europa con l’America di Trump sono rimasti in gran parte un’ incognita. Fortunatamente almeno senza rotture e incomprensioni profonde, anche se sulle modalità della Brexit e dei rapporti com-merciali, come già si era in qualche modo capito, il cuore di Trump è tutto a favore della Gran Bretagna.
Anche su questo terreno è soprattutto l’Europa che dovrà giocare la parte più difficile, facendo ben comprendere ai suoi cittadini le ragioni profonde del vecchio continente e del ruolo che intende giocare nella democratizzazione delle istituzioni europee e nell’impegno per una politica di solidarietà e di sviluppo che avvii al superamento dello stallo, della confusione e della grave crisi in atto.
da Age news letter, maggio 2017. Associazione Giornalisti Europei sezione d’Italia.