Immagini: Theresa May;Paolo Gentiloni.
Lo sgomento e il dolore restano invincibili e cresce l’inquietudine per l’attentato – ancora a Londra – alla vigilia di nuove elezioni. Anticipate per discutibile scelta del premier signora May, superficialmente certa di accrescere il consenso ai conservatori e rafforzare la trattativa sulla Brexit. Le cose non sembrano andare nella direzione auspicata dalla May, apparsa restia ai faccia a faccia in TV, appesantita dall’eccessivo appiattimento su Trump e le sue discutibili iniziative, forse non troppo apprezzate specie dopo l’uscita degli USA dall’accordo di Parigi sul clima. Anche la politica può avere rovesciamenti di prospettive in tempi brevi e comunque saranno gli elettori a decidere. A Roma continuano le baruffe sul “tedeschellum”, che di sicuro complicano e rendono più ardua la comprensione di quanto accade da parte dei comuni cittadini che saranno in ogni caso in Italia chiamati ad un voto anticipato. Non si spiegherebbe altrimenti questa maratona massacrante durante il tempo di Pentecoste. Avrebbe potuto rappresentare tempo prezioso di riflessione e di ricerca non banale e propagandistica ma per interrogarsi laicamente sul corso misterioso della storia, sui veri bisogni del Paese e le domande autentiche di maggiore solidarietà e giustizia senza le quali non c’è vero sviluppo interno ed internazionale.
Il presidente Gentiloni non combina danni e stramberie e si barcamena come può. Una sorta di Pilato che rinuncia a scegliere. Si rimette alle decisioni del suo partito, ribadendo la piena osservanza delle proprie responsabilità istituzionali nella prosecuzione del lavoro e dei compiti che il Parlamento gli consentirà di compiere . Ci mancherebbe che avvenisse il contrario!
Forse però un presidente del Consiglio, in una situazione grave e confusa come l’attuale, potrebbe non limitarsi a fare il notaio. Almeno sul tema sconcertante delle elezioni anticipate ad ogni costo. Sembrano quasi il puntiglio ostinato del leader confermato del Pd, alla ricerca di una personale rivincita ad ogni costo nonostante la batosta referendaria e la fine ingloriosa del suo “porcellum”. Solo il sottosegretario Boschi e il ministro Lotti si muovono con pluriennale coerenza sulla stessa linea catastrofica del grande capo. L’ex ministro e ora potente sottosegretario si muove come controfigura autorevole di Renzi , sua diretta rappresentante e come lui con disinvoltura pretende l’autorevole collocazione a palazzo Chigi. Analogamente, con devozione e fedeltà dichiarava in tv che avrebbe seguito il capo sino alla fine, lasciando la politica nel caso avessero vinto i No al referendum del 4 dicembre . Gli italiani possono invece continuare a vederla accanto al presidente della Repubblica durante la sfilata del 2 giugno. Quanto a Lotti, i dubbi sui suoi comportamenti sulla vicenda Consip potranno risultare non penalmente rilevanti ma continueranno ad aleggiare criticamente ombre inquietanti e mai realmente chiarificate di fronte all’opinione pubblica. Tanto più da parte di un ministro che dovrebbe risultare autorevole e credibile specie nei confronti dei giovani che amano e praticano lo sport con grande impegno.
Sono solo degli esempi che fanno comprendere però l’inutilità controproducente di tanto sforzo compiuto sulla nuova legge elettorale indispensabile, specie dopo la sollecitazione del capo dello Stato che ha detto a chiare lettere, sia pure nel suo stile equilibrato tanto da apparire fin troppo riservato nel sollecitare parlamentari e forze politiche. Ma leggere dello scontro tra Angelino Alfano e Matteo Renzi è inevitabile avvertire un senso di scoramento. Non perché la polemica sia infondata, ma perché offensiva e smisurata: nessuno può dubitare che il segretario Pd dimissionario dal solo governo, facesse pressioni su Alfano per fare cadere il governo; ma ancora più sconsolante che le pressioni renziane fossero avvenute già a febbraio scorso e che il nuovo ministro degli Esteri si sia tenuto “ in pancia” l’intimazione del segretario Pd per utilizzarla quattro mesi dopo allo scopo di squalificare l’avversario deciso a tornare a Palazzo Chigi in ogni modo. Sono questi aspetti devastanti della politica, non meno della corruzione, della crisi della giustizia, del lavoro che allontanano dalla partecipazione civile anche i giovani e le donne. Colpiti da una crisi che procede lentissimamente verso un qualche miglioramento non incoraggiato in alcun modo, stenta però a trovare collocazione e prospettive rassicuranti nel mondo del lavoro e delle professioni. Per quanto indispensabile ed urgente tutto questo costringe i maggiori partiti a varare il “tedeschellum “ciascuno con obbiettivi e motivazioni differenti, puntando soprattutto ad elezioni anticipate che aggravano inesorabilmente tutte le nostre difficoltà e accentuano le preoccupazioni dell’Europa nei nostri confronti. Le forze politiche tutte rischiano di apparire inaffidabili, lontane dalla sensibilità della gente, tentata pericolosamente ma comprensibilmente dalla rabbia, dalla paura e dalla accresciuta sfiducia verso i partiti e le stesse istituzioni.