Anche il Mali subisce l’aggressione del terrorismo islamico che colpisce anche a Londra e Parigi. L’assalto agli Champs Eliseès è anche simbolicamente il più preoccupante se collegato all’impresa dell’Isis contro un resort pieno di turisti legato alla Francia, che era per tempo intervenuta con l’invio di proprie truppe, accresciute ai tempi di Hollande. La tragica impresa terrorista ripetuta all’Arco di trionfo difficilmente può essere disgiunta dal giorno in cui è stata consumata: all’indomani della larga vittoria di Macron anche alle elezioni legislative. Tutto quello di drammatico che si sussegue giustifica ampiamente il viso triste e cupo della regina Elisabetta che ci mostra la tv. Accentuato dal contrasto con le differenti espressioni della signora May, non rasserenata certo dall’inizio delle trattative Brexit a Bruxelles specie dopo la sconfitta della premier alle elezioni anticipate, volute ad ogni costo e senza saper cogliere gli umori in mutamento dell’opinione pubblica e degli elettori conservatori. C’è anche stato l’orribile braciere del grattacielo in fiamme peggiore, forse agli occhi della regina, degli stessi alti roghi che si levavano dai boschi del Portogallo. Niente sembra andare almeno un po’ per il verso giusto. La regina appare provata e addolorata, sente il peso del suo ruolo e delle responsabilità talvolta al limite delle sue forze.
Macron invece esulta per il consenso ampio ottenuto anche se con una partecipazione al voto molto bassa. E’ però preoccupato per gli attentati terroristici che si rinnovano a Parigi, in contemporanea con l’assalto dell’Isis in Mali. Segnale non nuovo ma certo più grave perché effettuato dopo il cambio di governo e l’arrivo all’Eliseo del nuovo presidente. La strategia dei terrorismi islamici non ammette tentennamenti e battute d’arresto: colpire, colpire e non dare tregua agli infedeli, procurando comunque paura e terrore. Anche se a Londra sono stati assaliti dei fedeli islamici che uscivano dalla mosche dopo la preghiera.
I fanatici dell’Isis non si fermano dinnanzi a nulla, conta solo fare tabula rasa, distruggere memoria storica, ogni traccia di cultura, di bellezza artistica, ritenuta non compatibile con il loro fanatismo. Nel chiuso del suo studio, i timori e le preoccupazioni della regina ritornano con la memoria agli studi giovanili che narravano le conquiste di Giulio Cesare in quella che allora si chiamava Britannia. Portarono però l’affermazione del diritto e i suoi sviluppi per cui ogni persona, di ogni dove, poteva alla fine proclamare “civis romanus sum”. Oggi gli uomini erigono muri, temono l’accoglienza, lo straniero è ritenuto un potenziale nemico. Da noi in Italia, con l’afa che non dà tregua e con l’orribile catastrofe dei mezzi pubblici e dei taxi sperimentata a Roma venerdì scorso, veniamo assaliti da un loffio dibattito pubblico che si accanisce con grande ritardo sui temi della Consip e dello ius soli, usati in prevalenza strumentalmente e per ragioni di propaganda elettorale. La confusione è enorme e nessuno ha proposte che tendano a raggiungere un punto di convergenza, per un equilibrio più alto nell’interesse del paese . Si tenta di trascinare la Santa Sede allo stesso livello di forze politiche sbandate e confuse che non sono in grado ancora di varare una legge per far votare gli italiani. Come se milioni di persone non ascoltassero ogni domenica papa Francesco.
(19 giugno 2017)