Immagine: Nuccio Fava
Non si avventura in grandi voli e narrazioni futuribili, ma segue buon senso e realismo. La tradizione familiare è del resto ben nota, derivata da quel conte zio promotore del famoso patto che, non senza qualche opportunismo, favorì prime forme di partecipazione elettorale dei cattolici al fragile stato unitario. Senza questi lontani precedenti familiari forse si comprenderebbero meno le attitudini e le modalità “dimesse” dell’attuale Presidente del Consiglio, comunque così differenti dal suo ingombrante predecessore. Causa non secondaria, con il suo protagonismo, dei tanti guai che continuano a circondarci. Ultimo lo ius soli, battaglia sacrosanta, condotta però con demenziale ritardo e senza adeguata motivazione, mentre tutta l’Italia brucia e la questione migranti ci isola in Europa. Suscitando ulteriori preoccupazioni perché confusa e agitata insieme alla enfatizzazione degli sbarchi. C’è molto di strumentale e propagandistico elettorale in tutto questo, ma certo il Pd di Renzi è il meno adatto a presentarsi come una mammoletta tradita. Il quieto Gentiloni ha cosi dovuto rinviare lo ius soli a tempi migliori perché si sarebbe altrimenti aperta una irresponsabile crisi di governo, nel bel mezzo del disastro degli incendi e di una questione migranti che si aggrava di giorno in giorno.
Anche il ministro Minniti spara a getto continuo proposte poco credibili, con ascolto zero in Europa. Lo stesso piano interno per la distribuire in modo razionale i migranti nei vari comuni Italiani presenta troppe falle e non poca impreparazione. I sindaci e le stesse popolazioni più ragionevoli denunciano “di sentirsi invasi“ senza adeguata preparazione e informazione preventiva. Analogamente, in sede europea il nuovo Regolamento condiviso circa le regole e il trattamento verso le ONG è frutto di soluzioni verticistiche e compromissorie, senza il coinvolgimento attivo degli operatori benemeriti ma neppure ascoltati al Viminale. Anche nella tragedia degli incendi, oltre la responsabilità criminale dei delinquenti che li provocano e alimentano, emergono carenze di coordinamento e soprattutto di formazione indispensabile per un’azione efficace di prevenzione e di contrasto. Ancora una volta finisce per prevalere una logica emergenziale come sola possibile strada da intraprendere, con costi in ogni caso molto più alti per le località interessate, gli abitanti, il disastro che ne deriva per le coltivazioni e per la tutela del nostro patrimonio ambientale e faunistico.