Il noto “corridoio libico”, rotta fondamentale per raggiungere la Libia e imbarcarsi, attraversa il Niger, passando dal crocevia di Agadez per poi raggiungere Séguédine. Il terminale di questa carovaniera è sorvegliato da un vecchio fortino coloniale dal nome mite “Madama”, accanto al quale nel 2014 i francesi hanno costruito una solida base militare.
Proprio la notizia, rimbalzata nelle ultime ore tra le agenzie europee, che l’avamposto francese, pare, lasci passare le carovane sulla rotta più battuta dai trafficanti ha destato parecchio scalpore. In quel punto, infatti, sono transitati quasi 300mila uomini, donne e bambini destinati ai barconi degli scafisti nel Mediterraneo. Le recenti dichiarazioni di Macron sul problema migranti, il presidente non intende accogliere i “migranti economici” né aprire i suoi porti, ingarbugliano una faccenda già di per sé motivo di tensione tra Francia e Italia. In buona sostanza, secondo Macron, è un problema tutto italiano, in barba all’Europa dei valori condivisi e allo sbandierato “Spirito di Dunkirk” di nuovo in voga grazie all’ultimo film di Christopher Nolan sull’evacuazione di 300mila soldati alleati dalle spiagge di Dunkerque a quelle inglesi, disfatta trasformata in vittoria visto il pericolo di vedersi annientato la “base e il cervello”, parole di Churchill, dell’esercito britannico dall’avanzata devastante della Wehrmacht tedesca.
Nel maggio del 1940, infatti, 340.000 truppe francesi e britanniche furono evacuate dall’assedio a cui fu sottoposto il porto di Dunkerque. Allora, l’evento fu definito dal governo inglese e dalla stampa come una specie di vittoria, appunto lo “Spirito di Dunkerque” divenne un potente strumento per sostenere il morale in patria e raccogliere il sostegno all’estero. Altri tempi, altre storie. Sta di fatto che la solidarietà tra “alleati” sembra ormai svanita e il problema migranti non trova soluzioni condivise, anzi, scatenando una raffica di venti contrari che mettono l’uno contro l’altro i paesi dell’Unione.
Ma di cosa parliamo in concreto? Sotto gli occhi dei legionari francesi, solo nel 2016, sono transitati 291 mila migranti – dati ufficiali dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom) – tutti diretti verso Nord e in gran parte destinati a salire sui barconi. Si muovono in lunghe colonne di camion e pickup, colmi all’inverosimile di merci e persone. Difficile non notarli nella vastità del Sahara, soprattutto per il contingente francese che schiera squadriglie di Mirage da ricognizione, di droni da sorveglianza e di elicotteri. L’avamposto francese pare non si curi molto di questi evidenti spostamenti di uomini nel deserto ma le foto e i video “incastrano” l’equipaggio dei blindati francesi mentre salutano i migranti stipati in cima a un camion, gli stessi che settimane dopo verranno soccorsi dalle navi nel Canale di Sicilia. Anzi, i mercanti di uomini si mostrano tranquilli, rassicurati dalla presenza dei soldati francesi che tiene lontani i predoni.
In realtà i parà della Legione si sono occupati di dare la caccia ai jihadisti, pattugliano il Sahara alla ricerca di trafficanti, sì, ma solo quelli che trasportano armi. In un paio di occasioni si sono paracadutati di notte proprio a ridosso dei valichi sulla frontiera libica, soltanto però per tendere agguati ai terroristi islamici. La guarnigione di Madama conta circa 250 soldati, raddoppiati spesso in vista di rastrellamenti importanti, ma è incardinata nell’operazione Barkhane che in Niger conta più di mille uomini.
Nella capitale Niamey è stata preparata una centrale dell’intelligence che analizza 24 ore su 24 le informazioni raccolte da aerei, droni, satelliti, posti d’osservazione e confidenti sul terreno: quando individuano un bersaglio sospetto, fanno partire i raid dal fortino di Madama. Ma quelli che Macron chiama “migranti economici” non sono un problema loro: tanto non gli verrà permesso di valicare la soglia di Ventimiglia. La stabilità della regione è importante per impedire il dilagare del fondamentalismo jihadista, anche per questo motivo la Germania sostiene le decisioni di Parigi, con finanziamenti e truppe. La chiave della questione migranti è proprio in quei Paesi, solo lì si può tentare di rallentare l’esodo ma, evidentemente, ancora non si lavora su piani condivisi all’interno dell’Ue.
Il ministro Marco Minniti ha recentemente dichiarato: “Controllare quel confine significa controllare i confini dell’Europa” facendo capire come per l’Italia è di grande importanza. Ma non può bastare, serve un passo in più: bisogna ricostruire una guardia di frontiera libica, poiché i valichi non vengono più presidiati dalla fine del regime di Gheddafi. Ed è necessario rafforzare le capacità delle autorità nigerine per contrastare il business delle migrazioni, che seppur cresciuto a dismisura negli ultimi tre anni è comunque da sempre parte della vita di quel paese. Ci vuole unità d’intenti che, al momento, pare latitare.