Il fatto Il presidente russo Vladimir Putin si appresta a chiudere l’anno da leader assoluto, o perlomeno da uomo politico più “in vista, della scena internazionale. Facile oggi inserirlo tra i candidi alla nomination di “uomo dell’anno 2018” per carenza di leader concorrenti o di agende alternative. Unico possibile outsider? Xi Jinping, dalla Cina con “furore”, più defilato The Donald, ormai schiacciato dalla sua stessa ipertrofia social – a colpi di Twitter – e dalle pastoie legate al #Russiagate da cui, diciamocelo, la sua leadership sta uscendo malissimo. Nel 2018 Putin sarà rieletto per la quarta volta capo dello Stato dopo una campagna elettorale senza rivali, l’ultimo dei quali – il blogger dissidente Aleksej Navalnyj – è stato da poco escluso dalla corsa al Cremlino. “Sclerometro” internazionale Tutto questo mentre la Royal Navy di sua Maestà Elisabetta II – molto impegnata peraltro sulla questione “matrimonio” tra il principe Harry e Meghan Markle – ha segnalato l’attività di navi militari russe vicino alle acque del Regno Unito, unita ai sottomarini di Putin sempre più presenti nel Mar del Nord. Insomma: Navalnyj o no, boicottaggio del voto o no, proteste dell’Unione Europea o no Vladimir Putin veleggia senza rivali in questo 2017 che lo ha visto anche risolutore – finale – di una delle più lunghe crisi mediorientali, quella siriana. E gli Usa di Trump? Stranamente chiusi in un silenzio che inizia a preoccupare. Putin IV Ad ogni modo l’unico ad aver fatto campagna elettorale sinora è fuori dalla corsa per l’election day in salsa russa del 18 marzo. Paladino della lotta anticorruzione Navalnyj è stato dichiarato ineleggibile fino al 2028 dalla Commissione elettorale centrale russa. Il motivo? I suoi precedenti penali, sentenza scontata secondo molti ma che fino alla fine – pensava il blogger – potesse essere sovvertita dalla Corte europea. Il miracolo non c’è stato e adesso Navalnyj spera che i suoi 200mila volontari – si avete letto bene – convincano gli elettori russi a boicottare il voto. Intanto Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera, ha fatto sapere tramite il suo portavoce che il verdetto “getta seri dubbi su pluralismo politico in Russia e sulla prospettiva di elezioni democratiche il prossimo anno”. Il Cremlino respinge le accuse e minaccia ritorsioni, poche ore dopo la candidatura di Putin come indipendente otteneva il sostegno di 650 tra sportivi, musicisti, attori e celebrità riunitisi a Mosca presso il palco espositivo di Vdnkh. Putin non era presente, il suo portavoce Peskov ha dichiarato che aveva impegni inderogabili ed è pronto a far da mediatore tra Corea del Nord e Usa. 2018 Putin, quindi, nel corso dei prossimi mesi raccoglierà senza dubbio i frutti delle vittoriose campagne militari – in Siria – e diplomatiche – nell’Oriente vicino e lontano – e garantirà una maggiore solidità al rublo attraverso l’acquisto di riserve monetarie in valuta estera e sarà “colui che medierà” tra Corea del Nord e il resto del mondo. Senza contare che la Russia ospiterà i Mondiali di calcio – senza l’Italia dopo 60 anni – e sarà il centro indiscusso del pianeta almeno per due mesi. La tattica di Putin in fondo è sempre la stessa: comportarsi come il più buono dei cattivi o il più cattivo dei buoni, nel mezzo gli Stati Uniti che si ritirano inesorabilmente dai campi del Grande gioco politico e bellico, come profetizzato in tempi non sospetti da Federico Rampini, impantanati tra la vocazione isolazionista e protezionista di Trump e il #Russiagate. E l’Europa? Spera in Macron per scacciare le dense nubi che da Est minacciano la stabilità della sua ormai asfittica politica continentale. Ne vedremo delle belle…auguri!
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