Roma – Sul futuro di Fiat tanti commenti- positivi e critici- talvolta superficiali e contraddittori, si sviluppano in abbondanza su giornali e tv. Stupisce la contraddizione tra il generale cordoglio e l’ammirazione perl’intelligenza e le capacità del protagonista ; la quasi banalità di un provincialismo duro a morire, influenzato dalle forti correnti di nazionalismo e sovranismo in grande auge di questi tempi. Si rimprovera a Marchionne di avere portato la Fiat fuori da Torino con una perdita per l’inteta Italia . Influisce anche il ribasso del titolo all’apertura delle borse . Non poco anche le dimissioni di Alfredo Altavilla, importante manager del gruppo per l’Europa ed il Medio Oriente che avrebbe gradito e forse si aspettava-legittimamente- di essere nominato al posto dell’anflo-americano Manley . Entrambi apprezzati collaboratori ,avevano lavorato con Marchionne ai massimi livelli. Altavilla in aggiunta aveva dalla sua l’italianita’ , mentre Manley era a capo – sin dall’inizio-dell’operazione Jeep e degli sviluppi futuri del brand messi in programma dalla strategia di Marchionne.
L’uscita di Marchionne da lui stesso decisa, era prevista per il prossimo anno accompagnata dall’annuncio che si sarebbe trattato di una soluzione interna. L’improvviso precipitare degli eventi ha imposto scadenze e adempimenti non previsti . Si dovrà proseguire l’impostazione dell’insistutuibile”comandante”che ha lasciato la guida , con l’unico obbiettivo, come ha detto Elkann :”di impegnarci tutti a proseguire la strategia di Marchionne che tanti straordinari frutti ha procurato alla FCA in Italia e nel mondo”.Il grande Toto’ soleva mettere in guardia dal rischio e influenza diabolica degli iellatori,suggerendo di difendersi con vistosi corni e nastri colorati . Fuori di battuta resta sacrosanta la preoccupazione per i posti di lavoro in Italia e specialmente in Piemonte, dove migliaia di famiglie vivono con gli stipendi Fiat e tanti lavorano nell’indotto. Immaginare tuttavia un abbandono dall’Italia sarebbe alquanto avventuroso anche solo considerando l’ultimo investimento su Ronaldo , le imprese della Ferrari, il nuovo corso di Alfaromeo e Maserati. Come ha testimoniato con tutta la sua vita, anche nel momento in cui ruppe con Confindustria , sempre contrassegnata dalla egemonia della Fiat e degli Agnelli , Marchionne non rinuncio’ mai alla sua autonomia e indipendenza, unita ad una capacità creatrice ed innovativa fondata sul presupposto che si deve sempre migliorare e non rinunciare a guardare verso nuovi obbiettivi. Singolarmente fu apprezzati allo stesso modo da Obama e da Trump . Tra i tanti commenti di queste ore mi e’ piaciuto particolarmente :“ prese un’azienda fallita e l’ha resuscitata. Una sfida all’italietta che troppo spesso si accontenta di sopravvivere” Marco Bentivogli, segretario dei metalmeccanici della CISL .