Nuccio Fava già direttore Rai del TG1 e TG3.
Mai così luttuosa consapevolezza e partecipazione si erano viste dinnanzi alle tante bare dei morti per la catastrofe di Genova. Ben presenti nella compassione e nel ricordo quelle assenti, per scelta comprensibile dei familiari che avevano rifiutato i funerali di Stato. La stessa partecipazione istituzionale e doverosa ma al contempo commossa e accorata, del presidente della Repubblica e del cardinale di Genova, non hanno in alcun modo rappresentato un orpello rituale e di maniera, rimarcando anzi la comprensione profonda dello sgomento e del dolore comune nella partecipazione intensa di Genova e dell’Italia tutta.
Non sono mancate parole severe verso un dramma inimmaginabile che ha ferito nel profondo il cuore di una città incredula e affranta che deve trovare la forza di rinascere. Forse due i momenti più commuoventi quando hanno preso posto i vigili del fuoco salutati da un caldo applauso che valeva per tutti i soccorritori e i volontari che continuavano ininterrottamente la loro opera e quando sono giunti i giocatori della Sampdoria e del Genova uniti in un abbraccio fraterno, lontanissimo dalla competitività assai forte che caratterizza il loro confronto sul campo nei derby stracittadini. In molti avranno pensato che sarebbe stato meglio fermare tutto il campionato anche se quel minuto di raccoglimento prima del calcio di inizio con i giocatori pensierosi e commossi aveva una sua presa emotiva che riusciva ad ammutolire ogni tifoseria.
Ora bisogna provvedere rapidamente al domani, senza tradire, se si riuscirà, quel clima di compostezza e unità che si è respirato durante i funerali: non riguardava solo i genovesi ma conteneva una domanda esigente per l’Italia tutta a cominciare dalla politica, sempre troppo rissosa e strumentale. C’è il rischio di una comunità smarrita fin troppo contrapposta e frastagliata, che ha bisogno urgente di unità e di una sollecita operosità di tutti per riprendere il camminodopo una prova così dolorosa e drammatica.