9 maggio 2019 – E’ un giorno triste nella storia del nostro Stato, un giorno della memoria che si tinge del sangue di due uomini protagonisti del loro tempo: da un lato, la tragica morte di Giuseppe Impastato, detto Peppino, avvenuta per mezzo della mafia a Cinisi e, dall’altro, il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a Roma vittima delle brigate rosse.
Due omicidi, uno politico, uno mafioso che hanno ombreggiato di strage l’aria già corrosa di quel maggio di 41 anni fa.
Storie affini… parallele, per certi versi.
Aldo Moro giurista e fondatore del partito politico della Democrazia Cristiana in cui credeva ed in cui aveva riposto la fiducia per un futuro migliore e Peppino Impastato, giornalista e attivista, membro della Democrazia Proletaria e noto per le denunce dirette contro Cosa Nostra.
Entrambi difensori delle loro idee, entrambi schierati contro il verminaio della corruzione e della depravazione morale e politica che infangava la Patria.
Vogliamo ricordarli ancora perchè non può la morte seppellire l’ideale, non può distruggere la speranza del futuro, essa è come un seme che, una volta interrato, germoglia, mette radici, si diffonde anche a distanza di anni, anche a sacrifici e delusioni e sconfitte.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore” questo diceva Impastato; “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.” questo diceva Moro, quasi all’unisono, quasi in un’unica e sola considerazione.
Insegnamolo, questo, ai nostri ragazzi, perchè possa da loro ripartire il futuro, possa con loro mettere ancora radici il seme della speranza.