Roma, 6 maggio 2021 – Un altro lavoratore morto in Lombardia. Quasi con le stesse modalità della ventiduenne morta in Toscana, lavoratori di aziende tessili, finiti sotto un torchio. E’ quasi difficile ormai tenere il conto di queste vittime del lavoro che si susseguono. Non bastano il dolore e il lutto della popolazione né il generoso cordoglio cittadino dei sindaci. E’ urgente intervenire da parte delle aziende e degli stessi sindacati per garantire maggiore misure di sicurezza, chiedere a Parlamento e Governo maggiori stanziamenti per misure di sicurezza.
C’è poi la questione Fedez che ci sta accompagnando e un po’ stufando. L’uomo di spettacolo conosce i meccanismi dell’intrattenimento e della comunicazione ed è riuscito dal palco del concertone del primo maggio a lanciare il missile della censura contro la Rai. La parola e il dramma della censura sono questioni enormi che angustiano tutta l’umanità, privata spesso delle informazioni più vitali. Singolarmente non senza superficialità e strumentalizzazioni si è finito per discuterne a iosa anche da noi , mentre in tutto il mondo si celebrava la giornata per la libertà di stampa. Tema che fortunatamente da noi non aveva molto a che fare con la non disinteressata provocazione di Fedez. In qualche misura, tuttavia, l’ampiezza delle discussioni che ne è seguita ha in qualche modo contribuito ad imporre una riflessione sulla Rai tanto più che si avvicinano le nomine al vertice di viale Mazzini. Sono e resto contrario alla spartizione e alla lottizzazione: metodo fasullo per fare finta di attuare il pluralismo concedendo un lotto a ciascuno dei partiti in ragione della consistenza parlamentare. Un modo, quindi, per concordare periodicamente l’assetto dei ruoli di comando nella Rai ai vari livelli, con accordi espliciti o sottobanco in sede di commissione parlamentare di vigilanza.
Per una azienda che vuole definirsi di servizio pubblico ed impegnata quindi a garantire autonomia, indipendenza e qualità per la generalità del suo pubblico, un tale criterio spartitorio, inesorabilmente finisce per contraddire alla radice il dovere dell’autonomia e dell’indipendenza nei confronti dei cittadini, utenti gravati fra l’altro di un canone percepito direttamente attraverso la bolletta dell’elettricità. Tuttavia in un paese complesso e così politicamente variegato, risulta forse illusorio e velleitario pensare ad una Rai priva di un qualche rapporto con la politica. La mia personale esperienza mi rafforza nel mio convincimento di fondo circa la negatività del collegamento con i partiti, che si è progressivamente imbarbarito e che non ha certo giovato in alcun modo all’assorbimento di quel ruolo di servizio pubblico che la Rai dovrebbe svolgere. Entrato in Rai per concorso ai tempi di Bernabei, ho lavorato con Fabiano Fabiani, Willy De Luca, Emilio Rossi, Arrigo Levi , Vittorio Citterich , Andrea Barbato, Angelo Guglielmi. Ovviamente non senza problemi ma, ripensando alle fasi più critiche di una lunga esperienza professionale, episodi come lo scandalo Fedez non me li saprei immaginare. La politica c’entra ed è inesorabilmente invasiva specie nelle nomine. Ma contano fortunatamente gli uomini, la loro cultura e professionalità, non portatori d’ordine e di comandi sempre incompatibili con autonomia, creatività ed indipendenza.
C’è ancora un altro tema che ci affligge sempre più in questi giorni: quanto rumorosamente si agita nel mondo della giustizia. Fino a tirare in ballo magistrati e procuratori importanti di sedi come Roma e Milano, raggiungendo lo stesso Consiglio della Magistratura coinvolgendolo nella prefìgurazione della loggia segreta Ungheria, centrale di corruzione e di nomine al massimo livello della stessa magistratura e di altri servizi cruciali dello stato e delle forze armate. Un pericoloso guazzabuglio che meriterebbe più di un poderoso fascio di luce chiarificatore. Anche per disincagliare quanti ingiustamente e strumentalmente possono rischiare di risultare invischiati a loro stessa insaputa per scopi affaristici e di potere. Toccherà, credo, alla ministra di giustizia relazionare al più presto alla Camere e assumere comunque l’impegno che non si risparmieranno energie per fare chiarezza . Anche perché non mancano punti oscuri in alcuni passaggi della Repubblica.