Col dovuto rispetto, Sua Santità Papa Francesco questa volta l’ha fatta, anzi l’ha detta grossa!
«Quando sei sconfitto, devi avere il coraggio di alzare bandiera bianca e negoziare». Sono le parole pronunciate da Papa Francesco in un’intervista alla Radiotelevisione svizzera, interpellato sulla guerra in Ucraina.
Pronte le risposte del capo della Chiesa ucraina: «Non è possibile arrendersi» e del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba: «La nostra bandiera è gialla e blu, non bianca».
Viri moddu e zappa funnutu (Vede molle e zappa a fondo) è quanto recita un proverbio siciliano ovvero è più facile dire all’Ucraina di issare la bandiera bianca che non all’incazzosa Russia o quantomeno ad entrambe. In sostanza? Beh, c’è poco da commentare: errare humanum est e il Papa è un essere umano, ma avrà modo di porvi una pezza, o meglio, di impartire una benedizione sia all’Ucraina sia alla Russia, per riparare alla gaffe e venirsene fuori dall’incresciosa polemica.
Siamo nell´Anno della Preghiera, che precede l’evento Giubilare e adesso manca solo che l´imprevedibile Papa Francesco inviti per il 24 dicembre 2024, in occasione dell’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, Putin, Zelensky, il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, Bibi alias Netanyahu, Xí Jìnpíng, Ebrahim Raisi, presidente dell´Iran, Kim Jong-un e perché no, anche Joe Biden o chi sarà eletto il 5 novembre p.v. alla presidenza degli USA, per esortarli a pregare tutti assieme e a seguire le istruzioni dell’Enchiridion indulgentiarum, il manuale delle indulgenze.
Così facendo, tutti questi potentati potrebbero ricevere la grazia del perdono ovvero le indulgenze plenarie nell’anno del Giubileo, caso in cui si intrattenessero nella Città Eterna fino al 2025, ed eviterebbero così il passaggio in Purgatorio per accedere direttamente in Paradiso. Sempre che per la maggior parte di costoro l’ultimo viaggio non sia stato già prenotato con destinazione diretta per l’Inferno, usando una perifrasi dantesca, «[…] colà dove si puote ciò che si vuole».”
Comunque sia, va precisato che per poter ottenere l’indulgenza si deve mostrare, fattivamente, il pentimento dei peccati; un cambiamento di stile di vita; e offrirne prova alla Chiesa, a mezzo delle proprie opere corporali e spirituali.
E qui cadrebbe l’asino! Immaginereste voi i potentati di cui sopra, tutti assieme, a recitare il mea culpa, cantare in coro: «Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘o ppassato» e predicare nonché praticare la pace e la fratellanza per un futuro migliore?
La realtà è un’altra
Nel mentre ipotizziamo chimere fantapolitiche e miracoli di conversione, il Dragone, dall’altra parte del globo, mette in cantiere navi da guerra a più non posso e missili ipersonici di ultimissima generazione, quelli che, tanto per intenderci, difficili da intercettare, in 15 minuti raggiungono qualsiasi punto del mondo e “boom” … tabula rasa. Pronta è la risposta dell’antagonista, l’India: Modi annuncia l’ultimo modello di vettore missilistico sviluppato da Nuova Delhi, parte dell’arsenale di deterrenza nucleare, puntandolo su Pechino e, tanto per mantenersi in allenamento, fa sì che le proprie truppe si azzuffino con quelle cinesi quotidianamente, come cani e gatti, sul conteso e bollente confine himalayano.
Gli attacchi aerei tra Pakistan e Iran sono ormai la norma e non più un’eccezione.
Il primo ministro di Haiti, Ariel Henry, ha accettato di lasciare il suo incarico e di farsi sostituire da un’autorità di transizione, ma il Paese continua nel caos e in mano alle bande armate nonché a circa cinque mila detenuti fuggiti dalle carceri.
Israele nel contempo infuria a Gaza, con e senza il consenso degli USA, e gli Houthi, in contropartita, fiondano, come fossero coriandoli, droni e missili sulle navi che attraversano il Mar Rosso.
La guerra in Ucraina è il pane quotidiano dei nostri notiziari e… guai se si allarga!
Putin, incoronato zar a vita, come Rigoletto, scaglia l’anatema contro gli autori del recente attacco terroristico nella sala concerti Crocus City Hall vicino a Mosca: «Sì, vendetta, tremenda vendetta».
E l’Italia? Beh, tanto per rimanere in tema bellico, tra una telenovela e l’altra; l’ultima quella di Sgarbi, quasi raddoppia le sue esportazioni di armi, diventando nel ranking mondiale il terzo Paese fornitore, sopra al Regno Unito. Così indicano i dati Sipri sull’import/export globale della difesa.
La lista dei “geni” di questo pazzo mondo or ora descritto, è chiaro, non finisce qui: il mondo, tutto sommato, da tempo, sta scherzando pericolosamente col fuoco e si sa già come andrà a finire: avverrà lo scontro finale tra i rovinosi governi umani e Dio (Armageddon).
Tuttavia, nell’attesa che succeda un miracolo, perché solo un miracolo, a questo punto, potrà far sì che le teste bacate e guerrafondaie riprendano a ragionare normalmente, non ci resta che affidarci a Dio, se credenti, e possibilmente occuparci d’altro, per evitare di vivere nell’ansia del giorno del giudizio, preceduto non da fuochi d’artificio, ma da detonazioni nucleari.
Sulle democrazie
Che dire se provassimo a disquisire brevemente sui valori e sulla validità dei principi democratici?
Almeno per quanto riguarda le democrazie occidentali, allo stato delle cose, sorgono molti interrogativi, a partire dalla più antica democrazia moderna, quella americana, modello per tante altre, che barcolla pericolosamente e rischia di trascinare con sé altre democrazie.
Un fatto è certo, i cittadini nel mondo, governati da democrazie, diminuiscono sempre di più e vanno a votare sempre di meno: questi sono chiari segnali di crisi che danno adito a varie interpretazioni.
Platone dice: «La sete insaziabile di diritti porta all’anarchia e l’anarchia alla tirannide». Sullo stesso tema Aristotele afferma che i Greci hanno inventato la democrazia, ma che verrà il momento in cui l’uomo si renderà conto del grande limite della stessa e se ne pentirà. Inoltre, secondo i grandi filosofi greci, in democrazia si dà lo stesso valore ai voti dei cittadini onesti e a quelli dei cittadini disonesti, per cui i politici, facendo leva sul tornaconto immediato e non sui doveri, riescono a ottenere il consenso dei disonesti e ignoranti e, conseguentemente, a governare. Solo che questi ultimi, mai sazi, reclameranno sempre maggiori benefici, definendoli diritti, e si ribelleranno quando non li otterranno più. In questo momento, la democrazia si trasformerà necessariamente in tirannide. Eccoci, appunto, ritornati all’assioma platonico: «L’eccessiva libertà, sembra, non può trasformarsi che in eccessiva schiavitù».
Il declino delle democrazie occidentali
Le democrazie occidentali, come dicevamo, sono pericolosamente in declino per le croniche attività di malgoverno e per la concessione di eccessive libertà. Ciò che i più ignorano è che i diritti sono stati conquistati nel tempo, con enormi rinunce e spirito di abnegazione. La democrazia, è fuor di dubbio, sopravviverà solo se si praticheranno le virtù contrarie all’egoismo; se il bene comune prevarrà su quello personale; se si accetta il confronto d´opinioni per convergere su quella della maggioranza, anche se contraria ai propri interessi; e se si rispettano i doveri che ci competono. Per riassumere, basta mettere in atto i tre famosi precetti di Ulpiano: «Honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere» ovvero vivere con onestà, non danneggiare gli altri, dare a ciascuno il suo. Facile a dirsi, ma piuttosto difficile… da mettere in pratica.
E perciò si vivono momenti di crisi istituzionali e sociali molto severe: il popolo reclama e, peggio ancora, si concede, confidando nell’impunità, sempre maggiori libertà; si protesta, ormai dappertutto, con violenza e i violenti diventano eroi; per i governanti la politica non è più un’inclinazione naturale, ma un mestiere lucrativo; e l’arte del governare si riduce all’arte dell’accaparrare voti e rendersi popolari, dimenticando che, secondo Einaudi, di cui mentre scriviamo ricorrono i 150 dalla nascita, il disprezzo della popolarità è la virtù massima dell’uomo di Stato. È in questo sgangherato contesto, generalizzato nelle democrazie occidentali, che si crea il terreno fertile per l’instaurazione di forme dittatoriali di governo. Dunque, ultima chiamata: o si corre ai ripari o sapremo cosa ci aspetta. Altro che i 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani!