Mio padre fascista. Mai rinnegò e mi raccontò la nostra storia

Le ideologie non si raccontano. Non è la storia che si racconta. Noi raccontiamo la Storia. E lo si fa con i documenti. Siamo testimonianza. Desidero raccontare assenso e dissensi di mio padre verso il fascismo, documentare la storia della mia famiglia Borbone, come ho già definito nelle prime due edizione dei Cinque fratelli. Oggi so qual è il mio cammino qual è il mio inquieto scrivere. E ora sono qui per sottolineare che il lungo sonno è terminato...

La storia si fa con i documenti. Qui la lezione di mio padre è magistrale come lo è stato per altri libri in cui ho parlato e ricostruito fatti.
Ricostruisco storie ma anche la Storia. Bisogna non rinnegare mai. Una grande visione. Andare avanti. Con molta pazienza ricostruisco uno spaccato temporale nella Calabria degli anni Venti e la vera realtà attraverso documenti che ho ricercato ed ho trovato in tanti cassetti e scatole di famiglia.

Protagonista è mio padre e la sua famiglia come ho già definito nelle prime due edizione dei Cinque fratelli, insieme a Micol e Virgilio. I documenti fanno la storia ed io su quei documenti ho lavorato e sto lavorando.


C’era una volta una storia che rimase cronaca e una cronaca che andò oltre il quotidiano. Ci sono sempre i documenti che (si) dichiarano. Si fanno testimonianza e identità.

Ho ascoltato echi giungere dalla strada. Il mercato. È martedì mattina. Rumori leggeri timori di infanzia. Sentimenti che sono nella vita.

Oggi so qual è il mio cammino qual è il mio inquieto scrivere. Scrivere ciò che sei, ciò che sono. Scrivere senza reticenza ciò che il cuore ti chiede e ti detta proprio comprovato da carte, fogli e lettere.

Il resto sono gli altri. Gli altri non sono te. Noi siamo stati noi resteremo. Perché parlo di mio padre? Un percorso documentario che si presenta nei miei documenti riservati. Credo che ogni figlio debba testimoniarsi e testimoniare il vissuto. Soprattutto quando i padri sono stati protagonisti di un viaggio storico e umano importante.

Non è la storia che si racconta. Noi raccontiamo la Storia perché siamo stati la storia e fino a quando io ci sarò nessuno potrà negarla perché in questi anni le mie mani e i miei occhi hanno solcato gli archivi della vita togliendo la polvere ai cassetti nei quali i documenti restavano assopiti. Il resto è ideologia banale mai necessaria per rileggere e ricostruire.
Le ideologie non si raccontano. La vita racconta. Siamo testimonianza.

Io voglio raccontare testimonianze. La storia di mio padre fascista, della mia famiglia Borbone, dei miei zii militari intellettuali di mio nonno segretario del Fascio, dei miei antenati nell’ordine di San Francesco di Paola, dei miei nonni nobili e stemmati non sono favole e neppure leggende. Il tempo è passato. Passa sempre. Come nel Gattopardo o come in Thomas Mann.
Qui resta la storia. E ora anche la storia creduta ufficiale è una bugia come sono bugie tutte le storie scritte con la paura, perché, nel destino delle civiltà, non sono i vinti che tremano ma quelli che si credono vincitori.
Io ho trascorso una notte dialogando con mio padre, mia madre i cinque fratelli i miei antenati. E ora sono qui per sottolineare che il lungo sonno è terminato.

Ritorno per qualche ora a quella che è stata e sempre sarà via Carmelitani. Un archivio di vita tra i ritagli degli anni che si fanno memoria. Nella memoria non affiora il rimpianto, bensì l’archivio della realtà. In questo archivio si parla di commercio e di economie, di Fascismo e di Monarchia in una Calabria che ha visto protagonista i Gaudinieri e i Bruni e un comune come San Lorenzo del Vallo che è tutta storia documentata.

Stemma Casato Famiglia Bruni – Gaudinieri. Credit @Pierfranco Bruni

Mio padre e tutta la famiglia sono stati fascisti. Mai per convenienza. Il meno fascista è stato zio Mariano. Gli altri sino alla morte sono stati realmente fascisti e hanno creduto, illudendosi, a Salò.

Virgilio Italo Bruni

Soprattutto mio padre appartiene a una generazione che ha attraversato il fascismo con una forte consapevolezza e vedeva in Mussolini non un mito, ma un presidente del Consiglio autorevole. Non ha accettato il patto con Hitler e tanto meno le leggi ebraiche. Non ha condiviso la Notte del Gran Consiglio ed è rimasto deluso della posizione di Mussolini di recarsi dal Re in abiti civili. Non ha mai accettato il suo rapporto con Claretta (quando scrissi i miei due libri su Claretta e Benito mi ha dato dei consigli utilissimi, anche se io ho portato avanti un’altra idea).

Esercitazioni fasciste

Ma ha condiviso la scelta della Repubblica di Salò e non ha mai visto di buon occhio il Maresciallo Badoglio e tanto meno la sciagura dell’otto settembre del 1943.
Alcune sue lettere hanno una lucidità impressionante.
A San Lorenzo come in molte altre comunità sino al 25 aprile non c’era alcuna opposizione al fascismo.

Credit @Pierfranco Bruni

La tessera del PNF che riporto in immagine non è di mio padre, ma di un signore, di cui non faccio il nome perché è giusto mantenere la privacy, il quale dopo la caduta del Duce divenne immediatamente comunista forte.
Non accettò la monarchia al contrario di qualche altro fratello, ma votò il due di giugno per la Monarchia. “Era l’unico appiglio che restava per contrastare il comunismo avanzante”, mi diceva.
Restò anticomunista. Come anche zio Mariano che però guardava con attenzione alla social democrazia.

Maria Caracciolo con il marito Virgilio Italo Bruni

La vita cambia. Il tempo passa. Nella mia famiglia si è sempre discusso di politica. Mia madre azionista cattolica e presidente della Azione Cattolica fece iscrivere anche mio padre alla Associazione cattolica. Si è sempre respirata la politica dentro la cultura. Mia sorella giovanissima, andò in Collegio a Cosenza, era addirittura iscritta alla Società Dante Alighieri.
Insomma c’erano anche allora libri dappertutto. In fondo la casa dove io sono nato, e risale ai primi anni del Novecento, era stata abitata da un ispettore scolastico che vi lasciò moltissimi libri oltre a quelli di famiglia.

In famiglia molti testi riguardavano la storia militare e la storia degli eserciti dalla Grecia ellenica alla Prima Guerra Mondiale. Libri di letteratura e testi di geografia politica. Da non dimenticare che i cinque fratelli erano i nipoti del Colonnello Gaudinieri sempre fedele al Re.

Mia nonna Giulia era appunto la sorella del Colonnello della Casata dei Gaudinieri. Comunque anche dopo il Referendum del 1946 mio padre restò fascista e mia madre democristiana, sempre democristiana. Entrambi cattolici e credenti.
Mia madre praticante e militante. Veniva da una famiglia Cattolica e devota ma, il fratello maggiore era anch’egli fascista. Ma questa è un’altra storia che forse racconterò in altra occasione soprattutto per la presenza forte ed energica di nonna Teresina, la madre di mia madre. La quale in quegli anni duri e tragici andò a Milano per fare liberare il primo figlio, di cui parlavo, da repubblichino, era stato catturato dagli americani e tenuto in un campo di prigionia americano appunto.
Storie, dunque, che si intrecciano, e si raccontano come grani di un rosario.
Mio padre non ha mai rinnegato nulla come gli altri fratelli e come il nonno. La vita è (anche) dignità e lealtà da vinti e da vincitori e chi ha vissuto ha il dovere di testimoniare con coraggio e umiltà.

Mio padre nell’anno della Marcia su Roma aveva soltanto due anni. Ci sono tasselli che mi aprono altre vie antiche. Fu dannunziano. L’opera di d’Annunzio era conservata in uno scatolone insieme a molte antologie scolastiche di fine degli anni ’20 inizio 1930.

Insieme ad alcuni romanzi di Carolina Invernizio, di cui ho scritto proprio nel mio “Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio”.
Ma la sorpresa maggiore fu quando trovai tutta la collezione della rivista Primato, che si pubblicò dal 1940 al luglio 1943, rivista voluta e ideata da Giuseppe Bottai. Ancora altre riviste come Poesia, datata 1905, che diede vita al primo Futurismo, e ad alcune copie delle riviste Solaria di Giuseppe Carocci e La Voce di Giuseppe Prezzolini. Oltre a tantissime cartoline e lettere provenienti dal fronte, da città albanesi, dall’Africa.
Insomma c’è un nuovo libro da scrivere. Ci riuscirò? O forse questa pagina è già l’incipit? Non saprei. Ora siamo qui con i cinque fratelli. Il resto verrà dopo.
Testimoniarsi? Certo. Come dico sempre. Tra le visioni interpretative, le condivisione e le letture a distanza di decine d’anni.
Ciò che mi ha insegnato questa storia è la riconciliazione, l’umiltà, l’ascolto in silenzio delle voci che provengono dal cuore, cercando di fare i conti con il tempo e con le generazioni dei miei figli, sapendo di essere nonno.
Il resto con l’armonia delle consapevolezze sarà domani.

Photo credit @Pierfranco Bruni

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024)  direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal MiC
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