Pierfranco Bruni*
C’è un tempo in cui le identità sembrano affievolirsi. Una debolezza che fa alla pari con la leggerezza con dei distingui particolari. Nella debolezza si cede. Nella leggerezza si è banali. O meglio questo è il rischio.
Direi, un rischio già superato per essere gia dentro questo emisfero. Quando si inneggia a un elogio della leggerezza non ci si rende conto che si entra nel cretinismo. Nulla è leggero ma può essere debole.
Abbiamo bisogno di una identità forte. Di una appartenenza sicura. Di una profondità insita nella memoria delle civiltà. Non entrano in crisi le civiltà. Sono le culture che si frantumano. Quanto stiamo vivendo in questi mesi ci offre un immaginario in cui le rovine e le macerie si trovano in ogni angolo.
Mancano figure e riferimenti autentici. Manca una filosofia nella metafisica dell’essere. Siamo spersi. Sperduti. Si giunge ai conflitti proprio quando si è in presenza di identità deboli. Non il contrario.
Ci sono appartenenze che si cerca di spartire e rendere fragili. Se esistessero ancora personalità come Ida Magli e Oriana Fallaci non avrebbero paura a sottolineare una verità in un mondo europeo fallito e tenuto insieme soltanto dai banchieri. Non avrebbero paura a sottolineare l’intreccio tra le ricchezze diffuse e gli ambienti ebraici. Non temerebbero a sottolineare il fallimento di un Occidente che si illude di mantenere in piedi le civiltà senza una distinzione delle Storie. Non temerebbero ad affrontare la questione palestinese con gli strumenti americani e l’esuberanza delle banche mondiali.
Sappiamo che la moneta cosiddetta “unitaria” di una parte dell’Europa (ovvero l’euro) ha distrutto le vere appartenenze creando un miscuglio di realtà senza eredità comuni.
Gli Orienti, che studio sul piano antropologico, hanno una forza unitaria pur in una disarmonia e disorganicità di modelli ma sono uniti da una identità comune.
L’Occidente è uno spacco nella storia. Cosa hanno a che fare le eredità latine e greche con quelle germaniche. Siamo figli di un Occidente che ha legato la Grecia a Roma con uno sguardo attento al Mediterraneo.
Oggi tutto è mediterraneità senza il Mediterraneo. Se l’Ucraina è Europa la Russia è Asia? Se la Striscia di Gaza è nel Mediterraneo i due popoli Israele e Palestina cosa sono?
Assistiamo da tempo a una politica senza storia e senza cultura delle conoscenze. Dopo l’Occidente cosa arriverà? Una domanda che spesso si è posta Ida Magli. Il velo arabo non è ammissibile in un Occidente latino ci avrebbe detto Oriani Fallaci.
Il velo è la resistenza a una appartenenza, giustamente. Ma la nostra eredità appartenenza identità pensiamo ancora di tutelarla con i mercati?
C’è una antropologia che non è folclore ma civiltà delle memorie da difendere. Quando si capirà, possiamo comprendere noi e anche gli altri. I confini si difendono prima di tutto con la profondità della storia e la difesa della propria civiltà.
Una politica senza cultura e senza storia è una spartizione. “Ricordati questo: c’è una adeguata dignità e misura da osservare nell’esecuzione di ogni atto della vita”. Ci ha insegnato Marco Aurelio. Saremo capaci come Occidente ad avere questa dignità? Una dignità che ha la sua eredità in una civiltà greco latina.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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