Continuano a salire le vittime del terremoto che ha devastato il Nepal il 25 aprile. Le ultime stime confermano più di 3.350 morti e circa 6.800 feriti, anche se vi sono interi paesi totalmente tagliati fuori dalle vie di comunicazione, già scarse, di cui ancora non si conosce la situazione. Il bilancio, insomma, è del tutto provvisorio.
Dal sisma di sabato, magnitudo 7,8, sono poi seguite altre 45 scosse superiori ai 4,5 gradi della scala Richter, un clima di disperazione che vede in costante crescita il numero delle vittime. Intanto Kamal Singh Bam, portavoce della polizia nepalese, ha confermato la disponibilità di circa 100mila uomini dell’esercito per far fronte ai soccorsi, a questo punto disperati. Si stima infatti che circa il 70% delle case nei villaggi più remoti sia stato raso al suolo dalla potente scossa. Il distretto più colpito è stato quello di Sindhupalchowk, nei pressi di Katmandu, secondo il ministero dell’Interno nepalese.
Inoltre c’è il problema valanghe, che sono ancora in corso, e interi villaggi sono stati già evacuati, l’intera comunità internazionale, con i paesi anglosassoni in testa e tra i primi a mobilitarsi, ha iniziato a inviare aiuti e personale specializzato nelle aree colpite. A temere l’insorgere di epidemie sono in molti, il rischio è concreto.
Tra i dispersi ci sono ancora quattro italiani, speleologi del soccorso alpino in missione in Nepal, insieme a 117 spagnoli e, notizia dell’ultima ora, anche una 39enne di Bergamo, Fiorella Fracassetti. L’epicentro del sisma è stato registrato nel cuore del paese a 80 chilometri nord-ovest dalla capitale, la conferma è arrivata dai più importanti centri di ricerca. Il terremoto è il più grave mai avvenuto in Nepal da 80 anni a questa parte mentre nel 1934 un altro sisma provocò 8.500 morti.