Il Pentagono aggiorna e rielabora la sua strategia militare globale a quattro anni dal precedente “libro bianco”, Cina e Russia, oggi, minacciano la sicurezza degli interessi statunitensi. No, non è fantapolitica. Il capo degli stati maggiori riuniti, generale Martin Dempsey, ha infatti avvertito che c’è “una bassa ma crescente probabilità che gli USA possano trovarsi in guerra con una maggiore potenza con conseguenze immense”. Non è chiaro però, vista la non esplicita affermazione, se il generale si riferisca a Russia e Cina, ma le interpretazioni dei maggiori analisti politici vanno in questa direzione.
Il “2015 National Military”, preparato da Dempsey, ribadisce che “le azioni militari russe stanno minacciando direttamente o per procura la sicurezza regionale, la Russia ha ripetutamente dimostrato che non rispetta la sovranità dei suoi vicini (Ucraina) e la sua volontà di ricorrere all’uso delle forze pur di raggiungere i suoi obiettivi”. Parole che pesano come macigni.
Il rapporto stilato da Dempsey poi analizza la perdita della leadership americana nello sviluppo di tecnologie nel settore militare, a vantaggio appunto di superpotenze come Cina e Russia. Il Pentagono inoltre continua a inserire l’Iran all’elenco dei paesi che pongono “gravi preoccupazioni di sicurezza all’America” assieme alla Cina, alla Russia e alla Corea del Nord.
Insomma parrebbe che il “disordine globale” sia cresciuto in questi ultimi quattro anni, data dell’ultimo rapporto, generando nuove prospettive strategiche e sicuramente uno stato ansiogeno di cui gli americani hanno sempre sofferto. Sulla Cina scrive il Pentagono che “le sue attività stanno alimentando la tensione nella regione Asia-Pacifico” con particolare riferimento quindi lla costruzione di isole artificiali sulle barriere coralline dell’area, a migliaia di chilometri dalla costa cinese per rivendicare, così, la territorialità dell’80% del Mar Cinese Meridionale a svantaggio delle nazioni vicine come Giappone, Filippine e Vietnam.
L’ultimo capitolo del rapporto affronta il problema rappresentato dall’Isis, in grande espansione, che sarà affrontato in “conflitti che esploderanno più rapidamente e dureranno più a lungo”. Insomma, le previsioni dettate dal nuovo rapporto non sono buone.